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Giro d’Italia 2022, Paolo Savoldelli: “Nibali? Mi aspetto un ultimo acuto. Lavoro nel ristorante di mia moglie”

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Il due volte vincitore del Giro d’Italia, nel 2002 e nel 2005Paolo Savoldelli, è stato ospite della rubrica Bike2U, consueto appuntamento di Sport2U (con la collaborazione di OA Sport) per commentare gli eventi più recenti della stagione ciclistica. Il fulcro non poteva che essere il Giro, iniziato la scorsa settimana in Ungheria; dal presente di Savoldelli alle sue previsioni per la vittoria della Corsa Rosa, l’ex corridore azzurro ha trattato diversi argomenti nel corso dell’intervista che proponiamo di seguito.

Cosa faccio adesso? Do una mano a mia moglie nel suo ristorante – spiega Savoldelli – e seguo la mia attività immobiliare: è tutto un po’ difficile in questo periodo, quindi mi tiene occupato tantissimo tempo. Da quando c’è stato il Covid ho un po’ abbandonato le partecipazioni legate al ciclismo: prima lavoravo per Colnago, che poi ha venduto il suo marchio. Il sabato e la domenica sono sempre impegnato, è difficile fare altro. Lo sport comunque non manca: vado in montagna, pratico sci alpinismo; adesso che c’è bel tempo tirerò fuori la bicicletta. Prima bisognava andarci anche quando faceva freddo, adesso ci vado quando ne vale la pena”.

La passione resta, ed è inevitabile dopo aver trascorso una vita sulle due ruote. Il Giro d’Italia 2022 è iniziato la scorsa settimana. Di seguito l’analisi del ‘Falco’: “Il Giro d’Italia è sempre una corsa molto bella, non è mai scontata, possono venir fuori corridori potenzialmente pericolosi: Carapaz quando ha vinto il Giro non era nessuno. Certamente siamo partiti già male: Tom Dumoulin sull’Etna ha già perso terreno, anche Nibali, Lopez si è dovuto ritirare. Normalmente, alla fine della seconda settimana del Giro c’erano una dozzina di corridori che potevano puntare alla vittoria finale, quest’anno è un po’ singolare e saranno in pochi; tra questi ci sarà sicuramente qualcuno che nessuno si aspettava“.

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In tre, verosimilmente, si contenderanno la maglia rosa fino alla fine, anche se la gerarchia per Savoldelli è abbastanza chiara, almeno sulla carta: “Almeida, Carapaz e Yates sono i tre nomi più papabili per la vittoria; a Yates succede sempre qualcosa, anche nella Vuelta a Asturias, in cui è stato protagonista, nella seconda tappa ha perso molto tempo, deve essere più costante. Carapaz ha già vinto un Giro, ha una squadra molto forte, tirano sempre forte come da caratteristica della Ineos, è lui il favorito numero uno; non è da poco avere un sostegno del genere dalla propria squadra. Almeida, idealmente, è in un gradino più basso rispetto a Carapaz e Yates, non lo conosco tantissimo ma è in una fase in cui può migliorare tanto; il fisico c’è, bisogna vedere come agirà la testa nella gestione dei momenti di grande tensione“.

Non solo Almeida, Carapaz e Yates: sono vari i corridori da tenere d’occhio durante questo Giro, partendo da Mathieu Van der Poel; siamo comunque alle battute iniziali della corsa, difficile predire chi possa davvero contendersi la vittoria finale: “È un corridore di grandissima classe; lo seguivo già nel ciclocross, vincevano o lui o Van Aert, sempre con vantaggi incredibili. Come classe pura e cristallina, è il migliore, è andato alla Milano-Sanremo quasi obbligato ed è arrivato davanti, ha indossato subito la maglia rosa: è un fuoriclasse, può fare cose che riescono a pochi. Come giudico la cronometro? In 10-12 minuti non si può raccogliere molto, Yates se l’è aggiudicata grazie alle caratteristiche fisiche e alla sua preparazione, ha corso parecchio in gare all’inseguimento quindi era preparato atleticamente a una corsa simile. Siamo ancora nella fase dello spettacolo: si capisce chi non lo vincerà, ma non si capisce chi si può aggiudicare il Giro“.

Oltre ai corridori sopra citati, anche Cavendish può giocarsi le sue chance; l’età avanza, ma il talento e la professionalità rimangono: “Cavendish mi sta sorprendendo: lo scorso anno al Tour de France ha dato spettacolo, sembrava un corridore al tramonto invece nel suo nuovo team si è ritrovato. Nella terza tappa del Giro ha dimostrato tanto: è un corridore serio, professionale, non è da tutti realizzare quella volata a 36 anni. Può puntare al record di vittorie al Tour de France a discapito di Merckx. Lennard Kämna? Ricordo di averlo visto in una prova a cronometro quando era Under 23, non sembra più lui, aveva un fisico prorompente, il classico tedesco, adesso invece è esile, non l’avrei riconosciuto“.

