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Andreas Seppi, wild card e trattamenti. Perché l’eco delle sue parole è stato così grande

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Sei volte agli ottavi Slam, tre titoli ATP 250, 66 Slam giocati consecutivamente, il ruolo di numero 18 del mondo, lo status di numero 1 d’Italia per 215 settimane. Andreas Seppi, nella sua carriera, è stato questo, e l’ultimo dato dovrebbe rimanere impresso nella mente a molti, perché soltanto Fabio Fognini (292), Adriano Panatta (284) e Filippo Volandri (218), ad oggi, hanno vissuto più settimane da migliori giocatori del nostro Paese dell’altoatesino, ormai prossimo al ritiro.

Per fare un confronto, Andrea Gaudenzi, che oggi è presidente dell’ATP, è stato primo giocatore azzurro per 214 settimane, Corrado Barazzutti per 198, Paolo Canè per 191. Tralasciando i casi troppo recenti per poter essere presi in considerazione, vale la pena ricordare che uno come Omar Camporese, che avrebbe potuto imporsi per numerosi anni senza una sequela impressionante di infortuni, è stato miglior italiano per 119 settimane.

In tempi duri, a volte anche durissimi, per il tennis italiano è stato lui, Seppi, a dare spesso motivi per sorridere: nel 2008 aveva già battuto figure come Cañas, Hewitt, Ancic, Nadal e Gasquet. Ha sfidato tre generazioni: quella precedente la sua, quella che ha vissuto (battendo anche Roger Federer) e quella successiva, come hanno dovuto comprendere a proprie spese tanto Zverev quanto Khachanov.

Tennis, Andreas Seppi si sfoga: “Volevo giocare a Firenze o Napoli, per la FIT wild card a uno che si ritira sarebbe stato uno spreco”

Per questi motivi, nonché per il suo carattere sempre pacato, mai sopra le righe, perennemente composto, senza la minima parola fuori posto, l’esplosione della sua storia Instagram di ieri è stata dirompente. “Mi sarebbe tanto piaciuto giocare in tabellone a Firenze o a Napoli per dare l’addio al tennis, purtroppo però la Federazione Italiana Tennis non me l’ha permesso, dicendomi che ‘dare la wild card a uno che si ritira sarebbe stato uno spreco’“. Sarà Ortisei, con il Challenger di casa, a ospitare il passo d’addio di un giocatore cui l’Italia deve tantissimo.

L’errore di valutazione sul tema wild card risiede nel fatto che, in tornei anche molto più importanti di Firenze e Napoli (presenti in calendario con licenza annuale), questi inviti a giocatori sul viale dell’uscita di scena sono stati effettivamente elargiti. E non in scarsa abbondanza.

Limitando l’indagine agli ultimi vent’anni, è possibile individuare vari casi. David Ferrer a Madrid 2019 (riuscì anche a superare un turno) è un tipico esempio casalingo. Anni: 37. Ma ce n’è uno ancora più recente: Jo-Wilfried Tsonga al Roland Garros di quest’anno, con una partita anche molto combattuta con il norvegese Casper Ruud, almeno finché la spalla ha retto, e una cerimonia bellissima tenuta sul Court Philippe Chatrier. Anni: 37. Sempre nel 2022 abbiamo Tommy Robredo, che ha potuto giocare il suo ultimo match a Barcellona. Anni: 40.

E, proprio la scorsa settimana, Feliciano Lopez ha potuto avere il suo passo d’addio a Gijon. Anni: 41. Esempi differenti: Giovanni Lapentti, fratello del più famoso Nicolas, la sua passerella d’addio a Quito (2017), nel suo Ecuador, la ebbe, e con ciò riuscì anche a dar modo all’ex numero 6 del mondo di porla in essere. Avevano 34 e 41 anni rispettivamente. Albert Montañes, nello stesso anno, salutò a Barcellona. Anche lui con una wild card. Anni: 37. Nel 2018, Mikhail Youzhny fu salutato con tutti gli onori a San Pietroburgo, con tanto di cerimonia. Anni: 36. E si potrebbe andare avanti ancora per molto. Certo, ci sarebbe un’ulteriore situazione da ricondurre anche all’Italia. Quella stessa Italia che oggi ha negato ad Andreas Seppi il suo riconoscimento lo aveva invece accordato a Roberta Vinci nel 2018, quando fu al Foro Italico di Roma che giocò la sua ultima partita. Anni: 35.

Gli attestati di stima già noti per Seppi sono andati avanti anche in questa situazione. E c’è chi, come John Millman, dall’Australia, non ha usato mezze misure su Twitter: “Che Andreas Seppi non abbia una wild card in un evento del tour in Italia per finire la propria carriera è uno scherzo. Ha avuto una carriera brillante, ha rappresentato il suo Paese in Coppa Davis e alle Olimpiadi e la Federazione italiana non gli può dare un invito? Piuttosto patetico“.

Seppi ha giocato 808 partite in carriera. Più di qualunque altro italiano. Ed in Coppa Davis è stato presente dal 2004 fino al 2019, tra mille alti e bassi, ma sempre con dignità. Suo è il nome del primo italiano ad aver vinto tornei su terra rossa, cemento (ricomprendendo tutte le denominazioni) ed erba. C’è chi ha ottenuto più di lui per risultati singoli, pochi hanno saputo guadagnarsi attestati di stima e rispetto continui nel tempo nella sua misura. Lo hanno dato sulla via della conclusione più e più volte, e ogni volta ha dimostrato che un motivo per cui non smetteva c’era, come agli US Open 2021: la generazione nuova, Hurkacz e Fucsovics, avanzava, ma lui era rimasto lì a cogliere l’occasione per batterli entrambi. Dare la wild card a uno che si ritira avrebbe avuto il significato del giusto tributo a questi e altri riconoscimenti ottenuti in campo e fuori.

Foto: LaPresse

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