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Tennis
Jannik Sinner sconfitto 3 volte su 4 nel 2022 quando ha affrontato avversari con ranking migliore
Per Jannik Sinner il 2022, almeno per il momento, non è l’anno in cui sono arrivate in grande misura le vittorie contro i giocatori più in alto in classifica. Ed è una situazione perlomeno paradossale, perché in termini di continuità, nonostante un ranking ancora vicino, ma non dentro, la top ten, l’altoatesino è tra i migliori di quest’anno.
Eppure, con gli uomini sopra di lui, per il momento sono state poche le soddisfazioni. Anzi, una. Quella contro Andrey Rublev, quando il russo, a Montecarlo, è stato travolto da due set di onnipotenza del numero 2 d’Italia dopo aver vinto il primo, un 5-7 6-1 6-3 che ha portato Sinner dritto ai quarti, in quella sfida con il tedesco Alexander Zverev che è poi girata su pochi, pochissimi dettagli ed è indubbiamente tra le partite che a fine anno saranno più ricordate in senso generale.
Prima, però, di sconfitte contro i top ten (perché, nei fatti, di loro si parla) ne erano giunte altre due. La prima è quella con Stefanos Tsitsipas, e dopo il 6-3 6-4 6-2 subito dal greco a Melbourne è arrivata la separazione da Riccardo Piatti. In molti hanno colto diversi momenti simbolici in quel match, ma sta di fatto che si videro contemporaneamente un Sinner non in grado di sfondare la ragnatela di Tsitsipas e una grande versione dell’ellenico.
Masters 1000 Madrid 2022: Jannik Sinner eliminato da un Felix Auger-Aliassime travolgente
Quella odierna, nei fatti, è la terza sconfitta su quattro incontri con giocatori di ranking migliore di quello dell’altoatesino nel momento del confronto. Ma anche qui c’è da annotare la presenza di un filo rosso: sebbene Sinner non abbia giocato la sua migliore partita, con tanti errori di dritto, a Felix Auger-Aliassime va reso il merito di aver trovato una di quelle giornate che in molti attendono non da due mesi, ma da almeno tre anni, vista la grande precocità del suo talento.
Non va nemmeno dimenticato che per Sinner siamo in una specie di fase a metà tra transizione, riassestamento e nuove sensazioni: ne sono capitate più a lui in quattro mesi che ad altri in un paio d’anni di carriera. E, forse, una cosa va ricordata: il vero test per il Roland Garros non è Madrid, ma Roma, per un semplice motivo. La capitale spagnola, infatti, si trova a 600 metri sul livello del mare, Roma e Parigi sono all’incirca sulla stessa linea.
Foto: LaPresse / Olycom