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Ciclismo, Moreno Moser: “Non riuscivo a finire le gare, mai capito cosa non andasse. Ora imparo da Magrini”

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Il ciclismo è stata una pagina importante nella vita di Moreno Moser, una scuola decisiva. Lo scorso settembre il trentino, rampollo di una delle famiglie ciclistiche più famose d’Italia, si è trasferito da Trento a Milano dove studia allo IED, l’Istituto Europeo del Design, indirizzo design della comunicazione. Inoltre da aprile è al fianco di Luca Gregorio e Riccardo Magrini al commento di Eurosport dove si sta scoprendo giorno dopo giorno, telecronaca dopo telecronaca. Attualmente impegnato con il Tour de France, ne abbiamo approfittato per poter parlare della sua carriera e di com’è nata l’esperienza ai microfoni di Eurosport.

Se tornassi indietro, cosa cambieresti nella tua carriera?

“Forse eviterei il passaggio in Astana, ma non perché io non sia stato bene, anzi non mi è mai mancato niente, però forse sarebbe stato meglio rimanere in Cannondale. Questa è l’idea che mi sono fatto, ma chiaramente non è una certezza”.

Avevi fisico e gran classe per poter vincere tanto. Cosa non ha funzionato?

“Se avessi capito qual era il problema probabilmente starei correndo ancora. Non andava e non sono mai riuscito ad individuare cosa non andasse”.

Come hai maturato l’idea di appendere la bici al chiodo? 

“E’ arrivato dopo un bel po’ di anni, era già un po’ di tempo che le cose non giravano come dovevano. Non è una decisione che ho preso all’improvviso. Il secondo anno in Astana è stato disastroso, da lì in poi non avrei più potuto ambire ad una squadra World Tour. Ho deciso di smettere dopo essere stato anche un anno in Nippo dove non riuscivo neanche a finire le gare e quindi non vedevo prospettive future”.

Quanto ha pesato per te avere un cognome così importante? Tuo zio Francesco ti dava suggerimenti o si manteneva in disparte? 

“A me non è mai pesato avere questo cognome, anzi è stata una spinta in più a livello mediatico. Mio zio Francesco non mi ha dato consigli durante la mia carriera, è la strada ad insegnare. Non è facile dall’esterno dare dei consigli bisogna viverlo sulla propria pelle”. 

Com’è nata l’esperienza come commentatore tecnico?

“E’ nata grazie al “Magro” (Riccardo Magrini, ndr). Qualche anno fa ho avuto il grande piacere di essere ospite ad Eurosport durante il Giro d’Italia per un paio di tappe. In quel momento sono piaciuto, sia a Riccardo che al pubblico a casa, e dal momento che Eurosport cercava qualcuno ha pensato a me. E’ una gran bella esperienza e mi trovo molto bene, sono felice di essere lì al fianco di due professionisti come Riccardo e Luca”. 

Che idea ti sei fatto sino ad oggi di questo Tour de France? 

“E’ un Tour pazzesco. Credo che ad oggi sia uno dei Tour de France più belli in assoluto, almeno di quelli che ho visto io e ho il grande privilegio di poterlo raccontare”. 

Foto: Lapresse

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