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Golf: Presidents Cup al via a Quail Hollow. La sfida USA-Mondo (ma non Europa)

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Prende il via giovedì la Presidents Cup, 14a edizione della sfida tra gli Stati Uniti e il team Internazionale, che comprende giocatori da tutto il mondo tranne che dall’Europa (per quella c’è la Ryder Cup, di scena a Roma l’anno prossimo). Per la prima volta si gioca al Quail Hollow Club di Charlotte, North Carolina, già sede usuale del Wells Fargo Championship e, nel 2017, del PGA Championship vinto da Justin Thomas.

Si gareggia in un anno particolarmente complesso per il golf mondiale, a causa delle fratture provocate dall’incedere della LIV Golf, la Superlega araba che a suon di ingenti somme di denaro sta convincendo numerosi giocatori a far parte dei propri eventi. Tali golfisti sono stati banditi dal PGA Tour e non possono partecipare alla Presidents Cup: è il caso dell’australiano Cameron Smith e del cileno Joaquin Niemann, che sarebbero stati qualificati automatici se non avessero effettuato la scelta verso la LIV. Per lo stesso motivo l’indiano Anirban Lahiri non si è potuto inserire come scelta del capitano del team Internazionale. Diversissimo il caso di Will Zalatoris: il team USA, infatti, deve fare a meno di lui per infortunio.

Gli Stati Uniti si presentano con Davis Love III capitano, Fred Couples, Zach Johnson, Steve Stricker e Webb Simpson vicecapitani. I 12 giocatori sono Scottie Scheffler, Patrick Cantlay, Xander Schauffele, Sam Burns, Justin Thomas, Tony Finau, Jordan Spieth, Collin Morikawa, Max Homa, Billy Horschel, Cameron Young, Kevin Kisner. Sono sei i rookie: tra questi, Scheffler debutta direttamente con lo status di numero 1 del ranking mondiale.

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Il team Internazionale è al via con Trevor Immelman (Sudafrica) capitano, K. J. Choi (Corea del Sud), Geoff Ogilvy (Australia), Camilo Villegas (Colombia) e Mike Weir (Canada). I 12 golfisti sono Hideki Matsuyama (Giappone), Sungjae Im, Joo-hyung “Tom” Kim, Kyoung-hoon “K. H.” Lee, Si-woo Kim (Corea del Sud), Adam Scott, Cameron Davis (Australia), Corey Conners, Taylor Pendrith (Canada), Mito Pereira (Cile), Christiaan Bezuidenhout (Sudafrica), Sebastian Muñoz (Venezuela). Sono otto i debuttanti: per meglio dire, gli unici con esperienze pregresse sono Matsuyama, Im, Scott e Kim.

I favori del pronostico sono ovviamente tutti pendenti dalla parte degli americani, che schierano un team che raramente era stato così forte, al netto dell’assenza di Zalatoris. Nelle precedenti 13 edizioni, peraltro, la squadra a stelle e strisce è quasi sempre stata dominante, con 11 successi; una sola la vittoria internazionale, risalente al 1998 a Melbourne, in Australia, e un pareggio, occorso a George, in Sudafrica.

Diversamente dalla Ryder Cup, qui ci sono quattro giorni di gara e non tre. Si parte il giovedì con cinque foursome (due coppie di golfisti giocano una sola palla) e poi si prosegue il venerdì con cinque fourball (due coppie di golfisti giocano con le rispettive palle; ce ne sono dunque quattro in gioco). Il sabato, invece, alla mattina si disputano quattro foursome e al pomeriggio quattro fourball. Infine, la domenica è il giorno dei 12 match singoli, che determineranno il punteggio conclusivo. Per vincere la Presidents Cup occorrono 15.5 punti. In caso di 15-15, la coppa verrà condivisa dai due team. Questa scelta va fatta risalire a quanto accadde nel 2003: dopo una sfida molto bella, si ebbe un playoff tra Tiger Woods ed il sudafricano Ernie Els di grandissima qualità, che fu interrotto dall’oscurità dopo tre buche. A quel punto, si decise di lasciare la situazione così com’era, in parità.

Tutta la competizione verrà seguita da GolfTv e dai canali Discovery. In particolare, questa la programmazione di Discovery+ (Eurosport Player): prima giornata dalle 18:30, seconda dalle 17:30, terza dalle 13:00 e quarta dalle 18:00, con fine delle trasmissioni (teorica) sempre a mezzanotte. Simile il discorso per Eurosport 2: le uniche differenze si hanno nel secondo giorno, con diretta dalle 20:30, e nel terzo, in cui si parte alle 18:00 dopo l’Open di Francia.

Foto: LaPresse

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