Canoa
Canoa velocità, Oreste Perri: “Rizza-Di Liberto competitivi anche nei 500. Canadese da medaglia a Parigi 2024”
Oreste Perri è un’icona della canoa italiana. Da atleta si laureò per ben quattro volte campione del mondo negli anni ’70, ma è da allenatore che ha conseguito i traguardi più prestigiosi. Si tratta del deus ex machina che ha forgiato la generazione d’oro dei vari Antonio Rossi, Daniele Scarpa, Beniamino Bonomi e Josefa Idem a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del Nuovo Millennio. Dopo una decade dedicata alla carriera politica, non ha resistito al richiamo del primo amore nel 2016, tornando a ricoprire il ruolo di direttore tecnico della Nazionale italiana di canoa velocità. Non è un caso che il Bel Paese sia tornato sul podio ai Giochi dopo un digiuno di 13 anni. Con Oreste Perri abbiamo tracciato un bilancio della stagione azzurra.
Le nuove distanze olimpiche sembrano aver danneggiato l’Italia, in particolare con l’addio ai 200 metri.
“Assolutamente sì. Siamo stati spiazzati: prima c’erano 500-1000, poi sono diventati 200-500-1000. Oggi abbiamo K2 e K4 500 e K1 1000. Per le ragazze hanno fatto una cosa accettabile, perché tutte le gare si svolgono sui 500 metri. Distanze diverse necessitano di allenamenti differenti, diventa complicato. Inoltre hanno ridotto tantissimo il numero di atleti qualificati alle Olimpiadi. Cambiando frequentemente le distanze, le Federazioni fanno fatica, perché i ragazzi li imposti sin da juniores, fai un progetto di 8 anni, poi dopo un solo quadriennio cambiano tutto“.
Manfredi Rizza e Andrea Di Liberto, rispettivamente vice-campione olimpico e campione del mondo del K1 200 metri, possono diventare protagonisti anche nei 500?
“Rizza è un atleta non più giovanissimo, Di Liberto quest’anno si è dedicato ai 500, anche se non al livello dei 200. Stanno lavorando per andare a colmare quelle lacune presenti nella preparazione in funzione del K4, magari anche per il K2. La gara del K4 dura circa 10″ meno rispetto a quella del K2, possono sembrare pochi, ma non lo sono. Pensiamo quindi che il K4 500 sia più adatto a chi viene dai 200 metri. Il potenziale non manca, poi c’è una preparazione che deve essere recuperata: bisogna rivedere dei meccanismi fisiologici e psicologici, è una questione anche di testa. Per intenderci, è come nell’atletica: un duecentista ha bisogno di tempo prima di diventare competitivo anche nei 400 metri, e non è detto che lo diventi“.
É soddisfatto del rendimento di Samuele Burgo nel K1?
“Samuele Burgo aveva fatto una grandissima gara a Racice in Coppa del Mondo, era arrivato 4° e lasciava ben sperare. Al Mondiali aveva la tonsillite e ha gareggiato con gli antibiotici, ha avuto la febbre sino alla sera prima della gara. Nonostante tutto, ha sfiorato la finale, che però poi è riuscito a conquistare agli Europei. Burgo e Schera hanno poi vinto l’argento nel K2 1000 ai Mondiali, anche se non è una distanza olimpica: sono due ragazzi resistenti, adatti alla distanza lunga, ma vanno bene anche nei 500. Nel 2023 sarà interessante il confronto con Rizza-Di Liberto nel K2 500. Vedremo come far quadrare le potenzialità di tutti, dobbiamo giocarci le carte dove abbiamo maggiori possibilità. Nel 2023 dovremo puntare tutto sulle distanze olimpiche e accantonare le altre“.
Potrebbe arrivare qualche rinforzo dai ragazzi che hanno disputato gli Europei U23?
“Per adesso i migliori nelle gare di selezione sono stati ancora i senior, però ci sono tre di questi ragazzi Under23 che passeranno di categoria nel 2023 e verranno inseriti nella squadra senior: se qualcuno si metterà in luce alle selezioni, verrà di sicuro preso in considerazione, perché noi dovremo comporre la squadra più forte. Non guarderemo di certo l’età, ma rendimento e potenziale“.
