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F1, in Ferrari serve audacia. Red Bull non ha paura di sbagliare, Maranello deve essere altrettanto decisa

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La Formula Uno ha archiviato sette delle ventidue gare in programma nel 2022. In altre parole siamo arrivati a un terzo del cammino ed è dunque giunto il momento di tracciare un primo bilancio strutturato della stagione della Ferrari. Attualmente Charles Leclerc occupa la seconda posizione in campionato, staccato di 9 punti da Max Verstappen, mentre nel Mondiale costruttori il Cavallino Rampante si trova a -36 dalla Red Bull. Le vittorie conquistate sono due, entrambe dal monegasco. A conti fatti, non ci si può lamentare, soprattutto alla luce delle prestazioni del biennio 2020-2021. Tuttavia, è indiscutibile che si sarebbe potuto fare anche meglio.

Il Campione del Mondo in carica e il Drink Team non hanno commesso alcun errore, a differenza della Scuderia di Maranello e dei suoi piloti. Leclerc può rimproverarsi solo il testacoda di Imola, costatogli 7 punti. Un’inezia, se rapportati alle uscite di pista di Carlos Sainz e soprattutto agli svarioni del muretto a Montecarlo. Proprio gli ultimi appuntamenti disputati hanno messo a nudo la principale differenza che, in questo momento, intercorre tra Ferrari e Red Bull. La gestione sportiva, intesa non solo come capacità di leggere la corsa.

La dichiarazione rilasciata da Mattia Binotto ai microfoni di Sky dopo il GP di Monaco, ovvero “abbiamo sottovalutato la velocità delle intermedie”, non si può sentire. Bravo lui a metterci la faccia e parlare al plurale, perché in questo caso la responsabilità diretta non è sua, però un’affermazione del genere è inquietante. Se chi decide le strategie ha commesso un errore di calcolo così madornale, c’è da preoccuparsi. Pierre Gasly, pur disponendo di un’Alpha Tauri, aveva già percorso diverse tornate con le intermedie tenendo tempi comparabili a quelli delle Ferrari dotate di full wet! “La velocità delle intermedie” era quindi palese! Aspettare Red Bull non è stato tatticamente sbagliato, poiché ci si trovava in una posizione di forza, ma nel momento in cui gli avversari si sono mossi, si doveva e poteva fare altrettanto. Invece si è esitato troppo con Leclerc e se ne sono pagate le conseguenze. Una gestione debole, anche nel definire i ruoli in seno al team.

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Sì, perché l’idea iniziale era quella di “coprire” Perez usando Sainz, che invece si è rifiutato di rientrare ai box, decidendo di prolungare il primo stint sino al momento di passare direttamente alle slick. Con questa presa di posizione lo spagnolo ha messo a nudo un altro aspetto in cui, ora come ora, Ferrari paga dazio a Red Bull. La gestione dei propri piloti. Al Montmelò il Drink Team non si è fatto remore a considerare Checo come seconda guida. D’altronde, chi può avere dubbi sulla superiorità di Verstappen rispetto al messicano? Il trentaduenne di Guadalajara ha mugugnato, ma ha pedissequamente eseguito gli ordini impostigli. Il destino lo ha poi ricompensato con l’inatteso successo monegasco. Invece il Cavallino Rampante continua a trattare i suoi piloti in maniera paritetica, nonostante un’evidente differenza in termini di performance e soprattutto di risultati.

Dopo Miami, Perez aveva 19 punti in meno del compagno di squadra, eppure in Red Bull ci si è mossi con decisione nel definire le gerarchie in Spagna. Al contrario in Ferrari non si è ancora messo nero su bianco alcunché, neppure dopo il GP iberico, dove appunto gli avversari per il titolo hanno chiarificato di avere un numero uno e un numero due e dopo il quale Sainz si trovava a -39 da Leclerc. Un’altra incertezza, questa a monte, che ha generato quanto accaduto a Monaco. Lo spagnolo domenica ha imposto la sua volontà, senza seguire quella del team. Niente di sbagliato, in un ambito dove non ci sono prime e seconde guide.

Peraltro anche Carlos potrebbe lamentarsi del muretto, perché la Williams di Latifi lo ha rallentato nel giro antecedente al pit-stop, propiziando il leapfrog di Perez. Però il GPS esiste da un quarto di secolo e il traffico in pista può essere controllato in tempo reale da chi è adibito a farlo. Anche in questo caso ci si sarebbe potuti muovere più prontamente, aiutando il madrileno a mettere pienamente a frutto la strategia che lui aveva scelto di seguire.

Il Mondiale è lungo, Leclerc e le Rosse sono ancora lì. Un fatto incoraggiante, se si pensa che la Scuderia di Maranello ha perso per strada più punti potenziali di quelli lasciati sul piatto da Red Bull, ma in Ferrari c’è bisogno di chiarezza e soprattutto decisione. In primis sul ruolo di Sainz, in secondo luogo nelle scelte. La Formula Uno non è uno sport per prudenti o timorosi, bensì per audaci e spavaldi. Gli avversari per il titolo lo sono. Per tenergli testa, il Cavallino Rampante dovrà esserlo a sua volta, facendo tesoro di tutto quanto è stato sbagliato sinora. La partita per l’iride è tutta da giocare e si può ancora vincere, ma per riuscirci bisogna ingranare una marcia superiore.

Foto: @RACINGPICTURE

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