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F1, Ferrari tra errori dei piloti, del muretto e guai di affidabilità: gran macchina, ma così è impossibile vincere il Mondiale

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La Formula Uno ha effettuato il proprio giro di boa, cominciando a tutti gli effetti la seconda parte di stagione. L’infernale GP di Francia, andato in scena in una Provenza resa torrida dal clima, si è rivelato davvero mefistofelico per la Ferrari. L’uscita di pista di Charles Leclerc ha soffocato quasi del tutto le speranze di conquistare qualsiasi titolo mondiale nel 2022, sia esso piloti o costruttori, in quanto Red Bull ha mandato letteralmente al tappeto la Scuderia di Maranello, infliggendole un durissimo colpo in ottica iridata.

Attenzione, “mandare al tappeto” non significa “mettere KO”, però è un evidente segnale di come l’incontro abbia preso una direzione ben precisa. Il 25-0 con cui Verstappen è uscito dalla tappa transalpina permette all’olandese di issarsi a un rassicurante +63 su Leclerc in classifica generale. L’altro alfiere della Rossa, Carlos Sainz, è invece a -89. Inoltre, nella classifica riservata alle squadre, il primo e il quarto posto della prova francese consentono al Drink Team di veleggiare a +82 sul Cavallino Rampante, il quale ha incamerato solo una quinta piazza.

“It ain’t over till it’s over” dicono gli americani, ovverosia “non è finita fino a quando non è finita”. Vero, ma nella vita bisogna anche essere prammatici e realisti. Recuperare il distacco attuale in dieci gare sarà estremamente difficile, soprattutto perché l’impressione è che la coperta della Ferrari sia più corta di quella della Red Bull. Maranello ha filato bene per il 2022, ma a Milton Keynes hanno tessuto ancora meglio. Intendiamoci, il Cavallino Rampante sta vivendo una delle sue tre stagioni più convincenti dell’era turbo-ibrida, cominciata nel 2014, ma ancora non è sufficiente per tornare sul tetto del mondo.

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Il punto è che spesso e volentieri manca il proverbiale centesimo per fare l’euro. Anzi non “il” centesimo, bensì “un” centesimo, poiché il particolare lacunoso cambia a seconda delle domeniche. Il più delle volte si sono messe di traverso l’affidabilità o una gestione strategica quantomeno discutibile. Non sono però mancati anche gli errori dei piloti, come accaduto quest’oggi nel caso di Leclerc. In precedenza anche Sainz aveva sbagliato in diverse occasioni.

Il conteggio delle vittorie parla chiaro, Ferrari insegue Red Bull 4-8. Eppure il bilancio avrebbe tranquillamente potuto essere opposto. Arabia Saudita, Spagna, Montecarlo, Azerbaigian, Gran Bretagna e Francia sarebbero potute finire in maniera contraria. In cinque casi è stata proprio la Scuderia di Maranello a trovarsi dalla parte sbagliata delle circostanze. Vuoi per sfortuna (Jeddah), vuoi per i cedimenti delle power unit (Montmelò, Baku), vuoi per svarioni del muretto (Montecarlo) e vuoi per errori dei piloti (Le Castellet). Se poi ci aggiungiamo il pasticcio strategico di Silverstone, unica corsa dove Red Bull può recriminare, si comprende quanto potenziale non stia venendo sfruttato.

La F1-75 è una gran macchina, c’è poco da dire. Forse, in termini di valori assoluti, è la miglior Ferrari dal 2008, in quella che fu l’ultima stagione in cui la Rossa era indiscutibilmente la miglior monoposto del lotto. Tuttavia anche in quell’annata agonistica il titolo sfuggì. Perché? Felipe Massa in testacoda tutto da solo a Sepang, il motore rotto a tre giri dal termine in Ungheria quando il brasiliano era in testa, il disastro al pit-stop di Singapore. Siamo sempre lì, insomma. Non basta avere il mezzo meccanico più competitivo per vincere, bisogna saperlo sfruttare a dovere. Santissima Trinità Schumacher-Todt-Brawn docet, binomio Verstappen-Horner confirmat.

Foto: @RACINGPICTURE

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