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Basket, i precedenti tra Italia e Serbia. Il ricordo di Belgrado 2021 è ancora dolce
Per parlare dei precedenti tra Italia e Serbia bisogna mettere a punto tanti particolari accorgimenti. Si tratta di una precisazione necessaria, perché la Serbia in quanto Paese con una propria fisionomia, nel tempo moderno, esiste dal 2007 dopo che è stata sancita la separazione dal Montenegro, attraverso il referendum svolto in quest’ultima nazione.
La massima parte dei confronti che si ricordano, infatti, sono quelli tra Italia e Jugoslavia. Rammentando che si parla di soli confronti in manifestazioni ufficiali internazionali (Olimpiadi, Preolimpici, Mondiali, Europei, qualificazioni Europei, Giochi del Mediterraneo), questa storia parte dal 30 aprile 1947. Si giocava il secondo Campionato d’Europa del dopoguerra a Praga. Era un altro basket, che non aveva ancora visto l’introduzione del tempo per azione (negli Stati Uniti i 24 secondi furono adottati dal 1954, in Europa dal 1955 furono 30). Ecco perché quella partita finì 59-33. Di quella squadra azzurra facevano parte Cesare Rubini, Giancarlo Primo e Vittorio Tracuzzi, tutti poi grandi protagonisti dell’evoluzione del basket italiano dagli Anni ’50 agli Anni ’80. La guida tecnica era doppia: con Mino Pasquini c’era Elliott Van Zandt, al quale si deve un ruolo importantissimo nel focalizzare l’attenzione sui fondamentali, un suo mantra ripetuto allo sfinimento.
Ben presto, però, le cose cambiarono. E quel ben presto voleva dire che, 15 anni dopo, l’Italia era sì una delle potenze della pallacanestro, ma la Jugoslavia era salita su un livello superiore. Dalle Olimpiadi del 1964 la nostra Nazionale dovette attendere molto a lungo prima di rivincere ancora contro la selezione balcanica, che poteva attingere al meglio di ciò che trovava nei territori di Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia.
Fu nel 1976 che capitò una cosa difficilmente prevedibile: l’Italia, sconfiggendo a Edimburgo la Jugoslavia nel Preolimpico, si qualificò per Montreal. Di quella squadra faceva parte Luciano Vendemini, che avrebbe potuto farsi largo tra i migliori azzurri di sempre se una malformazione cardiaca non l’avesse stroncato l’anno successivo.
Da allora, altra serie di vittorie consecutive slave fino alla famosissima partita del girone degli Europei 1983 di Limoges. Che non fu solo quella della vittoria azzurra: ci fu una rissa ben nota, cui assistette anche un giovane Drazen Petrovic e che vide rincorse, calci, pugni, staff sul campo e forbici in mano a Grbovic requisite all’istante. Piovvero squalifiche, l’Italia vinse la rassegna continentale a Nantes contro la Spagna.
Quella fu la sesta e ultima vittoria con la Jugoslavia intesa come la si conobbe prima della guerra. Fu storica la finale degli Europei del 1991 giocata a Roma, con la squadra slava che subiva già quegli effetti del conflitto: Jure Zdovc era stato richiamato in Slovenia per non essere tacciato di tradimento. Vinse la Jugoslavia 73-88.
Con la Jugoslavia ora ridotta a Serbia e Montenegro, dal 1995 in avanti l’Italia si è tolta qualche soddisfazione: vittoria nel girone agli Europei 1997, e soprattutto vittoria in semifinale agli Europei 1999, forse la partita più bella in assoluto di tutta la gestione di Boscia Tanjevic, sia per la tattica che si vide in campo, sia per un quantitativo di tasso tecnico sul parquet di Parigi. Da una parte Myers, Meneghin e Fucka come guide, dall’altra Bodiroga, Danilovic e Divac.
L’unico confronto azzurro con la squadra nota come Serbia e Montenegro (appunto evoluzione della Jugoslavia) fu quello del girone di Atene 2004: vinsero Bodiroga e compagni all’ultimo tiro (sbagliato dall’Italia) per 72-74.
Con la Serbia come Paese solitario, invece, accadde questo: ricominciò la serie negativa. Sconfitte nelle qualificazioni europee 2008, vittoria ai Giochi del Mediterraneo 2009, poi ancora tante delusioni. Europei 2011 (girone), Europei 2013 (finale 7° posto con finestra sui Mondiali), Europei 2015 (ancora girone), Europei 2017 (quarti di finale in condizioni impari), Mondiali 2019 (girone).
Poi sono venute le notti di Belgrado, e quel Preolimpico del 2021 che ancora tutti in Italia ricordano, nell’ambiente cestistico, perché si fu in grado di realizzare un’impresa magnifica. Proprio quella che Pozzecco, con nove dodicesimi della squadra che erano lì, pronti a voler realizzare il colpo. Un’altra volta. Difficile, ma non impossibile. 2-7 con la Serbia, 12-36 nel conteggio generale: lo si può far diventare 3-7 e 13-36.
Credit: Ciamillo