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Sport Invernali, in Fisi è “Guerra delle tute”. Non solo i Tribunali, il veleno sullo sponsor tecnico si allarga agli atleti
In questi giorni si sta verificando una situazione quantomeno anomala relativa alla Federazione Italiana Sport Invernali e ai suoi atleti. La vicenda merita di essere approfondita, poiché genera dei grossi punti di domanda in merito a quanto sta accadendo davvero dietro le quinte di un ente federale prossimo a elezioni già avvelenate da altre polemiche. Non parliamo delle politiche del 25 settembre, bensì del voto per rinnovare il consiglio Fisi ed eleggerne il presidente, programmato per il 15 ottobre. Riepiloghiamo però pedissequamente quanto avvenuto, attenendoci ai fatti.
Da mesi, la Fisi è impantanata in un contenzioso legale con l’azienda BasicItalia, proprietaria di svariati marchi, compreso Kappa, dal 2011 sponsor tecnico della federazione. Il motivo? Nel 2017 le due parti rinnovano il contratto di sponsorizzazione, stipulandone uno di durata quinquennale, la cui scadenza è fissata per il 30 aprile 2022. Tra le clausole di questo accordo, viene inserito il diritto di prelazione in favore di Kappa, ovvero il diritto di essere preferita ad altri a parità di condizioni. Nei mesi scorsi un’altra azienda, la Giorgio Armani, si fa avanti e si propone come nuovo sponsor tecnico Fisi tramite il marchio EA7. Correttamente, la Federazione informa BasicItalia di aver ricevuto una nuova offerta, comunicando anche la mole della stessa. BasicItalia risponde allora di voler pareggiare tale proposta, facendo di conseguenza valere il diritto di prelazione. Infatti, da contratto, a parità di condizioni Kappa deve essere preferita a EA7.
Sport Invernali, la Corte di Appello di Milano dà ragione alla Fisi nel contezioso con Kappa
Tutto lineare, in teoria. Invece la situazione comincia a farsi contorta. Fisi definisce “non esaustive” le condizioni contrattuali e ne pone altre, ritenute invece estranee da BasicItalia. Si arriva, quindi, al suddetto contenzioso legale che, dopo un primo round primaverile favorevole a Fisi, il 20 luglio si conclude invece con una chiara sentenza in favore di BasicItalia. Il Tribunale di Milano ordina difatti a Fisi di astenersi dal concludere nuovi contratti di sponsorizzazione per le stagioni sportive che vanno dal 2022-23 al 2025-26, ritenendo valido il diritto di prelazione. Dunque, ora come ora, per la legge lo sponsor tecnico della Federazione Italiana Sport Invernali è Kappa. Cionondimeno, negli ultimi giorni sugli account social di Sofia Goggia e Dorothea Wierer sono apparse foto delle atlete vestite da materiale marchiato EA7. Come è possibile?
Se Goggia e Wierer indossano rispettivamente una tuta da sci e una felpa con il logo EA7, significa che qualcuno ha fornito loro i suddetti capi di abbigliamento. Però chi? La Fisi? Se così fosse, ci troveremmo di fronte a una palese violazione della sentenza emessa dal Tribunale di Milano poche settimane fa, stando alla quale lo sponsor tecnico è Kappa. Oppure il materiale è arrivato direttamente dall’azienda Giorgio Armani? Sarebbe ancor più grave, perché di fatto scavalcherebbe la sentenza stessa. Ipotesi peraltro improbabile, considerando come in realtà EA7, pur essendo il casus belli, sia rimasta totalmente estranea alla battaglia legale Fisi-BasicItalia.
