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MotoGP, torna Buriram: pista favorevole a Bagnaia o Quartararo? Due lunghi rettilinei, ma anche un insidioso tratto misto

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La MotoGP è nel pieno della fase di “riscoperta”, poiché il Motomondiale sta tornando su tracciati dai quali era assente da 3 anni a causa della pandemia di Covid-19. Non si tratta di un fatto banale, poiché la forbice dell’esperienza tra nuove leve e veterani è più ampia del solito proprio in seguito a questa dinamica. Non va però dimenticato come nel 2019 si usassero pneumatici con una carcassa differente rispetto a quella attuale. La prossima tappa del Redescubrimiento 2022 sarà Buriram, in Thailandia.

Il circuito appartiene all’ultima generazione, avendo visto la luce poco meno di un decennio fa su progetto di Hermann Tilke. Può tranquillamente essere classificato alla voce “Tilkodromo”, pur essendo relativamente breve per gli standard dell’architetto tedesco. Un giro misura infatti 4.554 metri e ha 12 curve, che collegano due lunghi rettilinei a cui si aggiunge quello d’arrivo. Non a caso, Buriram inizialmente venne battezzato “Ducatiland” perché nel disegno ricordava molto Spielberg, dove la Casa di Borgo Panigale era imbattuta. In realtà, all’atto pratico, si è visto come il contesto thailandese sia diverso da quello austriaco.

A Buriram è fondamentale la percorrenza in curva. Difatti ben due terzi delle pieghe sono concentrate in un lungo tratto misto, dove è appunto cruciale la precisione di guida allo scopo di mantenere alta la velocità. Insomma, il tracciato thailandese è letteralmente bipolare, poiché può essere diviso in due segmenti dai connotati totalmente opposti. Uno prettamente stop&go e uno particolarmente tortuoso. Alla luce di questa descrizione, chi può essere favorita? Ducati o Yamaha?

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Teoricamente, un tratto favorisce la Casa di Borgo Panigale e l’altro quella di Iwata. Di conseguenza, Buriram sarà pista Ducati. Non si tratta di un contraddizione, bensì della mera constatazione dei fatti. La Desmosedici GP22 è un mezzo meccanico complessivamente superiore alla M1. Pertanto, a parità di condizioni di partenza (come nel caso della Thailandia), è evidente come le moto italiane dovrebbero avere un vantaggio prestazionale su quelle prodotte nella prefettura di Shizuoka.

Foto: MotoGPpress.com

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