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Tennis, Matteo Berrettini: ritorno folgorante. 9 vittorie su 9 e due tornei in bacheca. A Wimbledon il Principe vuole diventare Re
Dopo Stoccarda, il Queen’s. Matteo Berrettini firma la doppietta anche sull’erba inglese dopo aver battuto in finale il serbo Filip Krajinovic, diventando da solo il terzo giocatore italiano della storia per numero di tornei vinti alle spalle di Adriano Panatta e Fabio Fognini e confermandosi sempre più come uno dei favoriti in vista del torneo di Wimbledon. Oltretutto, entra anche nella storia dello stesso storico torneo britannico, diventando uno dei pochi ad averlo vinto per due anni consecutivi (tra gli altri nomi come Andy Murray, Roy Emerson, John McEnroe, Boris Becker, Lleyton Hewit, Andy Roddick, Kimmy Connors ed Ivan Lendl: nemmeno Pete Sampras, vittorioso nel 1995 e nel 1999, riuscì a farlo).
Chiariamoci, le qualità di Matteo sono indubbie. Ma sul giudizio globale pesavano i quasi tre mesi di stop a causa dell’operazione alla mano destra, quella dominante, subita lo scorso marzo. Novanta giorni, o poco meno, di riposo forzato potevano pesare su un fisico come il suo, da maneggiare con cura e che ha bisogno di un po’ di tempo per poter tornare in condizioni scintillanti. Così come successe a Montecarlo 2021, suo debutto dopo il primo stop agli addominali: partitaccia con Alejandro Davidovich Fokina, di seguito arrivarono il successo a Belgrado e la finale al Masters1000 di Madrid.
Berrettini ha invece annullato questo ‘intervallo’, presentandosi immediatamente in condizioni più che buone a Stoccarda. Certo, in alcune situazioni non è parso tirato a lucido, soprattutto in occasione dei match in Germania in cui sono arrivate delle pause, ma la sua qualità tecnica ed il feeling innato con l’erba, mai visto in un giocatore italiano nella storia, gli sono bastate. Era effettivamente inevitabile la ruggine dopo uno stop così lungo.
Ma Matteo ha saputo leggere perfettamente le avvisaglie del suo corpo, che partita dopo partita ha cominciato a rispondere come lui voleva per periodi di tempo sempre più lunghi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nove partite vinte in fila, quota raggiunta in carriera per la quarta volta, e due tornei in più in bacheca.
Che lo confermano come un vero e proprio principe dell’erba: tenendo da parte i match tra qualificazione e di Wimbledon juniores nel 2014, il suo bilancio in carriera è di 32 vittorie e sei sconfitte. Escludendo dal conto il 2018, il suo score è di un terrificante (in senso buono) 31-3, coloro che sono riusciti a prendersi il suo scalpo hanno il nome di David Goffin (semifinale ad Halle 2019), Roger Federer e Novak Djokovic.
Numeri che lo pongono innegabilmente come uno dei favoriti, se non il co-favorito, per un successo a Wimbledon. Soltanto sfiorato lo scorso anno, dopo aver vinto il primo set con Novak Djokovic in finale. Ora però lo sa anche lui: ha tutti i mezzi per poter concludere la scalata. Per diventare, da principe, un vero e proprio re del torneo tennistico e della superficie più affascinante e storica dell’intero circuito. Che assegni punti ATP o meno.
Foto: LaPresse