Ciclismo
Giro d’Italia 2022, Paolo Savoldelli: “La ventesima tappa decisiva, Carapaz favorito. Nibali un modello per i giovani”
Ci si avvia alla conclusione del Giro d’Italia 2022. Oggi si terrà la 18ma tappa che, sulla carta, dovrebbe sorridere agli uomini veloci. La stage che parte da Borgo Valsugana e giunge a Treviso di 156 km potrebbe essere quella in cui gli uomini dello sprint potranno scatenarsi. Successivamente largo agli uomini di classifica che sulle grandi montagne si contenderanno la Maglia Rosa.
Una situazione molto equilibrata e non facile da leggere con Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) a condurre le danze con appena 3″ di margine sull’australiano Jai Hindley (BORA – hansgrohe) e 1’05” sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain – Victorious). Vincenzo Nibali è 5° a 5’48” dal vertice.
Ad analizzare la situazione nell’ultima puntata di Bike2u, su Sport2u in collaborazione con OA Sport, è stato Paolo Savoldelli (vincitore per due volte del Giro d’Italia) nella puntata condotta da Gian Luca Giardini.
Giro d’Italia 2022, il borsino della diciottesima tappa: ultima occasione per gli sprinter rimasti
Savoldelli, come giudica la situazione di questo Giro?
“E’ un Giro aperto, considerati i distacchi tra i primi tre. Credo che la tappa decisiva sarà la 20ma. Sinceramente mi aspettavo un Carapaz più forte, ora vedremo“.
Una Corsa Rosa nella quale di vittorie italiane ne sono arrivate tre, cosa possiamo dire su questo?
“Per fortuna sono arrivate perché la situazione si stava mettendo proprio male. Alla fine ci siamo sbloccati e salvati. Certo, dal punto di vista della classifica siamo aggrappati a Vincenzo Nibali“.
Un Giro d’Italia nel quale tante fughe sono arrivate, un segnale di debolezza da parte delle squadre?
“Non è una cosa positiva perché significa che non ci sono molte energie da spendere e probabilmente mancano gli uomini che hanno il coraggio di prendere in mano la situazione e puntare alla vittoria di tappa. Del resto, anche la situazione di classifica parla chiaro“.
Un Giro che ha perso tanti corridori importanti tra cui Simon Yates, ritiratosi ieri. Se lo aspettava?
“Lui è un corridore con alti e bassi, soggetto a essere molto incostante. Credo che il suo ritiro più che per il ginocchio sia stato determinato da quello che avesse ancora in corpo e per questo, in accordo con la squadra, ha puntato su altri obiettivi“.
Tornando agli italiani, Giulio Ciccone ha vinto la tappa di Cogne, ma ci si aspettava qualcosa di più. Che idea si è fatto?
“Ciccone già in passato aveva vinto delle belle tappa, ma ci si aspettava qualcosa di più. Certo, negli ultimi due anni ha avuto dei problemi fisici, anche il Covid, e quando ci sono tutte queste cose negative puoi risentirne. Inoltre, lui penso sia un corridore molto emotivo e quindi faccia più fatica anche per questo. Inoltre, è bene precisare: un conto è vincere quando vai in fuga senza opposizione, un altro è vincere in uno scontro diretto con i migliori“.
Sui tapponi di questo Giro che cosa possiamo dire. Tanto tatticismo e poche energie?
“A mio avviso i corridori sanno meglio di chiunque altro quali sono le condizioni in corsa e se prevale un certo modo di correre è perché si è consapevoli che più di tanto non si possa fare. Penso sia per questo che nessuno si muova. Tornando poi alla 20ma tappa penso ritengo che la Marmolada sarà il giudice di questo Giro anche perché piazzata all’arrivo farà una grande differenza“.
Carapaz e Hindley arriveranno insieme?
“Non credo anche perché mi aspetto un Carapaz che vorrà fare la differenza per non rischiare nella cronometro visto il risicato vantaggio. Lui secondo me è il favorito sempre del Giro anche perché ha una grande squadra abituata a supportare il proprio corridore nei momenti topici“.
Chiudiamo su Vincenzo Nibali: quinto posto e un piazzamento eccezionale?
“E’ sicuramente un bel risultato anche perché al termine di questo 2022 finirà la sua carriera. E’ un esempio per i giovani, è tornato all’Astana per fare e magari sarà capace di sorprenderci. Vedremo se avrà voglia di rischiare, anche se sarà difficile”.
LA VIDEO INTERVISTA A PAOLO SAVOLDELLI
Foto: LaPresse