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Tennis, Franco Agamenone: “L’Italia e Lecce mi hanno cambiato la vita. Sinner ti toglie il tempo di gioco”
Il tennis italiano sta lanciando continuamente alla ribalta giocatori interessanti, non necessariamente giovani. Accanto ai vari Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Giulio Zeppieri, Flavio Cobolli e Luca Nardi, è sbocciato a 29 anni anche Franco Agamenone. Dopo una carriera tra i Futures, l’approdo nel Bel Paese gli ha cambiato la vita: l’oriundo argentino, ma di chiare origini italiane (il suo bisnonno emigrò in Sud America e si chiamava Agamennone, poi una ‘n’ si perse per strada nei meandri della burocrazia…), prosegue in un percorso di crescita esponenziale, che lo ha portato a partecipare al Roland Garros da lucky loser e raggiungere la semifinale nell’ATP 250 di Umago. Gli restano ormai solo nove posizioni da scalare per approdare nell’agognata top100 del ranking, obiettivo che per la stragrande maggioranza dei tennisti vale una carriera.
Raccontaci la tua storia: quando sei arrivato in Puglia e perché hai deciso di giocare per l’Italia?
“Sono arrivato a Lecce nel dicembre del 2020, e ho deciso di giocare per l’Italia perché dopo la pandemia vi erano i Campionati italiani e altri tornei importanti appunto in Italia, e potevo giocarli solo con la ‘’bandiera italiana’’, quindi ho cambiato la mia nazionalità e ho deciso di rimanere italiano rappresentando l’Italia“.
Il tennis italiano è più all’avanguardia di quello argentino e consente ai giocatori di progredire?
“In questo momento sia il tennis argentino che quello italiano stanno bene tutti e due, hanno tanti giocatori dentro i Top100, 200 o 300, quindi penso che stanno che tutti e due i paesi stanno facendo le cose abbastanza bene”.
Ti senti più italiano o argentino?
“Sono legato a tutti e due i paesi, tanto all’Argentina come all’Italia”.
Hai contatti con i tuoi parenti che sono rimasti in Italia? Nella tua famiglia parlate bene l’italiano?
“No, non ho contatti con nessun mio parente, non conosco nessuno qua in Italia. Nella mia famiglia parliamo italiano e mia nonna è stata insegnante di italiano”.
A 29 anni è iniziata una nuova carriera per te: cosa ti ha portato a fare questo salto di qualità?
“Sicuramente trasferirmi qua in Italia mi ha aiutato molto, sento di aver trovato le persone giuste per farmi guidare e per crescere, sicuramente questo è stato molto importante per la mia carriera“.
Visto la tua esplosione tardiva, possiamo aspettarci ancora 10 anni di carriera, magari fino ai 40 anni?
“Non lo so, in realtà non saprei fino a quale età potrei giocare, spero di poter giocare tanti anni come voglio, sarebbe bello arrivare ai 40…“.
Hai giocato contro Jannik Sinner: che effetto ti ha fatto?
“Jannik è un giocatore molto solido, intenso, ha una gran velocità di palla, gioca vicino alla riga e toglie sempre il tempo all’avversario, ho incontrato un giocatore molto forte che ha già un ottimo presente e un futuro ancora migliore“.
Prossimo obiettivo il tabellone principale di uno Slam?
“Si, sarebbe bello entrare direttamente nel tabellone di uno Slam, ma questo arriverà da solo, mi concentro solo nel dare il meglio in ogni torneo che gioco“.
Quando hai capito che il tennis sarebbe potuto diventare per te un lavoro e non un passatempo?
“Verso i 13-14 anni ho capito che questo sport necessita di tempo, allenarsi bene e far le cose per bene. Lì ho capito che non era più un passatempo ma era ciò che volevo far per il resto della vita“.
Ti piacerebbe un giorno giocare per l’Italia in Coppa Davis?
“Sì, sicuramente giocare la Coppa Davis sarebbe bellissimo, però ancora ci sono altri giocatori che stanno meglio, e non sto pensando a questo, so solo che devo migliorare per arrivare più in alto possibile, per migliorare la classifica devo continuare a crescere e mi concentro su questo“.
Intervista a cura di Edoardo Diamantini
Foto: Federico Rossini