Formula 1
F1, Ferrari: come vivere le ultime gare della stagione? Caccia ai successi di tappa, pensando al 2023
Le ferie della Formula Uno sono prossime alla conclusione. Quello appena trascorso è stato l’ultimo weekend di pausa prima della ripresa, fissata per venerdì a Spa-Francorchamps, dove domenica andrà in scena il Gran Premio del Belgio. L’autodromo delle Ardenne terrà a battesimo quella che, concettualmente, può essere definita la seconda parte della stagione. Sia perché si riparte dopo un lungo stop, sia perché entrerà in vigore la famosa “direttiva tecnica 39” relativa ai controlli più stringenti sui fondi delle monoposto.
In realtà, siamo più vicini alla fine dell’annata agonistica di quanto si pensi. Sono 13 le gare disputate sinora. Ne rimangono 9, di cui ben tre programmate da qui all’11 settembre. Ciò significa che, dopo Monza, la F1 entrerà a tutti gli effetti nella parte conclusiva del Mondiale 2022. Checché ne dicano certuni, l’esito della contesa iridata appare segnato. Max Verstappen ha ben 80 punti più di Charles Leclerc nella classifica piloti, mentre Red Bull ne vanta 97 di margine sulla Ferrari in quella costruttori. In altre parole, l’olandese ha la bellezza di tre GP di vantaggio sul monegasco, che sicuramente ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto (il più delle volte non per colpa sua).
Però la storia non viene scritta con i periodi ipotetici, bensì con i dati fattuali. Questi sono incontrovertibili e ci dicono come tra il ventiquattrenne del Drink Team e quello del Cavallino Rampante ci sia una distanza più che doppia rispetto a quella che intercorre tra il pilota del Principato e Lewis Hamilton, ovverosia il sesto del Mondiale piloti. Al tempo stesso Ferrari sarà anche a -97 da Red Bull, ma è solamente a +30 su Mercedes. Insomma, per quanto la Scuderia di Maranello affermi di considerare l’Iride ancora un obiettivo raggiungibile, la realtà dei fatti è che gli inseguitori sono ben più vicini alle Rosse di quanto queste non lo siano alle creature di Adrian Newey. La matematica peraltro consente a Verstappen di sorridere, poiché qualsiasi GP chiuso al secondo posto rappresenterà comunque un risultato a suo favore, in quanto anche cedendo ipoteticamente 8 punti in ogni weekend, sarebbe Campione.
Il nocciolo della vicenda è semplice. La Ferrari non è più padrona del proprio destino. Per tornare in gioco nella corsa al Mondiale, il Cavallino Rampante deve sperare in qualche imprevisto serio in casa Red Bull, altrimenti la partita iridata non sarà più una questione di “se”, bensì di “quando” arriverà la sconfitta. Alla luce di questo scenario, è evidente come l’imminente trittico rappresentato da Spa-Francorchamps, Zandvoort e Monza rappresenti il crocevia che determinerà quale sentiero prenderà la parte finale della stagione.
Se la Scuderia di Maranello non riuscirà a recuperare terreno in maniera significativa, allora potrebbe essere produttivo cambiare approccio ai Gran Premi. Con la corsa ai titoli di fatto compromessa, l’obiettivo diventerebbe quello di vincere quante più gare possibile, senza curarsi della classifica. Si potrebbe optare per selezionare dei weekend in cui omologare nuove componenti per l’uno o l’altro pilota, in maniera tale da scontare una penalità, ma avere una power unit “fresca” per l’appuntamento successivo, dove puntare con decisione alla vittoria, consapevoli (sempre in linea ipotetica) che a Verstappen andrebbe benissimo anche piazzarsi secondo o terzo.
Si comincerebbe, peraltro, a guardare in anticipo al 2023. In tal senso, Ferrari ha dimostrato come attualmente la lacuna più grande non sia di tipo tecnico, bensì umano. La F1-75 è una gran monoposto, degna del Mondiale. Sta però venendo meno la capacità di sfruttarla adeguatamente, vuoi per qualche errore di troppo, vuoi per la mancanza di coraggio in alcune situazioni. In F1 ultimamente essere spregiudicati paga. Red Bull è lì a testimoniarlo. La speranza è che la parte conclusiva del 2022 possa permettere anche al management maranelliano di assimilare questo concetto, in maniera tale da cominciare il prossimo anno già forgiato per una battaglia iridata, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi mesi, durante i quali si è fatta sentire la desuetudine a competere per gli obiettivi principe, ovvero i titoli. Perché passare per primi sotto la bandiera a scacchi è una cosa, ma mettere le mani sull’Iride è affare ben più complicato.
Foto: La Presse