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Scacchi: Olimpiadi 2022 domani al via a Chennai tra fattore Magnus Carlsen e vari sommovimenti. Italia presente con due buone squadre

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Cominceranno da domani, per un ritorno graditissimo in quanto non si tenevano dal 2018 in una forma vera e propria, le Olimpiadi degli scacchi 2022. Si giocherà a Chennai, alla fine di un percorso estremamente tormentato che ha portato la città indiana a ospitare l’evento. E la gente del posto ha risposto molto positivamente: non va dimenticato che in India gli scacchi sono popolarissimi, soprattutto da quando Viswanathan Anand ha raggiunto i vertici mondiali, senza dimenticare che è indiano uno dei protagonisti del futuro che è già presente, Rameshbabu Praggnanandhaa.

Si arriva in terra indiana con tantissime questioni sul tavolo, sia alla scacchiera che fuori. L’ambiente sta ancora discutendo ampiamente della decisione di Magnus Carlsen di non disputare il match per il titolo mondiale, cosa che farà sì che a sfidare Ian Nepomniachtchi ci sia Ding Liren, il primo cinese della storia a poter conquistare la corona iridata. Il norvegese, peraltro, torna a giocare per la Norvegia in queste Olimpiadi, fatto che non si vedeva dal 2014 e che alza le quotazioni della Norvegia, pur senza trasformarla in una favorita al titolo. La si può considerare un’outsider di estremo lusso.

Nepomniachtchi e Ding Liren, si diceva. Sono due dei grandi assenti, per motivi diversi. La Russia è esclusa dall’evento in virtù della guerra che ha mosso nei confronti dell’Ucraina, mentre la Cina, semplicemente, non c’è. A parlarne è stato, di recente, lo stesso Ding durante il Torneo dei Candidati, con ammissione che anche a lui era risultato poco chiaro il motivo. Indiscrezioni punterebbero il dito su una questione di sicurezza sanitaria.

Scacchi, Magnus Carlsen non difenderà il titolo mondiale

Saranno delle Olimpiadi taglienti come forse mai, e non soltanto per l’ambito scacchistico. Innanzitutto, va ricordato come quest’edizione era stata originariamente assegnata a Minsk. Siccome, però, in Bielorussia sono scoppiate le rivolte contro il presidente-dittatore Lukashenko, è stato deciso di spostare la sede a Mosca. Il tutto pur nella presenza di una forte raccomandazione della WADA di non ospitare eventi in Russia, stanti le pesanti questioni doping che avevano già colpito il Paese. L’opzione spostamento è stata considerata impossibile fino all’invasione russa dell’Ucraina, che ha costretto la FIDE a cercarsi un altro luogo per disputare l’evento. Chennai si è fatta avanti, per mezzo dell’All Indian Chess Federation e di uno sforzo economico da dieci milioni di dollari. Anche se, in realtà, si gioca a circa 40 km di distanza, a Mahabalipuram.

Proprio a Chennai, il 7 agosto, si terranno delle elezioni per la presidenza della FIDE potenzialmente decisive, almeno nel breve termine, circa la direzione che prenderanno gli scacchi. Attualmente il presidente è Arkady Dvorkovich, che è però nel mirino di molti perché ex vice primo ministro di Russia. In sostanza, una figura davvero molto vicina a Putin, e per lungo tempo. Dvorkovich si è ricandidato, sperando di attrarre consensi (anche) per mezzo dell’accoppiata con Anand. Sebbene ufficialmente bandita, la Federazione russa appoggia questa candidatura anche perché sa di poter contare sulla speranza che le sanzioni al Paese, in termini scacchistici, siano tolte già dal giorno dopo.

Sono ben tre le candidature che si sono poste contro quella di Dvorkovich-Anand. La più pesante, e rumorosa, è quella del duo formato dall’ucraino Andrii Baryshpolets e dal norvegese Peter Heine Nielsen, Grande Maestro già coach di Carlsen e secondo sia di quest’ultimo che di Anand, per un totale di 8 titoli mondiali visti vincere da vicino. Di scena anche Inal Sheripov, nato a Grozny, ufficialmente belga e vicino all’ex presidente Kirsan Ilyumzhinov (non ben ricordato da molti) e lo zambiano Lewis Ncube. Un quarto ticket è composto dal francese Bachar Kouatly e dal giamaicano Ian Wilkinson, entrambi da tempo critici verso alcune situazioni createsi in seno alla Federazione internazionale, in particolare nell’estremamente grigia epoca Ilyumzhinov.

