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Basket: Brittney Griner condannata a oltre 9 anni di prigione in Russia. E per la star WNBA c’è un retroscena…

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Continua, ed è sempre più di dimensioni enormi, la vicenda di Brittney Griner. La superstar della WNBA, giocatrice che ha cambiato tutta l’interpretazione del ruolo di centro con le sue imponenti doti fisiche, ha subito una condanna a 9 anni e mezzo di prigione, con annessa multa di un milione di rubli (che, oggi, valgono poco più di 16.000 dollari), per possesso di olio di cannabis trovato nei suoi bagagli quand’era all’aeroporto di Mosca.

La stella delle Phoenix Mercury, in carcere dallo scorso febbraio, all’inizio di luglio aveva riconosciuto di possedere quella droga, ma non per consumarla, bensì per cura del dolore, senza dunque la volontà di violare la legge russa.

Il caso è rimbalzato dalla Russia agli Stati Uniti anche per via del contesto in cui è avvenuto l’arresto, che si pone in un quadro infinitamente più ampio stante tutto ciò che sta accadendo nel mondo, e in una precisa parte di mondo. Maria Blagovolina, avvocato che ha difeso Griner, ha tentato di far leva sulla mancanza di precedenti penali e sullo sviluppo del basket russo (per lei 7 anni all’UMMC Ekaterinburg), oltre a far notare vizi di procedura legale sull’analisi della cannabis.

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Del caso si è interessato il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che in una nota ha affermato: “Oggi Brittney Griner, cittadina americana, ha ricevuto una condanna al carcere che è un altro promemoria di ciò di cui il mondo era già a conoscenza: la Russia sta detenendola in maniera ingiusta“.

Ora si apre un ulteriore scenario. Era diventato noto come soltanto dopo la sentenza di condanna di Griner si sarebbe potuto iniziare a parlare di scambio di prigionieri, anche se dell’opzione si parla da settimane. Per rilasciare la giocatrice, in Russia si rivorrebbe indietro Viktor Bout, il “mercante della morte”, forse tra i più tristemente celebri trafficanti d’armi in circolazione tra gli Anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, arrestato nel 2008 e oggi detenuto proprio negli States. In mezzo ci sarebbe anche la posizione di Paul Whelan, anche lui in carcere in Russia con l’accusa di spionaggio dal 2018.

Foto: LaPresse

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