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Basket: è morto Franco Casalini, fece grande l’Olimpia Milano degli Anni ’80 con Dan Peterson

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Nella notte, in maniera improvvisa, è venuto a mancare Franco Casalini. L’ex allenatore di Olimpia Milano, Libertas Forlì e Virtus Roma aveva 70 anni. Il suo, grazie al ruolo di seconda voce attraverso varie emittenti, era diventato un volto conosciuto anche agli appassionati di basket dei tempi moderni, che non avevano potuto vivere l’epopea milanese degli Anni ’80.

Nato a Milano il 1° gennaio 1952, Casalini smise molto presto di giocare e già a vent’anni allenava il Social Osa, cioè nient’altro che la squadra dei salesiani di Milano. Impressionò e fu portato all’Olimpia, allora Simmenthal, dove tra Cadetti e Juniores si portò a casa quattro scudetti. Divenne poi vice di Pippo Faina, ma è unanimemente ricordato per la coppia, apparentemente inscindibile, con Dan Peterson. Erano gli anni in cui Milano tornava in grande stile, in cui portò a casa il 20° scudetto, nel 1982, e in cui costruì quello che rimane il biennio d’oro.

Nella stagione 1986-1987, l’ultima di Peterson, fu vinto tutto: il tricolore, la Coppa Italia e l’allora Coppa dei Campioni, in una finale ancor oggi ricordata contro il Maccabi Tel Aviv. L’anno successivo fu Casalini a essere promosso head coach, e riuscì il bis in Europa, ma non quello in Italia; un appuntamento con lo scudetto che, però, fu solamente rinviato di una stagione: il tricolore numero 24 arrivò nell’annata 1988-1989. In quella successiva, però, andò tutto male: fuori ai quarti nel continente e fuori addirittura agli ottavi, contro Reggio Calabria, in campionato. Casalini fu congedato, arrivò Mike D’Antoni.

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Durò 11 giornate il suo percorso alla Libertas Forlì nella stagione 1991-1992, che lo esonerò dopo una serie di sei sconfitte in fila. L’ingresso di Loris Giovannetti non evitò la retrocessione al club forlivese. L’anno successivo fu chiamato alla Virtus Roma: dovette sostituire Paolo Di Fonzo e rimediare a una situazione diventata improvvisamente critica, dal momento che il gruppo Ferruzzi, travolto da Tangentopoli, aveva lasciato la barca in difficoltà. Rimase in sella per salvare la squadra nell’annata 1992-1993, ma in quella successiva fu allontanato per far posto a Nevio Ciaralli: un tentativo che non evitò al club capitolino la retrocessione (che, però, nei fatti fu evitata da Giorgio Corbelli, che prese in mano la società e acquisì il titolo sportivo di Desio).

Divenuto scout per la Fortitudo Bologna, ebbe un’ultima quasi sparuta apparizione a Milano al posto di Franco Marcelletti, il tempo di giocare una finale di Coppa Saporta e uscire al primo turno di playoff. Passò poi un paio di stagioni in Svizzera, dove, con il SAV Vacallo Basket, vinse due volte la Coppa, ma non il titolo.

Nel frattempo si era già inserito come commentatore tecnico per Tele+, che stava muovendo ai tempi i primi passi di quella che sarebbe diventata una lunga esperienza in pay tv. Proseguì con Sky Sport e, negli ultimi anni, era consuetudine vederlo commentare sui canali di Eurosport: è rimasto con una tra le voci più riconoscibili del panorama italiano, mai banale, sempre con un timbro che riservava alla sua verve momenti particolari e piacevoli.

Credit: Ciamillo

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