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Ciclismo

Riccardo Magrini: “Pogacar ha la muscolatura da bambino. Giro d’Italia inferiore al Tour: non vendiamo il prodotto”

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Riccardo Magrini

Nuovo appuntamento con Bike2U, il programma a cura di Sport2U in collaborazione con OA Sport dedicato al mondo della velocità sulle due ruote. Ospite di Gian Luca Giardini è Riccardo Magrini, il quale analizzerà e commenterà l’edizione del Tour de France 2022.

Ci si è soffermati su Tadej Pogacar, che dopo i trionfi raccolti nelle ultime due edizioni ha dovuto abdicare: “Pogacar ha ancora la muscolatura da bambino: ha 23 anni, non è ancora fatto e definito muscolarmente e fisicamente. Sembra quasi abbastanza grosso rispetto a quelli che sono già standard di quelli già definiti. Questo è un fenomeno. Qualcuno dice che è rimasto deluso, ma di cosa? Ha vinto tre tappe, è arrivato secondo in classifica, ha entusiasmato, ha vinto la maglia bianca, ha attaccato anche a Parigi… Andava sempre a cercare Vingegaard dopo le tappe, faceva complimenti sinceri: perdeva e andava a fargli i complimenti“.

Si è corso ad un’andatura folle:Eravamo abituati a un tipo di modalità di gara diversa, ma questi ragazzi ci hanno insegnato un modo di interpretare la corsa completamente diverso rispetto al passato. Quando mai avevamo visto attaccare la maglia gialla da un compagno di squadra? van Aert lo ha fatto ripettutamente. Io li ho criticati, ma poi ho ammesso che siamo di fronte a un nuovo modo di interpretare le corse, può essere una strategia vincente da parte della Jumbo. Siamo arrivati a un momento in cui i corridori, vuoi per biciclette e alimentazione, ora vanno più forte. Ora bisogna cambiare l’ottica di visione delle gare perché se parlo con gli antichi come me tutti si chiedono dove vanno?“.

Il Tour de France ha evidenziato ancora una volta la sua grandezza e ormai il divario con il Giro d’Italia sembra diventato incolmabile:È sempre una questione culturale. Io in Francia ho visto treni fermarsi, quando c’è il Tour la Francia si ferma. Il Giro fino a qualche anno fa poteva competere perché era un fatto culturale anche per gli italiani, era un patrimonio della cultura popolare, ora forse l’assenza di corridori italiani o di squadre italiane fa una bella differenza. Noi abbiamo percorsi molto più ricchi e belli, anche se i francesi hanno migliorato anche questo aspetto. Traballa anche il secondo posto traballa, perché ormai la Vuelta è vista come una rivincita di quelli che non hanno ottenuti risultati, il campo di partenti è bello. Noi abbiamo il teatro, perché l’Italia è bella e i percorsi sono belli, l’organizzazione di RCS non è inferiore a quella di ASO, ma non riusciamo a vendere il prodotto“.

Riccardo Magrini ha parlato anche delle cronometro, di Filippo Ganna e degli italiani: “Lampert ha vinto la prima cronometro a sorpresa, su quel chilometraggio è sicuramente molto preparato. Ganna mi mandò i dati di quello che aveva fatto, effettivamente il percorso non era favorevole alle sue caratteristiche, lui è un treno ma c’erano curve e bagnato. Anche l’ultima cronometro non era favorevole alle sue caratteristiche e dunque lo giustifico. A noi è mancata una vittoria, Bettiol e Dainese ci sono andati vicini. I nostri sono mancati“.

Si è parlato molto della caduta di Pogacar e di Vingegaard che lo ha aspettato, i due si sono stretti la mano e l’episodio ha avuto ampia risonanza. Magrini ha detto la sua: “Dove andava? Conveniva anche a Vingegaard, ma il gesto è di grande clamore, è un gesto di sportività. Ne abbiamo visti tanti in questo Tour. Questi ragazzi si rispettano tantissimo: con il Covid è praticamente impossibile passare una borraccia, già abbracciarsi tra compagni è difficile, loro hanno fatto un bel gesto. Vingegaard ha vinto alla grande, ma è stato un successo di squadra. Io ho visto forse più di dieci errori tattici della Jumbo-Visma, ma hanno vinto tutto e quindi hanno ragione loro. Hanno fatto un investimento economico enorme, quasi come Ineos e UAE. I conti tornano sempre“.

Un passaggio sulla partenza in Danimarca: “Un’educazione incredibile, è stato veramente un trionfo. Io ho fatto tanti Tour de France, siamo partiti da diverse località, sempre tantissima gente, ma non ne ricordo mai così tanta come quest’anno. Tifosi educati sempre ai bordi della strada, tanta gioia, tanta festa, un vero spot per il ciclismo. La Danimarca è da sempre una nazione pro bicicletta, nascono con questa cultura, ci si muove e si va a lavoro in bicicletta. Piove o non piove vanno in bicicletta, è un modo di interpretare la vita diverso rispetto al nostro: da noi alcuni genitori porterebbero i bambini anche direttamente in aula, anche io quando i miei figli erano piccoli ero lì a fare la lotta con gli ombrelli. Lì invece si bagnano, vanno in giro. Se non li educhi da bambini dove vai? Noi siamo un po’ mammoni“. Di seguito la VIDEO intervista completa di Riccardo Magrini.

LA VIDEO INTERVISTA A RICCARDO MAGRINI

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