Ciclismo

Giro d’Italia 2022, il pagellone delle squadre: trionfo BORA, la INEOS rimane a bocca asciutta

Pubblicato

il

L’edizione numero 105 del Giro d’Italia è arrivata al termine. Tempo dunque dei primi bilanci, dopo tre settimane dure, impegnative, a volte anche sotto le aspettative sul piano dello spettacolo, ma che hanno contribuito ad ampliare il racconto della mitica Corsa Rosa. Andiamo ad eseguire insieme un bilancio sulle tre settimane dei 22 team presenti, tra sorprese, conferme e delusioni.

PAGELLE SQUADRE GIRO D’ITALIA 2022

BORA – hansgrohe, voto 9,5: nello sport nulla conta più del risultato finale. Come non dare allora un voto altissimo ad una squadra che ha nelle sue fila il vincitore del Giro, oltre ad aver portato a casa due vittorie di tappa? La loro condotta non è stata sempre limpida e perfetta, ma il piano ha funzionato alla perfezione. Jai Hindley si è dimostrato il migliore in salita, Lennard Kämna ha centrato un successo meraviglioso. Prima vittoria in un grande giro per il team tedesco.

Intermarché – Wanty Gobert, voto 9: la squadra belga continua a stupire in questo 2022. Dopo una campagna della Classiche eccellente, segue un Giro nettamente sopra le aspettative. Vittoria di tappa e tanti piazzamenti per Biniam Girmay prima dello sfortunato ritiro, successo di tappa e sesto posto incredibile per Jan Hirt. L’ottava piazza di Domenico Pozzovivo nella generale è la ciliegina sulla torta.

Alpecin-Fenix, voto 9: Unica formazione a vincere tre tappe con tre uomini diversi. Difficile chiedere di meglio ad una squadra del ProTour, anche se di rango importante. Se la vittoria e lo spettacolo offerto da Mathieu Van der Poel erano pronosticabili, i sigilli messi da Stefano Oldani e Dries De Bondt sono un bonus straordinario.

Jumbo-Visma, TrekSegafredo, Groupama-FDJ, voto 8: Giro d’Italia estremamente positivo per questi tre team. La Jumbo-Visma ha centrato due successi di tappa e la Maglia Azzurra con Koen Bouwman, che insieme all’intraprendenza di Leemreize e Affini, hanno reso ottimo un Giro in cui i capitani hanno fallito. La Trek ha portato per 10 la Maglia Rosa, trovando poi il successo di tappa con Giulio Ciccone nonchè la Maglia Bianca e una top10 con Juan Pedro Lopez. Tre affermazioni anche per il team francese, tutti e tre con la Maglia Ciclamino Arnaud Demare.

Bike Exchange Jayco voto 7,5: ad una prima analisi, un Giro in cui Simon Yates è uscito di classifica subito per poi ritirarsi potrebbe sembrare come un Giro negativo per il team australiano. Silenziosamente invece sono stati in grado di centrare tre successi di tappa, due proprio con Yates ed uno con l’azzurro Matteo Sobrero, dominando entrambe le prove a cronometro.

Bahrain-Victorious, voto 7: un successo di tappa, il primo posto nella classifica a squadre e due uomini in top5 potrebbero sembrare un bottino eccezionale per quasi ogni team della lista. Per la formazione del Bahrain rimane invece un po’ di amaro in bocca per non essere riusciti a fare qualcosa in più, sempre bloccati forse anche da un Mikel Landa volitivo quasi solo nelle parole.

UAE Emirates, Lotto-Soudal, Team DSM, voto 6,5: questi tre team hanno condiviso il destino di perdere il proprio capitano ad un punto nella corsa. Joao Almeida e Romain Bardet erano in piena corsa per la generale, Caleb Ewan non è stato più lo stesso dopo la caduta a Visegrad. Il loro Giro rimane comunque positivo grazie ai successi parziali di Alessandro Covi, Thomas de Gendt ed Alberto Dainese.

QuickStep-Alpha Vinyl, voto 6: appena sufficiente il Giro del Wolfpack. Il successo di Mark Cavendish a Balatonfured basta per salvare la corsa, ma non avendo uomini di classifica, in un Giro in cui la fuga è arrivata spesso e volentieri, ci si aspettava qualcosa in più.

Giro d’Italia 2022, tutte le classifiche finali: festeggiano anche Demare, Bouwman e Lopez

Bardiani-CSF-Faizané, Drone Hopper-Androni Giocattoli, EOLO-Kometa voto 5,5: Giro un po’ incolore per le tre professional italiane. La Bardiani è sicuramente quella che è andata più vicina ad un successo, grazie soprattutto ai due podi di Davide Gabburo. Dalla parte della Androni pende la costante presenza in quasi tutte le fughe, mentre il quindicesimo posto di Fortunato nella generale rimane il miglior piazzamento per un corridore non in un team del WT.

Astana Qazaqstan, voto 5,5: non esattamente tra le squadre protagoniste delle tre settimane. Alla fine portano a casa un quarto posto nella generale con l’eterno Vincenzo Nibali. L’annuncio del suo ritiro ha dominato mediaticamente la corsa, ma oltre quello l’unica cosa per cui ricordiamo il team azzurro è il ritiro di Lopez.

Cofidis, EF Education, voto 5: corsa insufficiente per i due team World Tour. Uniche note positive la solita interpretazione arrembante dei grandi giri da parte di Guillaume Martin ed un’ottima ultima settimana da parte di Hugh Carthy, per il resto poco più che comparse.

INEOS Grenadiers, voto 4,5: quanta differenza può fare un momento di difficoltà su una delle salite più dure d’Europa? La INEOS, dopo aver provato a controllare il Giro, torna a casa a bocca asciutta di vittorie e con un secondo posto che non può soddisfare Richard Carapaz ed il team. Sul voto negativo pesa anche l’incapacità di supportare l’ecuadoriano in tante tappe di salita, oltre alla sensazione che il rapporto tra squadra e campione olimpico sia vicino alla rottura.

AG2R Citroën, voto 4,5: si presentavano al Giro con una squadra di attaccanti, pronti ad infilarsi in ogni fuga e fare la differenza sui percorsi giusti. Le occasioni per le fughe sono state tante e la sfortuna di Vendrame al Santuario di Castelmonte non può essere una scusante.

Movistar, Israel-Premier Tech, voto 4: di gran lunga le squadre più deludenti delle tre settimane. Il 42enne Alejandro Valverde torna a casa con un undicesimo posto nella generale, risultato individuale comunque di tutto rispetto. Il resto del team spagnolo è stato però un fantasma, mai veramente nella contesa per un successo. Giro disastroso anche per la Israel, il cui momento migliore è probabilmente il giorno in Maglia Azzurra di Rick Zabel. Giacomo Nizzolo ha portato un terzo posto, per il resto, presenza impalpabile.

Foto: LaPresse

 

Exit mobile version