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US Open 2022: oltre Berrettini e Sinner, i quattro anni magici delle italiane a New York

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La statistica che risuona in queste ore è una, e anche particolarmente forte: Matteo Berrettini e Jannik Sinner hanno fatto sì che l’Italia, per la prima volta, abbia due rappresentanti a livello maschile nei quarti di finale agli US Open. I due, peraltro, erano già riusciti a raccogliere lo stesso obiettivo a Melbourne, con l’altoatesino che si è fermato lì e il romano che ha invece proseguito verso la semifinale.

Rimanendo a New York, però, non è la prima volta in assoluto che il nostro Paese si ritrova, in uno dei due tabelloni di singolare, con due persone ancora in corsa. Tra il 2012 e il 2015, infatti, il tennis femminile azzurro visse del suo massimo splendore nella Grande Mela in un modo tale che solo il Roland Garros era paragonabile. Anni straordinari, che vale la pena ripercorrere.

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2012 – SARA ERRANI, ROBERTA VINCI

Nel 2012, le azzurre al via erano cinque. Nastassja Burnett, passata dalle qualificazioni, perse subito dalla russa Vera Dushevina, Francesca Schiavone uscì sconfitta contro un’emergente Sloane Stephens e Camila Giorgi dovette cedere alla bulgara Tsvetana Pironkova, una che se trovava la settimana buona di problemi ne creava. Rimasero presto in due: Sara Errani e Roberta Vinci, che al tempo formavano uno dei doppi più forti del mondo (anzi, il più forte per un paio d’anni). Forte della testa di serie numero 10, la nativa di Bologna, ma romagnola per crescita, s’imbatté subito in una futura star, Garbiñe Muruguza, che al tempo era ancora nota anche con l’altro cognome, Blanco. Dopo quel 76-4 6-7(8) 6-1 non concesse nulla a Dushevina (6-0 6-1) e alla di lei connazionale Olga Puchkova (6-1 6-1), prima di ritrovarsi di fronte, come ai quarti del Roland Garros, la tedesca Angelique Kerber. Un’altra vittoria: 7-6(5) 6-3.

Poco più in basso nel tabellone, la pugliese si faceva strada. Dopo il facile 6-1 6-1 su Urszula Radwanska, mise in piedi una delle migliori partite del torneo contro la kazaka Yaroslava Shvedova, un 3-6 7-5 7-5 che la lanciò verso una sfida teoricamente complicata con la slovacca Dominika Cibulkova, un metro e 60 di agonismo che le ha fruttato risultati spesso insperati in carriera. Non quella volta, però: nonostante la miglior testa di serie (13 contro 20), fu lei a cedere per 6-2 7-5. Venne poi il turno di Agnieszka Radwanska, allora numero 2 del mondo e finalista in carica di Wimbledon. In una partita quasi d’arte tennistica, all’azzurra riuscì tutto: 6-1 6-4.

Tutto questo significò un quarto di finale che la stampa di allora eresse a vera e propria festa del tennis italiano, anche se ebbe un prologo sfortunato a livello di pubblico: la pioggia aveva rivoluzionato il programma e si giocò sul vecchio Louis Armstrong Stadium (l’ex Centrale, oggi demolito per far posto a quello nuovo), per il quale non era previsto l’uso in origine. Tanto Errani quanto Vinci erano tese, ma la cosa fu meglio gestita dalla romagnola che portò a casa il 6-2 6-4 e un appuntamento con Serena Williams in semifinale. Questo durò poco più di un’ora, un 6-1 6-2 in uno degli anni più luminosi per l’americana, soprattutto da luglio in poi.

2013 – ROBERTA VINCI, FLAVIA PENNETTA

Nel 2013, il sorteggio fece danni a volontà: Francesca Schiavone contro Serena Williams (finì 6-0 6-1 per quest’ultima), Camila Giorgi, Karin Knapp e Roberta Vinci in uno stesso ottavo di tabellone, quindi Sara Errani e Flavia Pennetta a tiro di secondo turno un po’ più in basso. Questo fu il primo derby a verificarsi, e la brindisina improvvisamente risorse dopo mesi durissimi seguiti al ritorno dopo l’infortunio: 6-3 6-1, con successivo sfogo da tensione in sala stampa della romagnola. Roberta Vinci batté al terzo turno Karin Knapp per 6-4 6-3 e agli ottavi Camila Giorgi (passata dalle qualificazioni e nel frattempo giustiziera della danese Caroline Wozniacki) per 6-4 6-2.

Arrivò il suo terzo derby, con Pennetta, che nel frattempo aveva estromesso sia la russa Svetlana Kuznetsova (7-5 6-1) che la rumena Simona Halep, apparsa inafferrabile in quel periodo e costretta a subire invece un 6-2 7-6(3). In quest’autentica sfida del sud fu Flavia a prevalere e a certificare la definitiva rinascita, con un 6-4 6-1 che la portò, nella meno attesa delle circostanze, in semifinale a New York, là dove ha saputo spesso esprimere il miglior tennis. Fu poi estromessa dalla bielorussa Victoria Azarenka per 6-4 6-2.

