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F1, Ferrari declassata da sfidante a sparring partner? L’affidabilità passata da caposaldo a tallone d’Achille

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Anche il Gran Premio di Azerbaijan, ottavo atto del Mondiale 2022 di Formula Uno, è andato in archivio. Per la Ferrari è stata una tappa disastrosa. Nessuna delle due Rosse è infatti giunta al traguardo a causa di un guasto. Carlos Sainz è stato fermato da un problema idraulico, mentre Charles Leclerc ha visto nuovamente cedere la propria power unit, proprio come avvenuto in Spagna. Zero punti sia per il ventiquattrenne del Principato che per la Scuderia di Maranello. Si tratta del terzo duro colpo consecutivo incassato dal monegasco e del Cavallino rampante nel loro match iridato contro Max Verstappen e la Red Bull. La domanda, a questo punto, è se Ferrari possa ancora essere ritenuta una sfidante credibile, oppure se da oggi debba essere declassata al ruolo di sparring partner.

La matematica dovrebbe invitare alla fiducia, perché Leclerc è a 34 lunghezze dalla vetta della classifica generale quando sul piatto ci sono ancora 380 punti. Cionondimeno, il trend è chiaramente negativo, perché si è giunti alla situazione attuale nonostante il +46 di cui era forte Charles dopo il GP d’Australia. Questo significa che siamo nel pieno di un parziale di 125 a 45 in favore dell’olandese! “Se il ventiquattrenne del Limburgo è stato in grado di rifilare 80 punti a quello del Principato in cinque GP, allora non si vede perché la situazione non possa verificarsi a parti invertite” direbbe l’ottimista. “Il conteggio dei ritiri tra Charles e Max è ora pari. Dunque, il vantaggio iniziale era figlio di una situazione favorevole, mentre i reali valori sono quelli espressi dalla classifica attuale” ribatterebbe il pessimista.

Per quanto possa essere cerchiobottista, l’analisi più razionale da fare è quella di prendere atto di come abbiano ambedue ragione. Non c’è nulla di falso o di capzioso in quanto verrebbe affermato da entrambi. Semplicemente si tratta di visioni differenti della realtà dei fatti. Pensieri a tinte verde speranza o nero disperazione a parte, il tema primario del Mondiale 2022 però è diventato uno solo. La F1-75 è velocissima ed estremamente valida, tanto da comandare 6-2 nel conteggio delle pole position contro la RB18. Tuttavia, il rapporto è opposto nel bilancio delle vittorie, 6-2 per il Drink Team. Perché? Errori strategici di Monaco a parte, è palese come le due contendenti per l’Iride abbiano completamente ribaltato il proprio rapporto con la variabile affidabilità. Da caposaldo si è tramutata in tallone d’Achille per la Ferrari, mentre ha seguito il percorso inverso in casa Red Bull.

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“If you want to win races, first you have to finish races” recita un vecchio broccardo anglosassone relativo alle corse. Ovverosia, se vuoi vincere le gare, prima le devi finire. La grande domanda è dunque la seguente. Cosa sta succedendo alle power unit di Maranello? La dinamica più preoccupante è che il problema è esteso anche ai team clienti, come dimostrato da quanto accaduto ieri a Baku. Kevin Magnussen e Guanyu Zhou si sono difatti a loro volta ritirati per cedimenti delle rispettive unità motrici. Come una moderna Cassandra, Günther Steiner aveva sollevato la questione in anticipo, rivelandosi buon profeta. Mattia Binotto ha gettato acqua sul fuoco, ma è sotto gli occhi di tutti come così non si possa lottare per il titolo. O si capisce cosa sta succedendo immediatamente, oppure il colpo del K.O. è destinato ad arrivare in tempi celeri.

Dunque, stracciarsi le vesti e definire “finito” il Mondiale 2022 è prematuro. È però scontato come il Cavallino Rampante debba obbligatoriamente invertire una tendenza che la sta relegando al ruolo di seconda forza, in grado di mettere alla prova Red Bull senza avere alcuna possibilità concreta di batterla. Una sparring partner, appunto, capace di simulare un combattimento che, tuttavia, ha un esito già scritto. Sarà questo il ruolo della Rossa da qui a fine stagione? Qualche vittoria estemporanea sapendo di non poter puntare all’obiettivo principe, destinato a Verstappen? Si spera proprio di no. Non per una questione di tifo, bensì di spettacolo. Gli Iridi scontati non fanno bene a nessuno, indipendentemente dall’identità di chi li domina.

Foto: La Presse

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