Ritornando sulla scacchiera, e detto della presenza di Carlsen, questa ha dato alla Norvegia il citato ruolo di outsider e numero 3 del seeding. La squadra più forte è quella degli Stati Uniti, che può vantare una spaventosa media ELO di 2771 e la presenza di Fabiano Caruana, Wesley So, Levon Aronian (alla sua prima uscita a stelle e strisce dopo il cambio di federazione; giocava in precedenza per l’Armenia), Leinier Dominguez Perez e Sam Shankland. Anche senza Hikaru Nakamura, in breve, uno squadrone. A seguire c’è India 1 (sono tre le squadre che schiera il Paese organizzatore; Praggnanandhaa è nella seconda), che ha in Vidit Gujrathi e Pentala Harikrishna i due big indiscussi. Ma, per capire la forza degli scacchi indiani, basti dire che India 2 è la numero 11 del tabellone e India 3 la numero 17.

Molto interessanti anche le possibilità della Spagna, con Francisco “Paco” Vallejo Pons, il ritornato Alexei Shirov e David Anton Guijarro come punte, e della Polonia, che vanta la coppia Jan-Krsysztof Duda-Radoslaw Wojtaszek. Ci sarebbe anche l’Azerbaigian, che però deve fare a meno di Teimour Radjabov, fermato dal Covid-19. La Francia si è chiamata di fatto fuori dal gioco delle medaglie nel momento in cui tanto Alireza Firouzja quanto Maxime Vachier-Lagrave hanno deciso di non andare in India. Restano elevate le possibilità di Olanda (che schiera Anish Giri) e Ucraina, senza giocatori over 2700, ma con una complessiva forza di gioco che la rende cliente difficile per tanti.

Anche al femminile le assenze forzate di Russia e Cina fanno sì che ci si ritrovi con un campo partenti che qualche defezione l’ha, considerando soprattutto il fatto che, dal 2010, tre vittorie siano andate alle russe e due alle cinesi. L’India si prende il ruolo di favorita con la sua prima squadra, capitanata da Humpy Koneru, ma l’Ucraina la tallona con la presenza delle sorelle Muzychuk. Saranno soprattutto le nazioni dell’Est europeo e dell’Asia, come Georgia e Polonia, a caratterizzare in modo particolare la rincora, ma attenzione anche alla Francia.

L’Italia arriva all’evento schierando due buone formazioni: quella Open è numero 26 ai nastri di partenza, quella femminile numero 25. La squadra maschile è capitanata dall’olandese Loek Van Wely, e comprende Daniele Vocaturo, Luca Moroni, Lorenzo Lodici, Francesco Sonis e Sabino Brunello. Nel 2018, gli azzurri chiusero al 33° posto con sette vittorie e quattro sconfitte, ma fino a tre turni dal termine si trovavano in zone altissime, dovendo poi subire le sconfitte contro Russia e Svezia prima del successo con la Bosnia ed Erzegovina. Di quella spedizione il successo più significativo fu quello nella settima giornata contro la Turchia.

La squadra femminile di cui è capitano Fabrizio Bellia, invece, vede al via Marina Brunello, Olga Zimina, Tea Gueci, Marianna Raccanello ed Elisa Cassi, per un parziale cambio della guardia che nei prossimi anni vedremo ancora più accentuato, viste le personalità emergenti. Una seconda parte di Olimpiadi caratterizzata da sorteggi sfortunati, nel 2018, costrinse l’Italia al 49° posto quando partiva da diciottesima del seeding.

Questo il meccanismo: i cinque giocatori chiamati da ciascuna squadra non saranno tutti insieme alla scacchiera, ma giocheranno quattro alla volta in ciascun turno. Il punteggio in classifica sarà determinato con 2 punti per la vittoria, 1 per il pareggio e 0 per la sconfitta, e solo in un secondo momento, via spareggio tecnico, verranno presi in considerazione i risultati dei singoli confronti tra formazioni.

Si gioca a partire da domani mattina, i turni saranno 11 con giorno di riposo giovedì 4 agosto. Gli orologi saranno messi in moto alle ore 11:30 italiane, tranne che nell’ultima giornata (martedì 9 agosto), in cui si inizierà alle 6:30 nostrane. Il tempo di riflessione sarà di 90 minuti per le prime 40 mosse e 30 dalla 41a in avanti, sempre con incremento di 30 secondi a tratto.

Foto: FIDE / Lennart Ootes

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