2014 – FLAVIA PENNETTA, SARA ERRANI

Nel 2014, situazione più simile a quella del 2012. Il derby tra Sara Errani e Camila Giorgi fu impedito dal successo dell’australiana Arina Rodionova su quest’ultima, mentre uscì subito Francesca Schiavone, per mano dell’americana Vania King, e lo stesso accadde a Karin Knapp con Pironkova. Durò due turni Roberta Vinci, superata dalla cinese Shuai Peng poi semifinalista. Quanto ad Errani, batté la belga Kirsten Flipkens 6-1 7-5, poi Rodionova 6-4 7-6(2) e si trovò davanti Venus Williams. Una partita senza regole: 6-0, 0-6, poi 3-5, recupero, tie-break e, sul 5-5, punto senza senso a rete che decise di fatto tutto. Furono ottavi di finale, in cui lasciò sfogare al contrario la croata Mirjana Lucic-Baroni (6-3 2-6 6-0 e un numero inenarrabile di errori gratuiti di quest’ultima).

Parallelamente avanzò Flavia Pennetta nella parte alta, e accadde con un percorso davvero convincente. Il primo turno fu complicato: 6-3 4-6 6-1 alla tedesca Julia Goerges, poi fu l’americana Shelby Rogers, al tempo in rampa di lancio, a soccombere per 6-4 6-3. Con l’americana Nicole Gibbs aveva già vinto all’esordio un anno prima e si ripeté in modo solo poco meno netto questa volta, con un 6-4 6-0. Agli ottavi fu il turno dell’australiana Casey Dellacqua, una grande carriera soprattutto in doppio con Barty e Shvedova (e non solo), ma quell’anno in forma anche in singolare. Fu 7-5 6-2. Stavolta le due italiane non si dovettero scontrare, ma per Errani ci fu Wozniacki in sessione serale sull’Ashe: 6-0 6-1. Toccò poi a Pennetta subire una sorte non di molto dissimile: 6-3 6-2 contro Serena Williams.

2012 – FLAVIA PENNETTA, ROBERTA VINCI

Nel 2015, accadde tutto. Solo Francesca Schiavone uscì all’esordio con la belga Yanina Wickmayer. Camila Giorgi si fermò al 2° turno (batté la svedese Johanna Larsson, ma perse dalla tedesca Sabine Lisicki), come pure Karin Knapp (vittoria sulla già australiana Ajla Tomljanovic, sconfitta con Kerber). Sara Errani sconfisse subito la qualificata giapponese Mayo Hibi, fece un miracolo in condizioni da ritiro per il 90% delle altre tenniste con la lettone Jelena Ostapenko (0-6 6-4 6-3), e poi si arrese all’australiana Samantha Stosur in tre parziali dopo una lotta interessante, ma stando già meglio rispetto a due giorni prima.

Da una parte, Flavia Pennetta. Sconfitte l’aussie Jarmila Gajdosova (ex Groth) 6-1 3-6 6-1, la rumena Monica Niculescu 6-1 6-4 e la ceca Petra Cetkovska 1-6 6-1 6-4, non le parve quasi vero di poter incontrare Stosur agli ottavi, un sinonimo di vittoria ogni singola volta. New York non fece eccezione: 6-4 6-4. Dall’altra, Roberta Vinci. Un cammino strano: 6-4 6-4 a King, 2-6 6-3 6-1 alla ceca Denisa Allertova, 6-1 5-7 6-2 alla colombiana Mariana Duque Mariño. Poi venne l’ottavo con Eugenie Bouchard. Anzi, non venne: la canadese cadde in spogliatoio, batté la testa, si ritirò, fece causa alla USTA (tre anni più tardi ci fu l’accordo tra le parti).

Nei quarti Pennetta rimontò Petra Kvitova, al tempo numero 5 del seeding, per 4-6 6-4 6-2, mentre Vinci si impose sulla francese Kristina Mladenovic, usuale avversaria in doppio, per 6-3 5-7 6-4. Quel che accadde in semifinale lo ricordano tutti quelli in grado di vivere un venerdì 11 settembre nella storia del tennis italiano. Flavia demolì ogni speranza di Simona Halep: un 6-1 6-3 frutto di una delle più belle partite della brindisina. Roberta, invece, interruppe il sogno Grande Slam di Serena Williams a 26 partite vinte. Quella semifinale era la potenziale ventisettesima. Finì 2-6 6-4 6-4. E se c’è un giorno, negli ultimi vent’anni di tennis femminile non solo italiano, che tanti ricordano, è questo. Lo Slam, il primo conteso da due italiane una contro l’altra, prese la direzione di Brindisi con un 7-6(4) 6-2: seguirono le risate tra le due a fine partita e l’annuncio del ritiro di Pennetta alla fine della stagione.

Complessivamente, oltre al periodo 2012-2015, vale la pena ricordare un altro dato: al femminile, l’Italia ha portato almeno una giocatrice nei quarti di finale a New York ogni singolo anno dal 2008 al 2016. Sei volte ci è riuscita Pennetta (2008, 2009, 2011, 2013, 2014, 2015), due Errani (2012, 2014), due Vinci (2013, 2016), una Schiavone (2010, ma di lei va ricordato anche il 2003, 4 giorni causa pioggia per gli ottavi, 90 minuti di riposo per i quarti, Gianni Clerici che non faticò a bollare la cosa come “porcata infame”). Anni che, al momento, al femminile sembrano irripetibili. Per quanto riguarda il maschile, c’è un viaggio ancora tutto da scoprire.

Foto: LaPresse / Olycom

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