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Atletica, Massimo Stano leggenda come solo 3 azzurri prima di lui. E il Mondiale diventa da 8

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Correva l’anno 2003. Giuseppe Gibilisco si presentava ai Mondiali di Parigi tra i papabili per un posto sul podio nel salto con l’asta, sebbene non da favorito numero uno. In finale il siciliano disputò la miglior gara della sua carriera, spingendosi a 5,90 metri (tutt’ora record nazionale) e conquistando la medaglia d’oro. Da allora l’Italia non era mai più salita sul gradino più alto. Sino ad oggi.

Ci ha pensato Massimo Stano a spezzare questo lunghissimo digiuno di 19 anni. Degli eroi di Tokyo 2020, come ha rimarcato il dt Antonio La Torre, era l’unico presentatosi alla rassegna iridata in condizioni buone, seppur non ottime. Il pugliese ha gestito da campione una pressione non indifferente, sebbene lo spettro dello ‘zero medaglie’ fosse stato spazzato via qualche giorno fa dalla brillante Elena Vallortigara nel salto in alto.

Volevo dimostrare che a Tokyo non ho vinto per caso“, ha dichiarato il classe 1992 subito dopo l’apoteosi odierna. Non solo non era stato un caso, ma oggi Stano è entrato di diritto tra i più grandi fuoriclasse dell’atletica italiana di ogni epoca. E’ solo il quarto italiano della storia a fregiarsi del titolo di campione del mondo ed olimpico: in precedenza ci riuscirono Alberto Cova e poi altri due marciatori, ovvero Maurizio Damilano ed Ivano Brugnetti (a quest’ultimo il titolo iridato fu assegnato postumo a seguito di una squalifica per doping del russo German Skurygin).

A 30 anni, nel pieno della maturità fisica e mentale, Massimo Stano è un atleta più affamato che mai, deciso a raccogliere il massimo possibile nei prossimi 3 o 4 anni. La 35 km sembra disegnata su misura per le sue caratteristiche, ma non è escluso che in vista di Parigi 2024 possa anche tentare una clamorosa doppietta con la 20 km, impresa che in questa edizione dei Mondiali è riuscita alla peruviana Gabriela Kimberly Garcia Leon: un esperimento in tal senso potrebbe andare in scena a Budapest 2023.

L’assolo di Stano regala all’Italia un bilancio più che soddisfacente in un Mondiale che non era partito sotto i migliori auspici. Il Bel Paese non otteneva due podi dall’edizione del 2013, ma è l’oro a rappresentare il grande spartiacque, perché maturato dopo quasi due decenni. Una competizione in cui il movimento, nonostante gli acciacchi delle stelle Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, nonché assenze pesantissime come quelle di Antonella Palmisano, Alessandro Sibilio e Zane Weir, ha denotato coraggio e vitalità, come testimoniano alcuni volti nuovi che hanno sfiorato il podio come Sara Fantini ed Andrea Dallavalle, nonché i dieci piazzamenti complessivi nelle prime otto posizioni. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 resteranno una magica e memorabile parentesi, forse irripetibile: siamo grati di averla vissuta. L’Italia però ha svoltato dalla passata stagione, è tornata a lavorare nel modo giusto ed anche il fermento delle categorie giovanili è indicativo in questo senso. Un oro ed un bronzo rappresentano un bottino giusto e meritato per quello che è attualmente il valore complessivo degli azzurri, chiaramente migliorabile in futuro qualora tutti i big tornino al massimo della forma. Intanto si chiude una rassegna iridata il cui voto, da una sufficienza abbondante, è salito di colpo ad un 8 pieno. Merito dell’incommensurabile Massimo Stano, l’eroe dei due mondi.

Foto: Colombo/Fidal

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