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Pagelle Giro d’Italia 2022: Nibali e Hindley da 10, Pozzovivo eroico. Ciccone non vale meno di Hirt e Bilbao

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PAGELLE GIRO D’ITALIA 2022 (ventesima tappa) 

Jai Hindley, 10: realizza una di quelle imprese che rimangono scolpite nella memoria. Aveva una missione: staccare Richard Carapaz e rifilargli tanti secondi in vista della cronometro di Verona. Citando Sylvester Stallone nel film Rambo 2: “Missione compiuta!”. L’australiano, per tutta la Corsa Rosa, aveva dato la sensazione di essere il più fresco sulle grandi montagne, senza però dare mai l’affondo decisivo. Ha atteso gli ultimi 2 km di salita, i più duri. Una cavalcata entusiasmante per un ragazzo che era già stato 2° nel 2020 e che ora va considerato a tutti gli effetti uno dei migliori corridori da corse a tappe, sebbene ancora piuttosto staccato dagli sloveni Tadej Pogacar e Primoz Roglic.

Richard Carapaz, 4: si schianta letteralmente sulla Marmolada. Va letteralmente in apnea quando Hindley attacca, si vede che fa fatica a tenere quel ritmo, poi si stacca e accusa un vero e proprio crollo psicologico, perdendo quasi un minuto e mezzo in 1900 metri. Una vera e propria ‘cotta’ per lo scalatore sudamericano, forse troppo convinto che il Giro si sarebbe risolto a Verona. La cronometro è diventata a questo punto ininfluente per la maglia rosa.

Mikel Landa, 6,5: torna sul podio al Giro d’Italia dopo 7 anni, dunque un grande risultato per un corridore decisamente sopravvalutato. Un buon scalatore, più un regolarista che un attaccante, di sicuro non uno spaccamontagne come tanti si immaginano.

Vincenzo Nibali, 10: commovente, un monumento che pedala e di cui già ora sentiamo la nostalgia. Non ha più la brillantezza e l’esplosività per tenere il passo dei migliori, inoltre pendenze sopra l’11% come quelle della Marmolada sono per lui davvero indigeste. Eppure chi si sarebbe aspettato di vederlo ai piedi del podio a 37 anni e mezzo? Ha tenuto altissimo l’onore dell’Italia, che senza lo Squalo si sarebbe sognata la top5. Viene da chiedersi cosa accadrà nel 2023 senza il siciliano. Speriamo che alla Corsa Rosa possa tornare Damiano Caruso, comunque non giovanissimo.

Pello Bilbao, 6: sfrutta i tanti ritiri e agguanta una quinta posizione di prestigio.

Jan Hirt, 6,5: grazie ad una serie di fughe, arpiona un sesto posto che rappresenta l’apice della carriera per questo mestierante della Repubblica Ceca. Il fatto che sia così in alto in classifica la dice lunga sul livello complessivo di questo Giro d’Italia.

Domenico Pozzovivo, 9: la caduta nella discesa del Mortirolo lo ha fiaccato nel fisico e nel morale. Ha reagito con orgoglio, concludendo il Giro da eroe: piagato, ma non piegato. Eppure essere 8° in classifica all’alba dei 40 anni è qualcosa di speciale. Si tratta della settima top10 in carriera per il lucano alla Corsa Rosa: scusate se è poco. Un grande professionista, siamo sicuri che lo rivedremo anche nel 2023.

Alessandro Covi, 10: la vittoria sulla Marmolada è una gemma da custodire gelosamente, vale una carriera. Eppure non capiamo i facili entusiasmi di troppi addetti ai lavori che subito lo etichettano come corridore da corse a tappe. Si tratta di un ragazzo giovane, interessante e di avvenire, ma è un uomo da classiche di un giorno, magari da Liegi-Bastogne-Liegi. Sarà un nome su cui il ct Daniele Bennati farà affidamento, chissà se già dai Mondiali in Australia.

Giulio Ciccone, 6,5: sbaglia i tempi nelle fuga, ma ottiene comunque un più che onorevole terzo posto. Tanti alti e bassi per l’abruzzese in questo Giro. Vorremmo vederlo, per una volta, approcciare una corsa a tappe senza intoppi nella preparazione e, possibilmente, stando alla larga dalle cadute. Pello Bilbao e Hirt sono 5° e 6°: siamo convinti al 100% che l’italiano non abbia davvero nulla meno di loro, anzi.

Foto: Lapresse

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