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Tour de France 2022: partenza complicata per Damiano Caruso e prima delle montagne ci saranno le pietre

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Non è stata una partenza di Tour de France semplice per Damiano Caruso. Dopo le tre tappe danesi il ragusano si trova già nella condizioni di dover recuperare secondi su sostanzialmente tutti i corridori che ai nastri di partenza poteva considerare come propri rivali.

Già nei 13 km a cronometro di Copenhagen Caruso aveva completato una prova un po’ sotto le aspettative e soprattutto i suoi ottimi standard delle ultime stagioni. Nelle ultime due prove contro il tempo il corridore della Bahrain Victorious aveva infatti centrato due top10. Se l’ultima frazione del Romandia era una cronoscalata molto adatta alle sue caratteristiche, l’ottavo posto del Delfinato era arrivato su un percorso da specialisti.

Nella capitale danese invece si è trovato a perdere terreno da molto uomini di classifica, chiudendo a quasi 50” da Pogacar e 40” da Roglic. Forse il terreno bagnato, forse un percorso troppo breve e con troppi rilanci da affrontare, ma certamente il secondo classificato del Giro 2021 non può esserne uscito soddisfatto.

La vera beffa è però arrivata nella terza frazione. Un percorso innocuo, una tappa per velocisti che non offriva nessuna reale difficoltà altimetrica o di vento. L’unico ostacolo è stato il solito caos che si crea negli arrivi in volata, specialmente al Tour. Una distrazione di un corridore e gran parte del gruppo è finito a terra.

Di certo Caruso avrebbe potuto avere un posizionamento migliore, ma l’episodio sfortunato gli ha fatto perdere altri 39” dai primi. In questo momento dunque la posizione occupata in classifica è la 93a a 1’41” dalla Maglia Gialla di Van Aert. Non stiamo parlando di distacchi incolmabili (da uomini come Gaudu o Mas ha meno di 1′), ma sicuramente non è una situazione da sogno.

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Il terreno adatto per Damiano Caruso è la montagna, la salita dura, quella che non lascia spazio a sfortune o momenti di calo. Il disegno del Tour di quest’anno ha inserito poca salita nei primi giorni e fino all’arrivo della Planche des Belles Filles non se ne vedrà. Sarà dunque vitale cercare di limitare i danni al meglio nella temibile tappa del pavè per presentarsi sulle pendenze più dure con ambizioni rinnovate.

Foto: LaPresse

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