Boxe
Boxe: Fabio Turchi e Richard Riakporhe in cerca del pass per la sfida al Mondiale cruiser IBF
Ancora poco più di ventiquattr’ore alla sfida di Fabio Turchi che, di fatto, è una semifinale mondiale per il titolo iridato dei cruiser IBF. “The Stone Crusher” deve vedersela con il britannico Richard Riakporhe, che tutti gli allibratori british danno come strafavorito, ma non lo è poi così tanto.
Poco fa si è svolta la cerimonia del peso, che ha visto il pugile tricolore raggiungere quota 90.4 kg e quello battente bandiera britannica 90.7. Il combattimento si preannuncia particolarmente variegato per alcuni aspetti: con la sua altezza Riakporhe può senz’altro mettere in difficoltà Turchi anche in funzione dell’allungo. L’azzurro dalla sua ha esperienza, mobilità di gambe e velocità di braccia, oltre a quell’essere mancino che a più di qualcuno da fastidio.
C’è da credere che il passaggio dai primi ai secondi sei round sarà decisivo, se non altro perché è quello il momento in cui “The Midnight Train” passa dall’essere uno che si risparmia a uno che può diventare poco docile ed evitare il ricorso alla corta distanza di Turchi. Il quale, dopo i problemi di marzo, si è sicuramente guadagnato il rispetto dell’avversario, che però il KO glielo vuole assestare lo stesso, come da dichiarazioni rese alla stampa.
Boxe, Fabio Turchi pronto a sfidare Richard Riakporhe. Il britannico minaccia: “Gli farò male”
In qualunque caso, potremmo avere una storia particolare da raccontare. Quella di Turchi sarebbe legata a un italiano che ce la fa, che punta a raccogliere l’eredità di figure quali Massimiliano Duran e Giacobbe Fragomeni, già campioni mondiali sotto altre sigle. E costituirebbe un inizio, dal momento che l’IBF costituisce il primo passo verso un mondo indubbiamente più vasto. L’italiano arriva alla Wembley Arena da sfavorito, ma non da battuto. La storia molto insegna.
Riakporhe, invece, rappresenterebbe qualcosa che ha molto più a che fare con un riscatto da una vicenda incredibile. A 15 anni fu accoltellato, tre volte, da un folle che voleva rubargli il cellulare. Non era circondato di grandi compagnie, ma il pugilato l’ha tenuto lontano da queste. Oggi il suo manager è Dillian Whyte, e ha potuto fare da sparring partner per Anthony Joshua. Due cose, e soprattutto due nomi, che qualcosa hanno combinato.
Foto: FPI