Gli italiani sono in difficoltà, in generale, in un momento negativo per il movimento ciclistico azzurro; Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) potrebbe giocarsi le sue carte, ma non sarà facile. Il ciclismo è in notevole sviluppo, ma non sempre ne giova lo spettacolo, anzi: “Non so se Ciccone avrà la tenuta per far bene per tutto il Giro d’Italia: ha margini di miglioramento, ci potrebbe fare ben sperare viste le caratteristiche dei percorsi delle tappe. Le fughe riescono sempre più nel loro intento arrivando sul traguardo, è una tendenza del Giro degli ultimi anni: prima non accadeva mai, nello strappo c’era Bettini che andava a riprenderli, Cipollini lo faceva per gli arrivi in volata; è cambiato il modo di correre, i direttori sportivi cercano di far sprecare meno energie possibili per conservarle ed essere utili per i capitani. Non è molto bello, a noi piace vedere il vincitore che arriva dopo essersi scontrato con i più forti nella parte finale“.

Ritornando su Mark Cavendish, Savoldelli ne dà un giudizio frutto anche dell’esperienza, avendo corso con lui; non è un corridore impeccabile, soprattutto nelle salite. Allo stesso modo non è esente da giudizi la pianificazione delle tappe del Giro di quest’anno, monotematico a detta dell’azzurro: “Cavendish ha dimostrato di avere nelle salite un po’ il suo tallone d’Achille, va spesso in difficoltà e perde tempo prezioso. Nel suo programma ci sono Giro e Tour, quindi non sarà al 100%; in tante occasioni rischiava di non arrivare sul traguardo entro il tempo massimo. Il Blockhaus non lo conosco, ma è una salita che ha scritto la storia del ciclismo; siamo all’inizio del Giro, non si sa mai come possano andare a finire le salite perché i corridori non sono ancora rodati, la tensione è tanta e diventa pesante correre. Quando la stanchezza crea differenze tra i più e i meno forti, si sta meglio, adesso invece sono in tanti che vogliono mostrare le proprie qualità, non ci si potrà nascondere. Hanno inserito poche cronometro: è bello quando chi punta alla vittoria finale vuole recuperare il tempo perso sul rivale che è andato meglio nella cronometro; questo è un Giro monotematico, costruito per chi va forte in salita, saranno sempre gli stessi a lottare per le tappe e la vittoria finale. Secondo me una cronometro di una quarantina di chilometri ci vuole, magari ondulata per aiutare un po’ anche gli scalatori; quando un Giro è disegnato bene, è equilibrato, ci sono più corridori che la possono vincere; poi certo, se esce fuori il Pogacar di turno che vince in salita e nella cronometro non ci puoi far nulla (ride, ndr)!”.

Sono cambiate tante cose negli anni, dal modo di gareggiare alla preparazione atletica e fisica; quelli di Savoldelli erano altri tempi, adesso i professionisti al fianco dei corridori possono rivelarsi decisivi (anche se non mancano casi strani, singolari, come il ritiro di massa dalla Parigi-Nizza): “L’alimentazione è cambiata molto; con il tempo le cose si sono evolute, è arrivato prima il cuoco per avere cibo di qualità, poi il dietologo, l’alimentarista, tutte figure che non lasciano nulla al caso e calcolano tutto, cosa e quanto mangiare per aiutare il corridore. Ci si allena tanto quindi sei portato a mangiare molto per recuperare energie: adesso si punta a mangiare il giusto e soprattutto bene. Mangiano meglio, sono seguiti molto bene; si diceva che i corridori, ingrassando in inverno, sarebbero riusciti ad andare più veloci una volta perso peso. In realtà è tutta una questione di preparazione, alimentazione corretta, lo stiamo vedendo adesso. I ritirati di Parigi-Nizza mi hanno davvero stupito: ha sempre fatto freddo, ma un numero così alto di corridori che hanno lasciato la corsa mi ha lasciato perplesso; non so se è legato a difese immunitarie basse, o al non avere un fisico adatto, ma mi ha sorpreso“.

Infine, inevitabile una chiusa su chi, nella giornata di ieri, ha annunciato il ritiro al termine della stagione; Vincenzo Nibali è alle battute finali di una straordinaria carriera, leggendaria, riconosciuta dallo stesso Savoldelli: “Ci sono stati anni in cui, senza Nibali, il ciclismo italiano sarebbe stato praticamente nullo; in pochi sono stati capaci di vincere quello che ha vinto lui. Mi fa piacere che abbia deciso di ritirarsi a fine stagione, si sarà reso conto di non essere più competitivo come una volta, non è abituato a non lottare per la vittoria; credo ci sarà un suo acuto in questo Giro“.

INTERVISTA A PAOLO SAVOLDELLI

Foto: LaPresse

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