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Tour de France 2022, è un’Italia spuntata: Ganna sfortunato, Bettiol e Ciccone volenterosi, Caruso sottotono

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È il momento di tirare le somme al Tour de France 2022. Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) può esultare per la prima Grande Boucle in carriera, riuscendo a far inchinare un Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che sembrava impossibile. In casa Italia però non sono proprio tre settimane da ricordare, seppur la pattuglia non fosse così nutrita (quattordici azzurri al via, terza nazione per numero di atleti): niente vittorie per la terza edizione consecutiva, con Simone Velasco miglior piazzato, trentunesimo ad oltre due ore dal danese.

Le chance di classifica erano affidate esclusivamente a Damiano Caruso: lo scalatore della Bahrain-Victorious era diventato anche capitano unico della squadra a causa del ritiro di Jack Haig, ma la condizione del siciliano non era delle migliori. Tnto terreno perso nella seconda settimana, un tentativo di fuga verso Foix (respinto) e il ritiro inglorioso a causa di una positività al Covid-19 quando era ventiduesimo ad oltre un’ora da Vingegaard: sicuramente non il Tour che si aspettava.

Ci si attendeva qualcosa di più da Filippo Ganna, che aveva approcciato la Grande Boucle con l’obiettivo di conquistare la maglia gialla nella prima cronometro di Copenaghen. Invece il maltempo e una gomma bucata lo hanno confinato al quarto posto; la condizione non è stata poi delle migliori, nonostante abbia provato ad andare in fuga a Saint-Etienne (sesto) e lo si è visto nell’altra prova contro il tempo a Rocamadour, chiusa al quinto posto.

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Chi ha provato a combinare qualcosa è Alberto Dainese (Team DSM): dopo la brutta caduta patita nella seconda tappa a Nyborg, il velocista non è quasi mai riuscito a trovare lo spunto giusto per sprigionare la sua potenza. Il terzo posto a Cahors, nella frazione vinta da Christophe Laporte, rimane un unicum nella sua Grande Boucle.

L’Italia si è vista un po’ tramite la combattività di Alberto Bettiol e Giulio Ciccone: l’uomo della EF Education Easypost ha provato più volte ad inserirsi nella fuga giusta nella settimana centrale, riuscendo anche a trovarla a Mende, ma la sua rimonta non è bastata per conquistare una vittoria di prestigio, accontentandosi del secondo posto dietro Michael Matthews. La condizione di Ciccone è andata invece in crescendo, provando a giocarsi anche la maglia a pois ma dovendosi arrendere sulla penultima salita della Lourdes-Hautacam dal ritorno in auge di Vingegaard e Pogacar.

Per il resto, poco da segnalare oltre ai quattro piazzamenti in top 10 di Luca Mozzato (B&B Hotels) che sottolinea la sua regolarità; Kristian Sbaragli (Alpecin-Deceuninck) si è dedicato perlopiù a lavori di gregariato, così come Daniel Oss (TotalEnergies) e lo stesso Velasco; Gianni Moscon (Astana Qazaqstan) si è ritirato praticamente subito, seguito a Peyragudes dal compagno di squadra Fabio Felline, mentre hanno deluso i due Quick Step-Alpha Vinyl Andrea Bagioli e Mattia Cattaneo; il primo non si è praticamente visto, mentre il secondo non aveva la solita verve, facendosi notare solo con il settimo posto di Rocamadour e mettendosi perlopiù al servizio della squadra. Chiude Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty-Gobert) in top 10 solo a Carcassonne.

Insomma, un Tour de France in cui l’Italia ha fatto semplicemente da figurante, in cui non è riuscita a lasciare un’impronta, anche se in molti erano presenti appunto solo per compiti di gregariato. Il voto al Tour de France è insufficiente, per l’incapacità di mettere a segno almeno un graffio in questa Grande Boucle: da questo punto si potrà soltanto risalire la china.

Foto: Photo LiveMedia/Laurent Lairys/DPPI

 

 

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