Ciclismo

Ciclocross, Daniele Pontoni: “Seminiamo già dagli Esordienti. Praticanti e movimento in ascesa”

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La Nazionale di ciclocross sta sgomitando per assumere sempre più rilevanza nell’ambito internazionale. Al Mondiale svoltosi a Fayetteville sono arrivate due medaglie, con un fantastico oro nel Team Relay e un bronzo nella gara femminile élite di Silvia Persico. Ne abbiamo parlato assieme al ct della Nazionale Daniele Pontoni, prossimo a compiere il primo anniversario da selezionatore.

Daniele, iniziamo in maniera un po’ romantica. Stai per festeggiare il tuo primo anno da CT della nazionale di ciclocross. Che parola utilizzeresti per descrivere fino ad ora questa avventura e perché?

“Emozionante, senza dubbio. Per una serie di eventi, non solo per i risultati ottenuti. Per la nomina in generale avuta, la fiducia della Federazione, per il personale che ha lavorato con me. Ritrovare alcuni dei miei vecchi meccanici di quando correvo e riportarli con me in Nazionale credo sia qualcosa di davvero romantico”.

Un’annata coronata da un risultato forse inaspettato ai più alla vigilia, l’oro nel team relay ai Mondiali di Fayetteville.

“Prima di partire sì. Ma quando siamo arrivati negli Stati Uniti i ragazzi si sono resi conto che eravamo in una situazione di estrema difficoltà palesatasi solo pochi giorni prima (positività al Covid, ndr). È stata una spada di Damocle che ci è arrivata addosso all’ultimo momento. Inizialmente eravamo spaesati, ma ha fatto sì che tutti noi ci riunissimo in un solo corpo, tutti con la stessa unità di intenti. Quando abbiamo parlato di questo Team Relay mi aspettavo una medaglia. Magari non l’oro, ma i ragazzi sono stati fantastici, non hanno sbagliato nulla”.

C’è un trait d’union tra il Team Relay e il bronzo nella gara femminile: Silvia Persico. Pronta per essere il riferimento del movimento femminile?

“Non era arrivata a podio in Coppa del Mondo, ma aveva sempre fatto delle grandi prestazioni soprattutto all’inizio della stagione, quando è stata frenata da un paio di incidenti meccanici. Quando parlai con il mio staff alla prima gara avevo visto che in lei era cambiato qualcosa in meglio. Credo che negli ultimi due anni sia cresciuta tanto, ma soprattutto la sua consapevolezza e la sua volontà: queste caratteristiche la porteranno lontano. Questa medaglia deve essere un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza per il futuro”.

Anche perché Eva Lechner non può trainare la carretta ancora per molto.

“Ci auguriamo che Silvia possa prendere il suo posto nel prossimo futuro. Ma d’altro canto sono convinto che Eva ci darà tante soddisfazioni. Per tanti anni è stata leader di questa squadra, sono convinto che farà parte stabile di questa Nazionale. Lei è un vero e proprio faro, le ragazze guardano sempre con attenzione quello che fa. Nutro grande stima nei suoi confronti, per ciò che ha fatto e per come si è posta con me in questa prima annata. Devo ringraziarla tantissimo per come si è messa a disposizione, anche al Mondiale ha dimostrato il suo lato umano”.

Come sta secondo te il movimento del ciclocross azzurro?

“Con tutto lo staff federale noi vogliamo prediligere il lavoro sui giovani. Abbiamo iniziato un ritiro anche con gli allievi, e quest’anno lo ripeteremo. Magari faremo qualcosa anche con gli esordienti per fargli capire che cos’è la Nazionale. Andremo a lavorare soprattutto in quelle categorie, oltre a quelle U23, poiché dobbiamo creare la squadra del futuro. Sarà il nostro bacino per i prossimi anni, a cui cerchiamo di guardare”.

Ci sono tanti appuntamenti nel prossimo futuro.

“Avremo gli Europei a Namur e i Mondiali a Overijse, i ragazzi hanno già provato i percorsi in Coppa del Mondo; con gli juniores quattro ragazzi su cinque sono al primo anno e hanno già maturato una esperienza importante, sono molto fiducioso. Oltre a questo, i numeri sono in ascesa. Nel Campionato italiano abbiamo avuto 1080 iscritti, è un numero importante che aiuta la crescita che indicano che stiamo creando qualcosa. Il lavoro più grosso le fanno le società, cercheremo di lavorare in simbiosi con loro e capire il lavoro che fanno durante la stagione, per far crescere questi ragazzi con il tempo dovuto”.

Questo è solo l’inizio.

“Dopo il Mondiale abbiamo messo le basi per i prossimi due anni. Conosco bene il percorso dell’Europeo, ma poi ci sarà un Mondiale impegnativo e dovremo essere proiettati verso il 2024. Da lì tireremo una riga e giudicheremo il percorso della mia gestione. Una cosa sarà certa però: la maglia azzurra non sarà regalata a nessuno. Va meritata, guadagnata e onorata. Con i risultati ma soprattutto comportandosi al meglio”.

Foto: Photo LiveMedia/Luca Tedeschi

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