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Coppa Davis 2022, Italia e il lusso di avere un n.3 come Lorenzo Musetti
Attualmente, dati alla mano, l’Italia in Coppa Davis, almeno per quanto riguarda la questione della profondità in termini di primi tre singolaristi, è tra le selezioni più fortunate. A favorire l’attuale congiuntura c’è la posizione che occupa al momento Lorenzo Musetti nel ranking ATP, la numero 30.
Al momento, ci sono pochissime nazioni che possono trovarsi in una situazione simile o migliore a ranghi completi. La prima è la Spagna, che se avesse tutti a disposizione andrebbe in campo con Carlos Alcaraz, numero 1, Rafael Nadal, numero 3, Pablo Carreno Busta, numero 14, e Roberto Bautista Agut, numero 21. Al momento, a Valencia, due di questi non ci sono, e cioè Nadal e Carreno Busta. Per l’uno si tratta di un’assenza che perdurerà anche alle Finals, in quanto è già “prenotato” per esibizioni roventi dal punto di vista legale, mentre per l’altro la questione è legata soltanto alle fatiche del momento e alle scelte di programmazione. Anche così, però, Sergi Bruguera può contare su una figura come Albert Ramos-Vinolas, giocatore attualmente 40° nella graduatoria globale, ma con un passato da numero 17. Come a dire che, dove non ce n’è uno, ce n’è sempre un altro.
A ranghi completi, anche gli Stati Uniti sarebbero paragonabili agli azzurri, vista la triade Taylor Fritz-Frances Tiafoe-Tommy Paul, con il terzo di essi che è attualmente numero 29. Che non è come avere i tempi di Sampras e Agassi, o di un McEnroe che amava come pochissimi la Davis. A Glasgow Tiafoe manca, ed è sostituito da Jack Sock, un’autentica meteora alle grandi altezze (ora si sta riprendendo, ma gli ci è voluto davvero tanto). E anche la Gran Bretagna, con Norrie-Evans-Murray, ha un lusso enorme: non capita tutti i giorni di avere un numero 3 che è tre volte campione Slam, ex numero uno, a lungo parte di quella categoria magnifica chiamata Fab Four.
A proposito di Fab Four, anche la Serbia con Novak Djokovic avrebbe un buon assortimento, visto il supporto tanto di Kecmanovic quanto di Lajovic (senza dimenticare che anche Djere, a tratti, ha una sua competitività lontano dal rosso). Nel girone dell’Itala, la cosa più vicina sarebbe l’Argentina, ma dipende in parte dalla condizione di Diego Schwartzman e in parte da quanto rendono fuori dalla terra tanto Francisco Cerundolo quanto Sebastian Baez. E, a Bologna, segnali positivi non se ne sono visti.
Resta così intesa l’importanza di un giocatore come Musetti, che nel 2022 è cresciuto tanto, ha iniziato a vincere anche sul veloce indoor, e che nel complesso ha sia personalità da vendere che un gioco in grado di dare tantissimi problemi a chiunque gli si pari davanti (compresi i big, che prima di vincere contro di lui hanno dovuto impiegare molto tempo a capire la situazione in cui si trovavano). L’Italia, in questo modo, ha sempre qualcosa per cui farsi temere: la pericolosità al servizio di Berrettini, l’evoluzione sempre più importante di Sinner, l’estro di Musetti. Senza dimenticare Fabio Fognini, qualora serva, e il ligure lo si sa capace di tutto soprattutto con la maglia azzurra. Questo significa poter avere moltissime frecce all’arco, con combinazioni adattabili anche al tipo di situazione che si può verificare in fatto di giocatori che si presentano dall’altra parte della rete e conseguenti caratteristiche.
Del toscano, partita con Gojo odierna a parte, non va nemmeno dimenticata una cosa: il modo in cui ha esordito in Coppa Davis. Avrebbe potuto tremare e farsi prendere da numerose emozioni contro Norbert Gombos, sul 2-2 di Slovacchia-Italia, invece è rimasto lì e ha saputo vincere un confronto che valeva l’approdo all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno. Ulteriore motivo per cui affidarsi a lui può essere buono soprattutto quando si tratta di portare a casa punti che devono essere vinti e uno dei due big attuali è fuori dai giochi per qualsivoglia motivo.
Foto: LaPresse