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Ciclismo su pista, non è tutto oro quello che luccica. Serve la miglior Paternoster, Milan merita più considerazione

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4 ori, 3 argenti e secondo posto nel medagliere finale. Limitandosi ai freddi numeri, verrebbe spontaneo definire trionfali i Mondiali di ciclismo su pista appena conclusi. Eppure, scavando più in profondità, ci si accorge come non sia veramente tutto oro quello che luccica.

Se limitiamo il discorso alle sole gare olimpiche, si contano appena due podi azzurri, entrambi provenienti dagli inseguimenti a squadre: oro per le donne, argento per gli uomini. In prospettiva Parigi 2024 proprio i quartetti rappresentano la principale certezza del movimento.

Non si può nascondere come ci si aspettasse molto di più dal settore femminile, dove mai come in questo periodo storico abbondano i talenti. Eppure non sono maturate medaglie né nell’Omnium né nella Madison. Elisa Balsamo, dopo aver mancato l’appuntamento olimpico di Tokyo 2020, quando compromise la sua prestazione con una caduta nello scratch, ha disputato una prova incolore nell’Omnium anche ai Mondiali: viene da chiedersi a questo punto se sia la 24enne piemontese la miglior esponente per affrontare questa disciplina. Nella Madison non ha convinto per niente la scelta di schierare l’improvvisata coppia Chiara Consonni-Rachele Barbieri, lasciando da parte una Silvia Zanardi che proprio con Barbieri si era laureata campionessa d’Europa lo scorso agosto a Monaco di Baviera. L’impressione generale, ad ogni modo, è che le azzurre siano arrivate in Francia logorate dopo una interminabile stagione su strada, dunque ben distanti dall’apice della forma. Ciò premesso, dal 2023 non sarà più tempo di sperimentazioni: i tecnici dovranno fare le scelte giuste, perché per questa Italia, che per quantità e qualità non ha eguali nel mondo, sarebbe delittuoso puntare sul solo inseguimento a squadre. La rassegna iridata ci ha inoltre fatto comprendere quanto sia importante per questo gruppo Letizia Paternoster, forse una delle migliori interpreti in assoluto per le gare di gruppo: l’auspicio è che nel prossimo biennio possa finalmente vivere due stagioni senza incidenti o contrattempi fisici.

Per quanto riguarda il settore maschile, al momento l’Italia parte per vincere una medaglia a Parigi 2024 nel solo inseguimento a squadre. Elia Viviani al momento va considerato un outsider nell’Omnium, lo stesso discorso vale per il suo eventuale sostituto Simone Consonni. Quest’ultimo ha sfiorato la medaglia nella Madison insieme a Michele Scartezzini, tuttavia quest’ultimo, salvo sorprese, alle prossime Olimpiadi non ci sarà a causa di un regolamento molto stringente riguardo al numero di corridori convocabili (di fatto il ct Marco Villa ne avrà a disposizione 5 e da questi dovrà scegliere anche gli interpreti per Omnium e Madison). Di recente è stato provato Filippo Ganna in una Sei Giorni, tuttavia il fuoriclasse piemontese manca dello sprint necessario in questo genere di prove. Chi invece è sia veloce sia resistente è Jonathan Milan, potenzialmente devastante sia nell’Omnium sia nella Madison: al momento, tuttavia, un suo impiego in queste prove non è stato preso in considerazione.

Non bisogna mai dimenticarsi, infine, come l’Italia non abbia alcuna chance nella velocità, che assegna addirittura la metà dei titoli olimpici in palio. È innegabile come finalmente si stiano smuovendo le acque anche in questo settore in campo maschile, con diversi giovani in rampa di lancio (viene però da chiedersi perché non portare già in questo Mondiale il classe 2004 Mattia Predomo, forse il più promettente di tutti), tuttavia il gap dalle nazioni di vertice resta ancora troppo ampio e si confida di poterlo colmare in vista di Los Angeles 2028: Parigi, in questo senso, arriverà troppo presto. Diverso è il discorso per le donne, con Miriam Vece che prometteva bene, ma non è mai riuscita ad affermarsi nelle prove olimpiche, mentre alle sue spalle si intravede poco o nulla. Si comprende dunque come l’Italia del ciclismo su pista possa dormire sonni tranquilli verso le Olimpiadi solo negli inseguimenti a squadre. Eppure il materiale per ottenere grandi risultati anche nell’Omnium e nella Madison non manca: i tecnici non potranno permettersi di sbagliare le scelte.

Foto: Lapresse

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