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Basket: Virtus Bologna, Eurolega che torna 14 anni dopo. Dalle tradizioni alle speranze di quarti di finale
Era il 30 gennaio 2008 quando la Virtus Bologna, allora targata VidiVici e con la presidenza di Claudio Sabatini, metteva per l’ultima volta piede in campo in Eurolega. Di fronte c’era il CSKA Mosca di Ettore Messina, ma quell’annata non fu particolarmente buona dal punto di vista continentale.
Il presidente di allora era personaggio che nel basket si è fatto notare in molteplici maniere, a seguito di numerosissime sue iniziative e sparate di vario genere. In quell’annata, arrivò a definire l’Eurolega “una serie di gite enogastronomiche”, sminuendo così totalmente il lato competitivo di una manifestazione che le V nere avevano cominciato bene, battendo in casa (allora era Futurshow Station, ex PalaMalaguti, oggi Unipol Arena). Quella partita citata con il CSKA finì con il più tradizionale dei “tanto a poco”, un 68-92 che certo non cambiava il destino della Virtus, ormai già da tempo fuori da qualsiasi gioco di qualificazione.
Quell’Eurolega era diversa: c’erano tre gironi da 8 squadre, di cui le prime 5 e la miglior sesta entravano nelle Top 16, da quattro raggruppamenti. Di lì, quarti di finale (che in quella stagione erano al meglio delle 2 su 3), quindi semifinali e finale, sempre in formato Final Four. Le licenze A, per chi le aveva, erano triennali, ma subordinate al raggiungimento almeno della prima metà della graduatoria del campionato di appartenenza.
Oggi è tutto cambiato nel modo più completo: la massima competizione di club in Europa ha cambiato format, è passata a girone unico e ha una natura di élite molto più chiusa in relazione ai campionati rispetto al passato. Per arrivare a giocarla la Virtus ha impiegato tre stagioni: una interrotta dal Covid-19, una con un’imbattibilità chiusa da un’eliminazione e la terza, quella decisiva, che ha finalmente messo il sigillo su un’attesa che a Basket City durava da anche troppo tempo. Giova anche ricordare un dato: sei anni fa le V nere erano retrocesse in A2, al termine di anni estremamente complicati.
Di quel gruppo è rimasto il solo Alessandro Pajola, diventato nel frattempo uno dei più rappresentativi giocatori anche a livello nazionale, tant’è vero che con la maglia azzurra ha potuto disputare anche le Olimpiadi di Tokyo. Attorno a lui si è creato tutto il roster che, da venerdì, cercherà di dare una seconda stagione al massimo livello continentale alle V nere. Questo perché, in caso di raggiungimento dei playoff, c’è la possibilità di mantenere lo spot già maturato in quest’annata.
Per ironia della sorte, l’esempio è fornito proprio dalla prima squadra che gli uomini di Sergio Scariolo sfideranno, e cioè l’AS Monaco, che ha disputato forse la stagione più sorprendente tra quelle che si sono viste nell’annata 2021-2022. Al di là della singola partita, però, ci sono da registrare le ambizioni proprio di playoff da parte della Virtus.
La squadra bianconera, che inizierà al PalaDozza la rincorsa alle prime otto per poi spostarsi alla Segafredo Arena, dovrà però fare i conti con qualche difficoltà iniziale a livello di roster, nel senso che esiste qualche effettivo problema di infermeria che ha messo qualche bastone tra le ruote degli ingranaggi progettati dalla dirigenza e da Scariolo per affrontare una stagione importantissima. L’inizio, in sostanza, vede una Virtus in stile cantiere aperto, che potrebbe uscire nella sua parte migliore non già lungo il girone di andata, ma in quello di ritorno.
Il calendario, almeno inizialmente, propone un mix non impossibile, con la possibilità di cogliere almeno una vittoria o due in trasferta nelle prime 12 giornate, anche se sono gli ambienti quelli da tenere d’occhio. Diversi giocatori avranno necessità di imparare, e presto, cosa significa giocare in luoghi come la Beogradska Arena (oggi Stark Arena), oppure OAKA, o ancora al Pireo. Per non parlare ovviamente di Madrid, parquet forse un po’ meno caldo dei tre citati, ma pur sempre quello di una squadra che ha ormai ritrovato l’alto livello con una parabola non dissimile (ma di maggior successo) rispetto a quella che, in Italia, ha messo insieme Milano. Senz’altro molte cose si potranno capire con più precisione entro dicembre, e poi ancora con la prospettiva di riavere Awudu Abass, che potrà aggiungere un po’ di profondità in più con la speranza che, finalmente, venga lasciato stare dal suo stesso fisico in maniera definitiva.
Credit: Ciamillo