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MotoGP, dopo 50 anni esatti un titolo iridato tutto italiano? Bagnaia-Ducati pronti a succedere ad Agostini-MV Agusta

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La gara di Buriram ha posto fine all’estenuante trittico affrontato dalla MotoGP nelle ultime tre settimane. Si è cominciato da Alcañiz con Fabio Quartararo a +30 su Francesco Bagnaia e +33 su Aleix Espargarò. Si riparte dalla Thailandia con El Diablo sempre in testa, ma con Pecco a -2 e l’uomo di Granollers a -20. Non c’è stato un attimo di tregua tra l’Aragona, il Giappone e l’Indocina. Non ce ne sarà neppure nel prossimo futuro, perché la situazione è da farfalle nello stomaco.

L’algebra parla di partita a tre. La pratica di sfida a due. La razionalità di titolo prenotato. La matematica, oltre al francese e all’italiano, tiene in corsa anche lo spagnolo. All’atto pratico, però, l’iberico è ormai un passo indietro rispetto agli avversari. Se ci fosse un rivale unico, potrebbe sperare di approfittare delle sue mancanze, ma pensare di assistere a controprestazioni ripetute da parte di un tandem è probabilmente eccessivo. La fredda logica, infine, afferma come in realtà di lotta ce ne sia ben poca.

Se consideriamo solo i GP successivi alla pausa estiva, Bagnaia ha marcato 111 punti, Espargarò 48 e Quartararo 47. Il centauro della Ducati si sta muovendo a velocità doppia, come se fosse stato lanciato da una catapulta. Gli alfieri di Yamaha e Aprilia stanno tenendo un rendimento indiscutibilmente inferiore. Negli ultimi due mesi l’italiano ha vinto tre volte, il francese e lo spagnolo mai. Il piemontese è salito sul podio in cinque occasioni, il nizzardo e il catalano una sola. Numeri che parlano chiaro e non lasciano spazio alle interpretazioni, la rotta è tracciata e la nave iridata appare destinata ad approdare in un porto da cui manca da 50 anni.

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È passato esattamente mezzo secolo dall’ultima volta in cui un pilota italiano si è laureato Campione del Mondo a bordo di una moto prodotta in Italia. Era il 1972 quando Giacomo Agostini si fregiò della settima corona nella 500cc, correndo praticamente senza rivali in sella alla MV Agusta. Questa, però, nel giro di qualche mese lo avrebbe “tradito” in favore di Phil Read, improvvisamente tramutatosi nel favorito del Conte Domenico Agusta. “Mino” saprà prendersi la sua rivincita. Abbandonata la casa varesina a fine 1973, tornerà sul tetto del mondo nel 1975, però in sella a Yamaha.

Per 50 anni i centauri del Bel Paese hanno infatti primeggiato nella classe regina sempre e solo con moto giapponesi (soprattutto con Yamaha, ma anche Honda e Suzuki). Invece, quando si è imposto un mezzo italiano, lo ha fatto con un pilota australiano (Casey Stoner). A fine 2010, quando Valentino Rossi e Ducati convolarono a nozze, il trionfo tutto tricolore appariva certo. Invece l’esperienza è stata fallimentare, con il Dottore a tornare sotto l’ombrello della Casa di Iwata e quella di Borgo Panigale a mangiare pane e cicoria per anni.

In questo 2022 le Desmosedici sono un mezzo superiore alla concorrenza. Si è lavorato duro e si è lavorato bene, arrivando al punto di essere la stella polare dello sviluppo e della tecnologia. Bagnaia, nonostante qualche errore di troppo, è il pilota in grado di sfruttare al meglio questo gioiello emiliano. Certo, il mondo è cambiato dal 1972. Oggi dominano i “gruppi” e le multinazionali. Ducati significa Lamborghini, che a sua volta significa Gruppo Volkswagen. Però, il know-how proviene dall’italianissima Borgo Panigale. Mezzo secolo è un’eternità e i tempi sono maturi per rivedere un italiano vincere su una moto italiana. Una prospettiva da farfalle nello stomaco, appunto.

MONDIALE MOTOGP (17 GP SU 20)
219 – QUARTARARO Fabio (FRA) [Yamaha]
217 – BAGNAIA Francesco (ITA) [Ducati]
199 – ESPARGARO’ Aleix (ESP) [Aprilia]
180 – BASTIANINI Enea (ITA) [Ducati Gresini]
179 – MILLER Jack (AUS) [Ducati]
154 – BINDER Brad (RSA) [Ktm]
151 – ZARCO Johann (FRA) [Ducati Pramac]
131 – OLIVEIRA Miguel (POR) [Ktm]
127 – MARTIN Jorge (ESP) [Ducati Pramac]
122 – VIÑALES Maverick (ESP) [Aprilia]

Foto: MotoGPpress.com

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