Al di là di chi ha fornito il materiale alle atlete, bisogna ricordarsi di come si stia parlando di due star del firmamento degli sport invernali (anzi, in termini di popolarità le due stelle più splendenti della Fisi a livello italiano e globale). Goggia e Wierer devono curare al massimo ogni proprio post sui social network. Dunque, se hanno pubblicato delle proprie foto con materiale marchiato EA7, è perché qualcuno ha dato loro il via libera per farlo; e qui potrebbe essere stata solo la Federazione stessa. Primo perché la trentenne bergamasca ha posto l’accento sul fatto di avere una tuta nuova, secondo perché le persone coinvolte sono due e pressoché in contemporanea. Difficile credere, eventualmente, a un doppione “scivolone social” delle ragazze, entrambe trovatesi a postare immagini che non avrebbero potuto pubblicare.
Qualcosa non torna. Perché si consente alle due testimonial Fisi più prorompenti di indossare capi d’abbigliamento di uno sponsor tecnico che, legge alla mano, non è quello della Federazione? Forse in via Piranesi si vuole provare a forzare la mano con una mossa mediaticamente aggressiva? Se questa interpretazione corrispondesse al vero, allora significherebbe cominciare a coinvolgere nella vicenda, seppur di riflesso, anche gli atleti con una potenziale escalation nel prossimo futuro. A rendere paradossale il tutto, c’è il fatto (questo incontrovertibile) di vedere alcuni protagonisti Fisi vestire EA7 e altri ancora Kappa!
Un pasticciaccio, insomma, che si incastona nelle già poco edificanti polemiche relative alla ricandidatura di Flavio Roda alla presidenza. Il 74enne emiliano concorre per il quarto mandato, generando anche qui una situazione caliginosa, diventata un autentico campo di battaglia in cui si stanno scontrando le interpretazioni di articoli contenuti in statuti, regolamenti federali e leggi ordinarie.
A chiudere, c’è da rimarcare un altro aspetto inquietante, ovvero l’atteggiamento di molti media in merito a quanto sta accadendo. La grande maggioranza di essi sta ignorando l’accaduto, o dandovi il minimo risalto. Un approccio totalmente opposto rispetto alle feroci polemiche che, proprio in questi giorni, stanno coinvolgendo la Federazione Ciclistica Italiana e il cosiddetto “Scandalo Provvigioni”, il quale sta trovando ampio spazio anche sulla stampa generalista. Qualcuno potrà obiettare che il ciclismo ha una popolarità superiore agli sport invernali, soprattutto in questa fase dell’anno. Vero fino a un certo punto, il caso comunque riguarda una vicenda poco chiara legata a un ente federale sportivo. Il discorso in merito alla cloroformizzazione delle potenziali polemiche legate a Fisi è in realtà più articolato e si trascina da mesi. Già durante l’inverno 2021-22 chi fa informazione generalista ha rinunciato ad approfondire altre dinamiche torbide (il “Caso Marsaglia”, per esempio).
Detto questo, stupisce il modo in cui alcuni media specializzati stiano liquidando il pateracchio Fisi-Kappa-EA7, arrivando a definire “normale” il fatto di vedere atleti della stessa federazione vestire con due sponsor tecnici diversi. Signori, ma state scherzando? Cosa ci sarebbe di “normale” in tutto questo? Se c’è un contratto con un’azienda, quello va rispettato. Non possono esistere fantomatiche “fasi di transizione”, soprattutto in un’epoca in cui ogni immagine è diventata fondamentale. Semmai in passato è capitato di veder “camuffati” dei capi d’abbigliamento proprio per non violare gli accordi di sponsorizzazione tecnica! Qui siamo, invece, all’opposto. Quanto sta accadendo non sarebbe “normale” neppure se il contratto con l’Azienda A fosse scaduto e quello con l’Azienda B fosse appena iniziato.
Comunque la si voglia vedere (o presentare), è palese come il quadriennio olimpico di Milano-Cortina 2026 cominci nel modo peggiore possibile, tra polemiche, tribunali e approcci mediatici che, nel migliore dei casi, vanno essere definiti pressapochisti (nel peggiore, invece…). Se il buon giorno si vede dal mattino, nell’alba già gravata dai nuvoloni neri relativi all’impiantistica, inizia a sentirsi anche qualche tuono…
Foto: La Presse