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Basket 3×3, l’Italia sembra aver smesso di credere in questo sport olimpico. Qualificazione a Parigi 2024 a forte rischio

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Cosa succede al movimento del 3×3 italiano? Questa domanda qualcuno se l’è fatta, e le risposte sono diverse per il settore maschile e per quello femminile, in buona misura. I risultati dell’ultima qualificazione agli Europei (Europe Cup), che hanno visto le due selezioni azzurre uscire con le ossa rotte, hanno imposto all’attenzione di tutti alcune questioni.

Partiamo dal maschile, dove, per quanto sforzo si sia fatto, è sempre difficile trovare un progetto che corrisponda a una squadra. Il motivo è presto trovato: nel basket normale i playoff sono lunghi, arrivano fino a maggio e giugno in A come in A2 come in B. Per questo motivo è difficile trovare giocatori di livello disposti ad andare a disputare le manifestazioni azzurre, anche al netto dell’esistenza di una sorta di universo parallelo legato al 3×3 che, ad ogni modo, si sviluppa lungo le estati dei campetti.

L’Italia paga, anche rispetto ad altri Paesi più sviluppati, proprio il fatto di non trovarsi con delle squadre strutturate che frequentino regolarmente il 3×3. L’esempio base è quello di Serbia e Lettonia, che hanno club nel World Tour, un circuito ad alta competitività nel quale girano i sostanziali mostri europei della specialità (i “figli putativi” di Dusan Bulut). Il paradosso è che la squadra con gli elementi di maggior spicco l’Italia l’ha avuta nel 2018, con i Giochi del Mediterraneo. I risultati si videro: c’erano Marco Spissu, Leonardo Totè, Riccardo Bolpin e Vittorio Nobile, con cui l’argento arrivò. Ma si trattava di ben altro momento.

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Il problema della formazione femminile è un po’ differente. Qui non è il talento a mancare, ma si è creata una serie di coincidenze molto sfortunate, culminate con la lungodegenza di Chiara Consolini (importantissima nell’approdo alle Olimpiadi di Tokyo) e l’impossibilità per Rae Lin D’Alie di andare a disputare la qualificazione continentale, poiché il playoff di A2 con Crema, poi salita in A1, era un’ovvia priorità. Inserendo questi e altri elementi, la squadra che è andata in Romania è risultata essere formata da buonissime giocatrici, che però non sono riuscite a trasformarsi in una vera e propria squadra, con gli effetti che si sono visti sul campo e contro due selezioni infinitamente diverse, Turchia e Romania.

Un punto di domanda, questa volta molto serio, va però posto da un’altra parte: perché l’Italia ha rinunciato a giocare qualsiasi cosa che fosse slegata dalle Olimpiadi nel 2021? Si tratta di un problema che va esteso non solo al 3×3, perché a tutte le selezioni delle squadre minorenni è stato impedito di disputare competizioni continentali. In breve, è come se ci fosse stato, se non un anno di “pausa”, quantomeno un eccesso di concentrazione su un unico obiettivo. Questo ha creato un gap che ora è difficile colmare, perché un’annata senza competizioni significa rimanere fuori dai Mondiali, come accade quest’anno per tutte e due le formazioni. Uomini e donne andranno con due squadre (open e Under 23, che sta comunque facendo bene), al torneo “Big Twelve” di Voiron, in cui rientreranno volti noti tra cui D’Alie, al femminile, e se ne vedranno altri di buona competitività al maschile. Per ripartire verso una Parigi che, ad ora, troppo facile non suona.

Foto: fiba.basketball

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