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F1, perché la Ferrari ha sacrificato Charles Leclerc: scelta tattica assurda, il monegasco da 1° a 4°!

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La Ferrari ha vinto il Gran Premio di Gran Bretagna, tornando finalmente al successo a quasi tre mesi di distanza dal GP d’Australia. Dopo tante delusioni una Rossa è passata per prima sotto la bandiera a scacchi. Non è però stato Charles Leclerc a trionfare, bensì Carlos Sainz, che ha quindi conquistato la tanto desiderata prima affermazione della carriera. Purtroppo, però, quella odierna è un’autentica vittoria di Pirro. Non tanto perché arrivata con il pilota “sbagliato” nella corsa al Mondiale, bensì perché il team di Maranello ha fatto veramente di tutto per mettere i bastoni tra le ruote al proprio uomo di punta.

L’episodio chiave si è verificato nel momento dell’ingresso della safety car, causato dal ritiro di Esteban Ocon quando mancavano una dozzina di giri al traguardo. In quel momento le Rosse erano in prima e seconda posizione, con il monegasco davanti allo spagnolo. Incredibilmente, il muretto ha deciso di richiamareai box solo l’iberico, lasciando in pista il battistrada. Il ventiquattrenne del Principato ha quindi dovuto proseguire con gomme dure, mentre tutti gli avversari più pericolosi hanno montato un treno di pneumatici morbidi. Non a caso, Charles si è ritrovato alla mercé di chi lo inseguiva e nonostante una strenua difesa è scivolato al quarto posto, recuperando solo 6 punti a Max Verstappen, giunto settimo a dispetto di una vettura danneggiata.

Perché è successo questo? Semplice, perché a Maranello non sono state stabilite gerarchie a priori. La classifica iridata e soprattutto le prestazioni di Leclerc e Sainz tra il Bahrain e il Canada avrebbero dovuto rendere palese la situazione. Invece, per miopia o per politica aziendale, la Ferrari non si è ancora resa conto di avere un numero uno e un numero due. Oppure, nel caso se ne sia accorta, non ha una leadership autorevole a sufficienza per imporre un ordine di preferenza come succedeva quando il timone era fermamente nelle mani di Jean Todt.

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Se i piloti sono su un piano di parità, allora non c’è da stupirsi che si possa sacrificare l’uno o l’altro, a seconda della convenienza del momento. In realtà, prima della ripartenza, il muretto dei box aveva chiesto a Sainz di lasciare dieci vetture di spazio tra sé e Leclerc. Lo spagnolo ha risposto picche con un categorico “non potete farmi questo”. In altre parole, l’iberico si è rifiutato di eseguire un ordine di squadra, impartito all’acqua di rose. Evidentemente perché conscio di come non ci sarebbero state conseguenze, altrimenti non si sarebbe mai azzardato ad alzare la cresta. Non appena è stata sventolata bandiera verde, il madrileno ha attaccato la vettura gemella e l’ha superata facilmente (d’altronde due mescole di differenza si facevano sentire). Paradossalmente, a questo punto, è stato Charles a fare da stopper in favore di Carlos e non viceversa.

Il difetto sta nel manico. È incredibile che non siano state poste gerarchie. La gara di oggi ha dimostrato come i fatti dicano che la Ferrari abbia un numero uno e un numero due, ma il management del team non ritenga si debba pensare in questo modo. Una scelta tattica assurda, soprattutto ben sapendo come in Red Bull ci siano una prima e una seconda guida. “Tutti per uno, uno per tutti” è il moto del Drink Team. Quello del Cavallino Rampante, invece, “Ognuno per sè e Dio per tutti”.

Foto: La Presse

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