Formula 1
F1, Flavio Briatore: “Penalizzazione a Perez? Al posto della Ferrari avrei spaccato il computer”
Un parere di forte impatto. L’epilogo del GP di Singapore, 17° round del Mondiale 2022 di F1, ha fatto discutere non poco per tempi e dinamiche. Il successo del messicano Sergio Perez, a precedere le due Ferrari del monegasco Charles Leclerc e dello spagnolo Carlos Sainz, è finito sotto la lente di ingrandimento della Direzione Gara per alcune infrazioni con la Safety Car in pista.
L’alfiere della Red Bull in più di una circostanza non aveva rispettato la distanza prevista dal regolamento e questo aveva portato gli Stewards a investigare sull’accaduto, ascoltando a fine gara lo stesso Perez sulla questione. Alla fine della fiera al pilota della scuderia anglo-austriaca sono stati comminati 5 secondi di penalità (da aggiungere al suo crono di fine gara), una reprimenda e due punti della patente.
Conclusione: non è cambiato nulla. Il vantaggio che il messicano aveva maturato nei confronti di Leclerc (7.5) era sufficiente per mantenere la vittoria. Un modus operandi che ha fatto storcere il naso sia per il tempo richiesto che per la decisione presa, diversa da casi similari.
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A dire la sua è stato anche Flavio Briatore, volto noto alla F1 che proprio a Singapore nel 2008 finì al centro di un vero e proprio caso, il noto “Crashgate”: “La penalizzazione di Perez? Se fossi stato in Ferrari, io ieri avrei spaccato il computer. Ognuno ha il suo sistema di gestione. Quello che posso dire è quanto fatto non fa bene allo sport e allo spettacolo. C’è stato anche il podio, metti che non ci fossero stati i 5″ avrebbe vinto la Ferrari dopo due ore. Non esiste. Più facile per la Fia decidere con la Ferrari di Leclerc a 7″ da Perez? Assolutamente, ma se decidevano subito magari Leclerc faceva un’altra gara“, le affermazioni di Briatore, riportate da Autosprint.
Considerazioni che evidenziano come appunto l’applicazione del regolamento sia la vera criticità di una F1 in cui gli aspetti legati alla pista finiscono per passare in secondo piano rispetto a tali controversie.
Foto: LaPresse