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Ciclismo, Daniele Bennati: “Europeo per velocisti, punto molto su Bettiol per il Mondiale. Ai giovani manca la fame di vincere”

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A 41 anni Daniele Bennati (soprannominato Pantera) si è messo alle spalle ben 18 stagioni da professionista. Pesce pilota di Mario Cipollini e gregario di capitani come Alberto Contador, Bennati è stato uno dei pochi italiani ad aver vinto in tutti e tre i grandi Giri. Per l’arentino quest’anno è cominciata una nuova avventura in maglia azzurra, quella da commissario tecnico della nostra Nazionale. 

Daniele, come stai?

“Tutto bene. Sono a casa, andrò al Tour gli ultimi giorni”.

Com’è il percorso di Europei e Mondiali? 

“Il percorso dell’Europeo è molto facile, sono 800 metri di dislivello, è un percorso da velocisti e quindi sarà da portare una squadra che vada forte in pianura. Il Mondiale è molto diverso, è sempre veloce, le strade sono larghe e belle ma sono quasi 4000 metri di dislivello e quindi sarà tosto ma non durissimo come quello di Innsbruck. L’ultima salita è abbastanza lontana dall’arrivo, ma può succedere di tutto al Mondiale così come all’Europeo”.

Hai già una rosa di nomi per l’Italia degli Europei?

“Ce l’ho, però aspetto la fine del Tour de France perché alcuni stanno correndo proprio in questi giorni. Alcuni faranno il Vallonia e il Polonia e quindi preferisco aspettare. E’ una situazione strana quella che stiamo vivendo per il Covid-19 e quindi è difficile fare dei programmi. E’ meglio avere una rosa più ampia e decidere a ridosso dell’appuntamento. Ad oggi non so con chi farò la corsa. La lista c’è ed è composta da 12-14 corridori che devo presentare entro fine mese, ma per decidere gli 8 appetterò il Giro di Polonia”.

E per i Mondiali invece?

“E’ lo stesso ragionamento degli Europei, ma è più difficile a livello organizzativo perché bisogna richiedere anche il visto. La squadra del Mondiale sarà chiaramente diversa da quella dell’Europeo, almeno per la maggior parte. Avrò modo di capire meglio nei prossime gare”.

Al Tour come stanno correndo i nostri ragazzi? Ad oggi ti saresti aspettato qualcosa in più?

“La situazione la conosciamo. Pogacar e Van Aert in questo Tour sono di un altro pianeta, come ha detto anche Alberto Bettiol. Siamo partiti già con un numero ridotto senza anche Samuele Battistella e Matteo Trentin che sono corridori che ho nella mia lista per il Mondiale e quindi mi sarebbe piaciuto vederli. Bettiol sta correndo molto bene e il suo obiettivo sarà quello di arrivare al Campionato del Mondo nella miglior condizione ed è uno di quei corridori su cui punterò di più. Per Dainese è una bella esperienza ma dopo il Giro d’Italia ed il Giro del Belgio, a 24 anni, è abbastanza proibitivo. Mi piacerebbe sfruttarlo per l’Europeo ma dovrò valutare la sua condizione alla fine del Tour. Mozzato tutti dicono che è una sorpresa, non per me, era già nella mia lista allargata, ha corso molto bene le Classiche e mi ha fatto molto piacere vederlo fare tre piazzamenti in top10 durante la prima settimana di Tour”. 

Com’è messo invece il nostro movimento Under23? 

“Un po’ di difficoltà ci sono, stiamo facendo un po’ più di fatica rispetto agli altri paesi per vari motivi. Uno su tutti? Il ricambio generazionale, questa è la mia idea. I giovani quest’oggi hanno meno voglia di fare sacrifici e quindi fatica. Si parla spesso di questione di fame, ma bisogna interpretarla come fame agonistica. Oggi a nessuno manca qualcosa, ma ai nostri giovani questa fame di vittoria manca. Non credo che il problema sia del movimento in generale così come non credo che il ciclismo italiano sia scomparso nel giro di un paio d’anni. Battistella è stato Campione del Mondo nel 2019, lo scorso anno Baroncini (che penso sia il giovane più interessante del nostro movimento) si è laureato anche lui Campione del Mondo Under23”.

Quanto è difficile per i corridori vivere con il terrore quotidiano del Covid? 

“Penso che sia difficile da gestire. Bisogna sempre stare molto attenti e questi due anni sono stati complicati. Gianni Moscon, ad esempio, che ha avuto il Covid ad inizio anno, non riesce ancora a venirne fuori e quindi a trovare la sua miglior condizione. Chi ha avuto la fortuna di non aver avuto problemi seri di Covid ne beneficia”.

Quale può essere un obiettivo realistico per l’Italia ai Mondiali? 

“Non voglio mettere le mani avanti, è normale che rispetto ad altre realtà sulla carta potremmo essere un po’ inferiori. Io ho sempre creduto nella squadra e quindi nel gruppo, il mio obiettivo non è solo il Mondiale, ma tutto il percorso fino alle Olimpiadi di Parigi 2024 facendo crescere nel migliore dei modi i giovani per creare un gruppo di lavoro ottimo per il 2024”.

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