Il discorso sembra ancora più accentuato per il settore femminile, dove i risultati giovanili vanno giudicati addirittura eccezionali.
“Gli Under23 del kayak maschile non hanno fatto grandi cose nelle distanze olimpiche. Mentre le ragazze hanno ottenuto medaglie nel K2 e K4 500 metri, ovvero in distanze olimpiche, quindi le nostre senior dovranno darsi da fare per contrastare queste nuove leve. Nel 2023 faremo un confronto tra gli equipaggi giovanili e quelli senior, vedremo chi vincerà: potremmo lasciare le barche così come sono, o anche andare a mescolare gli equipaggi”.
Sara Del Gratta sembra avere potenzialità notevoli.
“Sara Del Gratta è una ragazzina molto forte, ma è ancora juniores. Deve continuare ad allenarsi e rimanere con i piedi per terra. Ho visto tanti atleti che si sono sentiti troppo forti e poi sono andati più piano. Dipenderà da lei, ma anche da noi adulti che le stiamo vicino, senza responsabilizzarla. Dobbiamo aiutarla a crescere rimanendo umile“.
Quest’anno il K4 femminile ha mancato di un soffio l’accesso alla finale dei Mondiali, dunque una qualificazione olimpica non appare improbabile.
“La possibilità di qualificare il K4 femminile non è impossibile, ci crediamo. Dobbiamo lavorare bene e tenere conto che il livello raggiunto l’anno scorso non sarà più sufficiente nel 2023. Ci attende una sfida non semplice, ma alla portata“.
Passiamo al settore della canadese. Sarebbe stato lecito attendersi qualcosa in più dalla carriera di Carlo Tacchini finora? Un suo impiego nel C2 è ipotizzabile?
“Tacchini ha fatto delle cose eccezionali da ragazzino, poi ha avuto un paio d’anni un po’ così, quest’anno invece ha ottenuto risultati straordinari. I ragazzi della canadese si allenano con Alessandro Ventriglia, un allenatore molto bravo, che li sta facendo crescere bene. Tacchini quest’anno è diventato molto forte, anche in funzione del fatto che sta arrivando questo giovane Gabriele Casadei che ha fatto benissimo ai Mondiali U23: la concorrenza aiuta a crescere. Fino all’anno scorso Tacchini pensava solo al C1, non era interessato ad altre imbarcazioni. Quest’anno invece si sta dedicando anche al C2, infatti lo ha fatto anche nelle selezioni, con risultati cronometrici molto interessanti. E’ importante che si alleni per far bene il C1, senza però disdegnare il C2. La fortuna è che la concorrenza aiuta“.
Santini-Craciun sono intoccabili nel C2 500 metri?
“Santini-Craciun non sono sicuri del posto, non lo è nessuno. Sono atleti molto forti, che hanno mantenuto una continuità di rendimento importante negli anni, non hanno delle oscillazioni, sono sicuro che saranno tra i protagonisti. Sono fiducioso, perché la concorrenza che c’è nel settore della canadese aiuterà senz’altro a mantenere un livello molto alto“.
Prima di Tokyo 2020 ci aveva rivelato di sperare in una medaglia che, puntualmente, arrivò con Manfredi Rizza. A due anni da Parigi 2024, pensa che sarà possibile ripetersi?
“Se tutto girerà nel verso giusto, penso che potremo fare bene, credo che nella canadese possiamo giocarci una medaglia, però mai dire mai anche per il kayak. Stiamo portando avanti un bel progetto con i giovani, valorizzando il lavoro delle società. La politica federale è mirata a collaborare sul piano tecnico in modo stretto con le società, per far crescere la base. L’obiettivo è limitare raduni collegiali interminabili, lasciando gli atleti ad allenarsi con i propri tecnici, i quali si confrontano costantemente con noi. In tal modo la Federazione ha più un compito di coordinamento e selezione“.
Foto: Lapresse