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US Open 2022, il vero Matteo Berrettini non si è mai visto a New York. Il Covid ha lasciato i segni

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I Masters1000 di avvicinamento erano stati un indizio e lo US Open ha dato una conferma inappellabile. Non è stato o, per meglio dire, non è potuto essere il miglior Matteo Berrettini a New York. Il romano si è dovuto arrendere alla maggior verve tennistica e fisica di Casper Ruud, bravissimo a sfruttare le qualità del suo gioco nei quarti di finale e a non dare modo all’azzurro di far valere le proprie qualità.

C’era poco da fare anche perché, come detto, il romano era lontano dalla propria eccellenza. Evidentemente, la continua rincorsa alla miglior condizione, con le tante/troppe pause legate agli infortuni, l’ha portato a pagare dazio anche per via del Covid, contratto poco prima di Wimbledon e dopo aver vinto splendidamente i tornei di Stoccarda e del Queen’s.

Per stessa ammissione di Matteo, gli sono volute tre settamene per riprendersi del tutto dal punto di vista fisico, ma ancor di più sono state le energie mentali a essere state sprecate in quantità industriale nel tentativo estremo di essere pronto in un Major, avendo disputato neanche 40 partite in quest’annata.

US Open 2022, Matteo Berrettini cede in tre set a Casper Ruud nei quarti di finale a New York

Non c’è da stupirsi che il Berrettini negli States fosse lontano parente di quello dei prati: poca mobilità ed efficacia con la combinazione servizio/dritto. E quindi il termine dell’avventura non stupisce e ci sarà da riflettere sul resto della programmazione in questo 2022, probabilmente tarando anche meglio quello è che il quadro fisico e psicologico del giocatore.

Foto: LaPresse

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