Nuoto
Nuoto, pagelle Mondiali 2022: Paltrinieri, ora manca qualcosa. Martinenghi: argento con rimpianto
Nuoto, pagelle Mondiali 21 giugno
NICOLO’ MARTINENGHI 7: Il giudizio lo ha riassunto lui a fine gara. Alla vigilia per un argento mondiale avrebbe firmato, dopo il trionfo di domenica no. L’argento iridato nei 50 rana, gara che il varesino ama particolarmente, brucia per come è arrivato. Fink ha preceduto per 3 centesimi l’azzurro che ha lasciato 2 decimi almeno in partenza e ha speso tante energie, fisiche ma anche psicologiche, a rincorrere e nel finale gli è mancata la brillantezza per toccare per primo. Anche la prova in staffetta è stata probabilmente condizionata dalla rabbia per aver mancato il bis ma se questo argento servirà a renderlo ancora più cattivo ed affamato, ben venga l’argento.
GREGORIO PALTRINIERI 6: Pensare che l’avventura in vasca di Paltrinieri sia al capolinea potrebbe essere un errore. Un 7’41” negli 800 stile in un momento della stagione solitamente dedicato alla preparazione non è affatto da buttare. Gli altri, oggi, vanno più forte, c’è poco da dire, soprattutto nella fase finale della gara che non è mai stato il punto forte di Paltrinieri. Siamo sicuri che l’azzurro al massimo della condizione non sia in grado di imprimere all’800 o al 1500 un ritmo che possa mandare in difficoltà qualche avversario? Ci proverà, con tutte le forza, perché non è uno che molla facilmente. Deve essere al meglio e ora non lo è.
GABRIELE DETTI 5: Prima gara da “sano” dopo molto tempo e un sesto posto che non può soddisfarlo fino in fondo, nonostante le dichiarazioni di facciata. Il recupero è meno veloce del previsto e precede una fase in cui è costretto a recitare il ruolo da comprimario. Già a Roma servirà il cambio di passo per evitare che una situazione che non si addice a un campione come il livornese si incancrenisca. Serve una gara in cui riesca a giocarsela con i migliori e a ritrovare fiducia e determinazione.
SILVIA SCALIA 7.5: Mai una gioia, o meglio mai una gioia completa. Tante, troppe volte, la dorsista azzurra è rimasta fuori da gare importanti per pochi centesimi. stavolta ci si mette addirittura uno spareggio nel quale non basta il record italiano per disputare la prima finale iridata in carriera. Ha messo tutto quello che aveva, le è mancato davvero poco. Applausi alla britannica Harris e la speranza è che la ruota, prima o poi, giri, magari avvicinandosi a casa.
ALESSANDRO MIRESSI 7: Il campione si vede nei momenti di difficoltà. tre 100, tra staffetta e batteria, che lasciano intendere che la condizione non c’è e lui a dire che si poteva fare. In semifinale cambia passo e lo cambia nella vasca di ritorno, come nei giorni migliori, come un anno fa quando migliorò il record italiano gettando le basi per una Olimpiade indimenticabile. Il tempo non permette di sognare il podio iridato ma la sua presenza in finale è un segnale di difficoltà ed è un messaggio agli avversari: sta arrivando. Aspettiamolo a Roma ma prima ci proverà anche qui a lasciare il segno.
LORENZO ZAZZERI 7.5: Fa il massimo e si conferma in grande forma. Personale al mattino in batteria, personale al pomeriggio in semifinale che gli permette di agguantare lo spareggio con il padrone di casa Harris con il primo “sub 48” in carriera. Nemeth ha più resistenza e vince lo swim off ma Zazzeri esce dalla Duna Arena comunque col sorriso sulle labbra. Ora c’è da cambiare registro e tuffarsi nei 50 che lo possono vedere protagonista assoluto. Ci proverà e se dovesse aggiungere alla finale olimpica anche quella iridata sarebbe già un grande risultato, per i sogni c’è spazio.
ALBERTO RAZZETTI 6.5: Mettere assieme nello stesso giorno 200 misti, 200 farfalla e di nuovo 200 misti è difficile per chiunque, tranne per il francese Marchand che sembra essere sceso direttamente da Marte, velocissimo e instancabile. Per Razzetti che fa parte del genere umano, è un problema non da poco. Bene al mattino nella batteria dei 200 misti dove ottiene il personale, ci prova in finale dei 200 farfalla, chiudendo con un crono lontano dal personale, vuoi perché era l’unica tattica plausibile per provare a giocarsi qualcosa di importante, vuoi perché la condizione non è quella dei giorni migliori e alla fine la stanchezza presenta il conto in semifinale dei 200 misti dove si deve accontentare di un decimo posto che non gli rende giustizia. Gli servirà per il futuro. Solo provando si può imparare a gestire le energie.
SIMONE CERASUOLO 8: Quinto al mondo nei 50 rana. Il debutto mondiale del 19enne imolese passa quasi sotto silenzio, surclassato dal podio di Martinenghi e dalle imprese degli altri ragazzi azzurri ma è un grande risultato perché ottenuto in condizioni complicate, dopo una settimana di sto per Covid alla vigilia del Mondiale, caratterizzata da mille incertezze. Anche per lui Budapest è il primo banco di prova, è una nave scuola fondamentale per le prossime sfide. Testa e fisico ci sono, anche per lui è lecito sognare.
THOMAS CECCON 6.5: 52″26 fatto una settimana fa avrebbe esaltato u po’ tutti. Fatto oggi, il giorno dopo lo straordinario 51″6 che è il nuovo record del mondo, in una staffetta in cui il bronzo è a 13 centesimi qualche rimpianto lo alimenta ma resta comunque un grande tempo.
ELENA DI LIDDO 5.5: Che non sia la Di Liddo di Gwangju ma anche della seconda parte della scorsa stagione, si era capito nella gara individuale. Il 57″7 lanciato non basta per respingere gli assalti delle tre rivali più accreditate per il podio. Oggi le energie sono queste.
SILVIA DI PIETRO 6.5: Un battesimo di fuoco al Mondiale ungherese per la velocista romana che lotta con le unghie e con i denti per evitare le rimonte altrui e alla fine l’Italia resta in corsa per una medaglia fino agli ultimi metri grazie alla sua caparbietà.
Foto Gian Mattia D’Alberto – LaPresse