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Rafael Nadal fa 14, il Roland Garros è ancora suo. Casper Ruud demolito in finale

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La finale, di fatto, non si gioca. Rafael Nadal la domina, Casper Ruud ne diventa spettatore dopo un set e mezzo: il Roland Garros finisce con un 6-3 6-3 6-0 in due ore e 18 minuti e con il 14° trionfo (22° a livello Slam) per il mancino di Manacor, mai realmente messo in difficoltà dalle soluzioni del norvegese. La situazione la capisce progressivamente anche il pubblico, che, inizialmente molto esaltato, diventa meno partecipe col passare del tempo, comprendendo che sotto il sole di Parigi c’è un giocatore solo, quello che 13 anni dopo torna a piazzare la doppietta Australian Open-Roland Garros. Lo spagnolo, inoltre, per la terza volta in una finale parigina trova un 6-0 (precedenti: Federer 2008 e Djokovic 2020).

Pronti via, e Ruud inizia sostanzialmente bloccato nella mente. Il norvegese, che si ritrova anche il pubblico a tifare per l’avversario, concede subito due palle break: la prima l’annulla con servizio e dritto, ma Nadal lo passa con il dritto incrociato sulla seconda. Sembra l’inizio di una fuga, invece, dal 15-15 del terzo game, la sequenza è questa: due doppi falli di fila, punto vinto facilmente, dritto in rete, 2-1. Per il maiorchino poco male, perché si riprende il maltolto ai vantaggi. Nessun particolare brivido fino al 5-3, quando Ruud trova un gran dritto lungolinea che vale il 15-30. Ci pensa il servizio dello spagnolo a risolvere la questione, e il 6-3 lo sigilla una risposta di Ruud che colpisce il microfono davanti al giudice di sedia, il celebrato britannico James Keothavong.

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Si ricomincia e subito Nadal ha due palle break in mano, entrambe fallite con una veronica spalle alla rete che la rete non la supera e un dritto dal centro che esce di millimetri. Ruud regala un’altra chance di rovescio, ma da quel momento due dritti e una palla corta lo aiutano a chiudere. Sull’1-2 è l’iberico a soffrire: il norvegese gioca un grande game, si guadagna tre possibilità di allungare e neanche deve faticare per l’1-3, perché Nadal commette il suo terzo doppio fallo. Lo scandinavo, però, non concretizza: sbaglia più di una volta e, sul 30-40, finisce irretito dall’avversario, che recupera subito. Non solo: arriva anche il 4-3 con buone iniziative in risposta e una combinazione palla corta-pallonetto di Ruud che esce. Arrivano poi tre set point per l’iberico, annullati con gran scambi dal futuro numero 6 del mondo, ma sul quarto il doppio fallo significa anche altro 6-3, in 51 minuti.

Non accenna a fermarsi il più vincente di sempre sul rosso, che aumenta a dismisura il numero di giochi consecutivi vinti con l’inizio del terzo parziale. Ruud, fondamentalmente, non c’è più in campo, totalmente privo di ogni capacità di ribaltare la situazione, un discorso mentale molto più che fisico. Il norvegese fa fatica anche solo a fare un punto, Nadal è pressoché ovunque e, sul 5-0 30-40, si apre il campo per chiudere con il lungolinea di rovescio. La vera novità è nel dopo, nel senso che, come raramente succede, l’iberico non si stende a terra, ma semplicemente alza le braccia.

Impietosi i numeri: 37-18 contro 16-26 il rapporto vincenti-errori gratuiti, 82% e 45% i punti vinti con prima e seconda da Nadal, a differenza del 53% e 31% di Ruud. Il quale, però, avrà tutto il tempo per migliorare non solo dove parlano le cifre, ma anche dove lo fa il campo a questi livelli.

Foto: LaPresse

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