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Matteo Berrettini, l’erba è casa sua. Stoccarda, come ripartire dalla fiducia sui prati

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Matteo Berrettini è tornato col botto. Primo torneo dopo lo stop, prima vittoria. Ulteriore conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che lui non solo è forte, non solo è meritatamente in top ten (e immeritatamente ne uscirà per decisioni sciagurate che non dipendono da lui), ma è anche il giocatore che nessuno vuole incontrare sull’erba.

E questo per un semplice motivo: ci sono solo tre uomini che sono stati in grado di batterlo su questa superficie negli ultimi tre anni. Uno si chiama David Goffin, un altro Roger Federer, l’ultimo Novak Djokovic. Uno, al tempo, era ancora in grado di dar fastidio a molti. Quanto agli altri due, è anche inutile cominciare a fare qualche tipo di descrizione.

Ci hanno provato in diversi, a Stoccarda, a fermare la cavalcata di rientro del romano. Ha tentato Radu Albot, ma il moldavo più in là del set non è andato. Lorenzo Sonego è anche riuscito a portarsi avanti, ma Berrettini è stato più cinico nei momenti importanti. Il tedesco Oscar Otte non ha avuto la stessa lucidità del numero 1 d’Italia nei due tie-break.

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E poi Andy Murray. Lui, che due Wimbledon li ha vinti, lui che non è più quello di un tempo, ma come cliente è sempre scomodissimo. Lo scozzese sa come si battono i migliori sull’erba, lui che l’ha respirata per tutta la vita. Solo un infortunio gli ha impedito di giocarsela nel finale, ma anche così la strada pareva già tracciata. Il che va a ulteriore merito di Berrettini.

Perché Matteo sta dimostrando, ancora una volta, di avere il livello dei più forti. Temuto e rispettato da tutti, soprattutto sull’erba è in grado di attivare le proprie armi con l’efficacia più assoluta. E lo ha dimostrato proprio dove, in teoria, non era forse neanche giunto per conquistare il trofeo. Semmai, c’era da mettere qualche match in carniere.

Adesso c’è il Queen’s. E non sarà facile: Evans, poi ancora Murray o Sonego, prima di Shapovalov. Un sorteggio da brividi, con tutti gli erbivori da una parte e tutti i meno specialisti dall’altra. Berrettini, però, sa battere sia gli uni che gli altri, perché degli erbivori è, per costanza di rendimento, il maggiore. E il paradosso è che ancora neppure è al massimo, e lo si è visto in più di un’occasione. Questo significa una sola cosa: ci sarà da divertirsi anche stavolta.

Foto: LaPresse

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