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F1, nausea Ferrari a Città del Messico: il sogno mondiale è diventato un incubo (senza uscita?)

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Chi si è trovato a effettuare viaggi intercontinentali, soprattutto in posti esotici, sa bene cos’è la cosiddetta “Vendetta di Montezuma”. Secondo la leggenda, il sovrano azteco colpì i conquistadores spagnoli con… una certa esuberanza intestinale, definiamola così, quale ripicca per aver ridotto in schiavitù il suo popolo. Il malanno peraltro colpisce spesso e volentieri in Messico. Chiedere a Nigel Mansell per informazioni, che dopo aver passato un fine settimana infernale nel 1986, ogni qual volta doveva correre all’autodromo Hermanos Rodriguez si portava dietro la sua scorta personale di acqua minerale!

Meglio buttarla sul ridere, perché la prestazione della Ferrari a Città del Messico ha causato più o meno gli stessi sintomi della “Tourista”, come la chiamano i francesi. Almeno a chi tifa la Scuderia di Maranello e guarda ancora con interesse a un finale di stagione completamente privo di mordente da parte del Cavallino Rampante. Si erano già visti evidenti segnali di rassegnazione e disarmo ad Austin, ma Mexico City ha rappresentato un crollo verticale in termini di competitività.

Carlos Sainz e Charles Leclerc , mai in gara neppure per il podio, isolati rispetto a tutti gli altri in una sorta di limbo, avendo preso un minuto da chi ha vinto. Una Rossa assolutamente irriconoscibile per i canoni del 2022 e molto più simile a quella del 2021, quando venire seminati rapidamente da Red Bull e Mercedes era la normalità. Quel che è peggio è che di spiegazioni chiare non ce ne sono. Ieri team manager e piloti hanno rilasciato dichiarazioni contrastanti. L’unica ipotesi è che l’altura abbia giocato un brutto scherzo al Cavallino Rampante. Città del Messico è a più di 2.000 metri di quota, un contesto completamente anomalo.

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Voci di corridoio affermano che da Maranello sia giunto l’ordine di usare mappature conservative per scongiurare il rischio di rottura delle power unit. Sarà vero o è solo una leggenda? Un weekend misterioso, da qualunque lato lo si guardi. Di certo, però, c’è che Red Bull si è mostrata sempre sullo stesso livello d’eccellenza, mentre Mercedes è viceversa apparsa ringalluzzita dall’aria rarefatta. Ferrari, invece, è letteralmente colata a picco.

Sarà Interlagos, fra due settimane, a dirci se la F1-75 ha semplicemente sofferto l’habitat unico di Mexico City, oppure se c’è un malessere più profondo in seno alla Scuderia. Se così fosse, bisognerebbe cominciare a preoccuparsi anche in ottica 2023, l’obiettivo al quale si lavora in questo finale di stagione senza obiettivi immediati. Perché se l’andazzo è questo, allora “l’anno prossimo” diventa già il 2024… Si torna sempre al discorso del circolo vizioso perdente. Possibile che Ferrari non riesca a spezzarlo in alcun modo? Al Brasile il compito di ridare un barlume di fiducia a una squadra attualmente allo sbando e a dei tifosi che anziché sognare, ormai sperano di svegliarsi da un incubo.

Foto: La Presse

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