Ciclismo
‘Maurizio racconta…’: Ganna poco tutelato dalla Ineos. Il caso Egonu nasconde le lacune tecniche
FILIPPO GANNA POCO TUTELATO DALLA INEOS
56,972 e 3.59.636. Non sono i numeri vincenti della lotteria, ma i record mondiali frantumati da Filippo Ganna in questi giorni scorsi (Record dell’Ora su pista e 4 Km di inseguimento individuale, rispettivamente), entrando così di diritto tra i grandissimi del tondino di tutti i tempi e facendo un salto nel futuro (credo che nei prossimi anni solo lui stesso possa ritoccarli). L’uomo simbolo del nostro movimento ha scritto dunque il proprio nome in uno degli albi d’oro più prestigiosi del ciclismo, anche se tra un record e l’altro ha disputato l’inseguimento a squadre con la nazionale azzurra ai Mondiali su pista, finiti poi con l’argento al collo. Purtroppo con entrambi gli eventi così ravvicinati, la benzina nel motore di Pippo non era al massimo per lo sforzo profuso ore prima in Svizzera, e forse questo ci è costato il metallo più pregiato nel trenino. Senza voler fare polemica, e forse per una ragione di sponsor tecnici (la stupenda bici Pinarello preparata apposta per lui), di disponibilità dell’impianto di Grenchen, dei palinsesti delle TV, l’impressione è che la squadra di Pippo (Ineos) non lo abbia protetto particolarmente in questa stagione e lo abbia spremuto troppo nelle grandi corse a tappe come gregario a tirare esclusivamente per i compagni. Sebbene gli ordini di squadra vadano rispettati (in parole spicciole, sono loro che gli pagano lo stipendio), non ho visto particolarmente interessata la squadra World Tour inglese a vincere magari una o varie tappe a cronometro con il piemontese, ma neanche a metterlo nelle condizioni ideali per vincere le classiche a lui più congeniali (Sanremo e Roubaix su tutte). Nonostante i record, anche per i motivi sopracitati è stata una annata un po’ storta per Ganna, sperando che la stagione olimpica che porterà a Parigi sia programmata ben diversamente.
IL CASO EGONU NASCONDE LE REALI LACUNE TECNICHE DEL VOLLEY FEMMINILE
I Mondiali di volley femminile ci hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, per quello che poteva essere e non è stato. Forse sarà stato l’avere inconsciamente la pancia piena per il trionfo in Nations League (trofeo mai vinto prima), ma la nostra Nazionale (diciamolo senza paure) aveva un potenziale da oro iridato. E a mettere più legna sul fuoco c’è stata anche la vicenda Paola Egonu, per niente facile da gestire. Dal mio punto di vista, le ipotesi di razzismo contro la giocatrice (se mai ci siano state) non devono essere usate come un alibi per sopperire al risultato pieno mancato. Queste giocatrici (ricordiamoci Tokyo 2020) sono troppo prese dai commenti sui social, quando sinceramente gli haters dovrebbero fare il solletico a delle professioniste a 360 gradi e con tanto di mental coach in squadra. Sono contrario alle strumentalizzazioni di qualsiasi tipo esse siano, mi soffermo di più sulla parte tecnica, che alla fine è quella che dovrebbe invece interessare. E su questo aspetto considero che siamo una squadra troppo Egonu-dipendente, a cui Mazzanti non ha saputo dare delle variazioni tattiche di gioco. A dire il vero, neanche la miglior marcatrice dei Mondiali può essere brillante atleticamente per tutta la durata di un match, senza commettere errori gratuiti che poi incidono sui punteggi finali dei set. Dunque, sono altre le cose (tecnico-tattiche) da analizzare, non se il popolo italiano è razzista o meno (e posso garantire che non lo è).
LA CRESCITA DEL PADEL
È notizia di queste ore che la Federazione italiana tennis (FIT) sposerà nel proprio nome il padel, diventando così giuridicamente la FITP. La storica denominazione, approvata all’unanimità dall’assemblea nazionale riunita a Firenze, inizierà ad essere utilizzata a partire dal 1° gennaio 2023. Questa nuova denominazione rappresenta un segnale forte di riconoscimento della travolgente crescita del padel, e chi vi scrive ha avuto modo di costatare in ogni paese visitato in questi anni codesta esplosione di club e campi. Oggi il padel ha in Italia oltre ottocentomila praticanti – contro i 3,1 milioni di quelli del tennis – e viene vista come una disciplina aerobica che apporta grossi benefici al sistema cardiovascolare, ma anche molto ludica, venendo praticata anche da ex-atleti (tra cui molti calciatori) per mantenersi in forma. Ma non solo. Il potenziale di crescita enorme, in particolare fra i giovani, fa stimare un bacino potenziale che supera i due milioni di praticanti. Questo fa capire il fenomeno inarrestabile di cui stiamo parlando. Non mi sembrerebbe strano se tra qualche anno il CIO addirittura lo consideri come sport potenziale da inserire nel programma a Cinque Cerchi.
LE PUNTATE PRECEDENTI DI ‘MAURIZIO RACCONTA…’
Foto: FIVB