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Alessandro Fusco: “Sono nato giocando a rugby, porto Napoli nel cuore. Vittoria col Galles un punto di partenza”

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Inizia questo weekend l’estate del rugby e l’Italia di Kieran Crowley sarà impegnata in un trittico europeo contro Portogallo, Romania e Georgia. Tre partite importanti per testare lo stato dell’arte del rugby azzurro contro tre avversarie non impossibili, con la volontà di continuare la striscia vincente avviata in Galles. E tra i protagonisti ci sarà il giovanissimo Alessandro Fusco, candidato per la maglia da titolare di mediano di mischia. E OA Sport lo ha sentito alla vigilia della sfida coi lusitani.

Alessandro, tu sei un classe 1999 e hai esordito lo scorso novembre in azzurro e oggi sei il mediano di mischia più esperto in raduno. Come vivi questa prima volta da “veterano”?

“Sicuramente non mi sento un veterano, né tantomeno un ragazzo già esperto o fondamentale per il gruppo. Per quel che riguarda il rapporto con gli altri ragazzi appena arrivati, quel che cerco di fare è di fargli capire l’importanza del lavoro, di lavorare assieme, di lavorare sempre su qualcosa. Insomma, quello che mi hanno lasciato sia Callum sia Stephen quando sono arrivato io per la prima volta in raduno. Io mi sono trovato bene e credo che fosse la strada giusta e, quindi, provo a continuare quella strada lavorando tutti i giorni assieme, aiutandoci nei piccoli dettagli per migliorarci”.

Nell’ultimo Sei Nazioni l’Italia ha ottenuto quella vittoria che mancava dal 2015. E tu eri in campo mentre Ange volava e poi liberava Padovani per la meta della vittoria. Che sensazioni hai vissuto in quel momento e, a mente fredda, quanto pesa quel successo nella strada che state facendo come Italia?

“In quel momento era quasi incredibile, non sembrava vera. Io mi ricordo perfettamente tutto, anche perché Ange è passato proprio di fianco a me, ero dietro di loro nella corsa e in quel momento pensavo ‘non è vero, non sta succedendo davvero’, ho solo corso dietro di loro pensando ‘segniamo, segniamo, segniamo!’. A mente fredda, invece, è stata una vittoria importante per il gruppo, è stata una vittoria importante per la Nazionale, è stata una vittoria importante per chi segue il rugby, per i ragazzi che giocano. È una vittoria che arriva a seguito di un lavoro duro, importante, durato tutto il Sei Nazioni, partendo dalla Francia e dimostrando di essere cresciuti e migliorati fino a Cardiff. Che, però, non dev’essere un punto d’arrivo, ma un punto di partenza come spunto per farci rendere conto che il lavoro ripaga e che la strada è quella giusta”.

Portogallo, Romania e Georgia non sono certo né gli All Blacks né le squadre che affrontate ogni anno al Sei Nazioni. Come vi state preparando a tre partite che, oggettivamente, forse siete meno abituati a giocare – sia in Nazionale sia coi club – cioè tre partite dove siete favoriti d’obbligo?

“Sì, sicuramente siamo i favoriti, ma comunque sono delle squadre ostiche, da non sottovalutare, sono squadre che faranno di tutto per battere un’Italia che esce vincente dalla partita col Galles. Specialmente, forse, la Georgia che è quella che sente un po’ di più questa sfida contro l’Italia. Però, ripeto, siamo un gruppo che deve lavorare, che deve lavorare sulla prestazione, su noi stessi, quindi ci stiamo preparando come per qualunque altra partita, come se stessimo per sfidare Nuova Zelanda, Australia e le squadre top”.

Manca poco più di un anno ai Mondiali 2023. Nel gruppo si guarda già a quell’obiettivo? Kieran Crowley vi sta facendo lavorare partita dopo partita, o già avete intrapreso un percorso per arrivare a Francia 2023?

“Adesso sicuramente il focus è sui Test Match, poi sarà sul Sei Nazioni e poi sui Mondiali. Dentro di noi c’è la consapevolezza che tra un anno andremo a giocare la Coppa del Mondo e che, ancora di più, la squadra deve arrivare al Mondiale pronta e preparata e per far sì che questo accada l’unica strada è dimostrare a tutti noi che il lavoro che stiamo facendo è corretto. Quindi, anche se non se ne parla, ognuno di noi sa che questi Test Match e poi il Sei Nazioni sono un trampolino di lancio in vista della Coppa del Mondo”.

Fusco e il rugby è un binomio antico, che inizia con tuo nonno. Tu quando hai iniziato a giocare?

“Io ho iniziato a giocare a rugby che avevo 4 o 5 anni, quindi sono stato in campo da subito. Sono cresciuto nel rugby”.

Sei il primo napoletano in azzurro. Quanto sei legato alla tua città?

“Tanto. Tanto, tanto, tanto! Ho tutti i miei amici e i miei affetti che sono a Napoli. È una città che mi ha dato tanto, che continua a darmi tanti e appena ho la possibilità di tornare a casa vado subito al campo dai ragazzi a fare due sgambate, a fare un po’ di palestra. Sto con loro, perché sono gli amici di sempre, quindi anche la sera sono in giro con loro. Sono distaccato da Napoli da un punto di vista pratico, ma mi sento sempre a Napoli dentro di me”.

Conosciamo meglio l’Alessandro privato. Che passioni hai extra rugbistiche? Sei fidanzato? Studi?

“Sono fidanzato e questo è un altro affetto che è a Napoli. Nel tempo libero seguo lo sport in generale. Io facevo judo, per esempio, e mi piace vedere tutto lo sport appena posso. Poi studio Giurisprudenza, quindi diciamo che ho le giornate piene”.

Foto: Luigi Mariani – LPS

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