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Short track, Yuri Confortola: “Vorrei diventare allenatore. Con Arianna Fontana vado d’accordo, i suoi risultati non si discutono”

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Le cinque partecipazioni nella sua lunga carriera ai Giochi Olimpici lo rendono un veterano della Nazionale Italiana di short track. Dopo un periodo negativo, durante il quale ha comunque sempre mostrato il proprio valore, alle Olimpiadi di Pechino 2022 ha portato a casa due medaglieargento nella staffetta mistabronzo in quella maschileYuri Confortola, ospite dell’evento “Cultura a chilometro zero” presso la città di Caserta, si è raccontato ai nostri microfoni spaziando dal passato più remoto, dagli albori del suo ingresso in Nazionale, a quello più recente con Pechino 2022, ma non solo.

Il traguardo raggiunto dalla staffetta maschile durante la rassegna olimpica è stato a dir poco straordinario, ancor di più se si considera la mancata qualificazione alla precedente edizione dei Giochi; determinante l’aggiunta di forze giovani, che hanno rilanciato la selezione azzurra di short track: “Sono tanti anni che sono nel giro della Nazionale, ho visto passare molti atleti e ho vissuto un po’ l’andamento della staffetta maschile: sono entrato nel 2005 e la squadra era forte, infatti in occasione dei Giochi Olimpici di Torino 2006 siamo andati a un soffio dalla medaglia con il quarto posto. A Vancouver eravamo ancora forti, dopo c’è stata una flessione, credo per mancanza di atleti, e lì abbiamo un po’ toccato il basso. Dal 2018 in poi, l’arrivo di due giovani come Luca Spechenhauser e Pietro Sighel ha dato un po’ una boccata di ossigeno. Anch’io, personalmente, ho avuto dei momenti difficili dopo gli infortuni, soprattutto dopo quello del 2016 (frattura di tibia e perone, ndr), quindi riconosco di aver attraversato un percorso di crescita ultimamente, anche se a quest’età non dovrebbe esserci, ma sono poi arrivato all’apice con le Olimpiadi di Pechino 2022“.

Nonostante il periodo negativo della Nazionale, Yuri Confortola si è sempre fatto trovare presente, diventando di fatto un punto di riferimento per l’intero movimento dello short track. Il segreto? Tanto lavoro e tanto impegno, che ripagano gli sforzi fatti: “Io mi considero un ‘lavoratore’: per raggiungere gli obiettivi bisogna sempre lavorare ed è quello che ho fatto; ciò mi ha permesso di rimanere sempre nell’ambiente, a un livello che mi consentisse di restare in squadra ed essere il punto di riferimento. Gli infortuni mi hanno un po’ ‘ostacolato’ la crescita, forse il rammarico che ho è che se avessi avuto una squadra più forte negli anni, magari sarei riuscito a crescere un po’ di più ma ero io il riferimento. Credo comunque di essere stato d’aiuto per il movimento italiano, tanti anni in squadra, tanto lavoro, penso che questo mi abbia portato ad essere un buon esempio per i giovani“.

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Oltre alle medaglie recentemente conquistate a Pechino, indossate con orgoglio durante l’evento, con Confortola siamo tornati indietro di un anno, alla strabiliante vittoria ottenuta dall’azzurro a Nagoya nel 2021 in Coppa del Mondo. Una strategia diversa dal solito, con una partenza lampo per accumulare un sostanzioso vantaggio sui rivali, ha dato i suoi frutti: “Il 99% delle gare non vengono fatte come quella finale, è stata una sorpresa per gli avversari. Quando ho conquistato l’accesso in finale ho pensato subito di improntare così la gara: sapevo, per esperienza, dopo tanti anni che gareggio, di essere un outsider e, di solito, gli avversari tendono un po’ a snobbarti per questo. Sono partito subito e li ho colti di sorpresa: si guardavano, cercavano di capire come reagire ma chiunque fosse partito per prendermi non avrebbe mai vinto; era un ‘vai te o vado io?’ tra di loro, io sono andato e una volta che hai preso un giro di vantaggio è vinta. L’ho cercata e l’ho ottenuta così, una vittoria un po’ più stilosa del solito (ride, ndr); poi in Giappone era presente un po’ di pubblico, quindi era anche una situazione diversa, più spettacolare“.

L’assenza del pubblico in tempi di pandemia ha per certi versi fatto perdere un po’ lo spirito dello sport, che vive e si nutre dell’entusiasmo dei tifosi che sostengono i propri beniamini. Adesso la situazione è ritornata alla normalità, ma il pattinatore non ha notato un cambiamento di prestazioni a seconda della presenza o meno dei tifosi sugli spalti: “A livello di prestazioni non è cambiato molto tra il gareggiare con o senza pubblico; è chiaro che lo sport si nutre del tifo, ed è stato un peccato che non ci potesse essere ma la situazione era quella che era. L’importante è che sia tornata la normalità: già nelle gare dopo le Olimpiadi, in Canada, il pubblico era presente, con un’atmosfera nella quale è bello gareggiare. Personalmente, comunque, a livello prestazionale la presenza o l’assenza del pubblico non ha inciso: quando sei in gara sei nella tua bolla, non ti fai condizionare“.

Lo scontro tra la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio e Arianna Fontana (con la quale Yuri Confortola ha vinto l’argento a Pechino) e la conseguente polemica ha tenuto banco per molto tempo a livello mediatico; l’azzurro ci ha detto la sua al riguardo, specificando quanto sia importante mantenere un buon rapporto con tutti in questo ambito: “Negli ultimi anni ho cercato di avere un buon rapporto con tutti nella squadra; personalmente con Arianna non ho nessun problema, credo che i risultati parlino chiaro e non arrivino per caso, è una grande atleta, un esempio per il movimento italiano. Tendo a starmene fuori dalle storie extra-sportive: penso allo sport, penso a me stesso, voglio provare ad andare d’accordo con tutti perché penso sia giusto così“.

Per concludere, abbiamo chiesto all’atleta classe 1986 i suoi programmi per il futuro, magari da tecnico della Nazionale; non vi sono ancora certezze, anche se il desiderio è quello, visto il bagaglio di conoscenze che gli appartiene; il tutto sarà sicuramente oggetto di future riflessioni con il corpo dei Carabinieri, che lo ha sostenuto anche e soprattutto nei momenti difficili della sua carriera: “Approfitto di questa domanda per ringraziare il mio corpo di appartenenza, quello dei Carabinieri, che mi ha sempre sostenuto, anche quando nel 2016 avevo deciso di smettere di pattinare e ricordo ancora che erano venuti a parlarmi, a convincermi di continuare ed è stata una scelta azzeccata visti i risultati che sono arrivati. Vorrei parlare con loro per far sì che magari in futuro possa diventare, dopo tanti anni da atleta, dopo aver visto tanti tecnici, avendo esperienza, un allenatore e dare il mio contributo ai giovani“.

Foto: LaPresse

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