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Olimpiadi Invernali 2030, il CIO rinvia la decisione sulla sede per “colpa” dell’India! Incertezze in Giappone e Canada

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Nelle ultime settimane il Comitato Olimpico Internazionale si è trovato a fronteggiare un’inusuale situazione di incertezza organizzativa venutasi a creare per una serie di concause, incastratesi l’una con l’altra sino a generare una certa confusione in ottica futura. La guerra nell’Europa dell’Est, principale fonte di precarietà di questi tempi, però non c’entra nulla. Le magagne sono sì politiche, ma di altro genere.

Il sommo organo di governo sportivo si è trovato costretto a rimandare l’assegnazione dei Giochi Invernali 2030, la cui sede avrebbe dovuto essere scelta tra meno di 8 mesi. La ragione è di natura puramente tecnica, in quanto la decisione in merito al Paese che ospiterà la XXVI edizione delle “Olimpiadi Bianche” sarà presa durante la 140esima sessione CIO. Proprio quest’ultima, programmata nella primavera 2023, è slittata a data da destinarsi a causa di vicende poco edificanti.

La suddetta sessione è prevista a Mumbai. Cionondimeno, il Comitato Olimpico Indiano è in pieno marasma, essendo diviso in due fazioni in aperto conflitto tra loro. Le elezioni interne sono state rinviate ed il CIO ha dovuto prendere atto della situazione, posticipando di almeno tre mesi l’appuntamento formale, allo scopo di gestire il contrasto in seno all’Indian Olympic Association. In India si sta giocando una partita molto importante, perché non è un mistero come il gigante asiatico voglia ottenere i Giochi Olimpici Estivi 2036. Dunque, ci sono in gioco fortissimi interessi economici.

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Il rinculo di questa situazione ha colpito, appunto, l’assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali 2030. Tuttavia non tutti i mali vengono per nuocere, perché un ritardo di qualche mese potrebbe consentire di fare maggiore chiarezza sulle candidature per l’evento. Sino a un mese fa ogni cosa sembrava limpida, con tre concorrenti ben decise. In rigoroso ordine alfabetico Salt Lake City (Stati Uniti), Sapporo (Giappone) e Vancouver (Canada). Le acque però si sono intorpidite all’improvviso sia in ambito nipponico che canadese, seppur in modi totalmente diversi.

Nel Paese del Sol Levante tiene banco l’arresto di Haruyuki Takahashi, alto papavero del comitato organizzatore di Tokyo 2020, accusato di aver incassato delle tangenti. Lo scandalo è ancora potenziale e la sua dimensione è tutta da verificare. Di certo, la sola possibilità che si possa generare una vicenda giudiziaria di portata nazionale attorno ai Giochi di Tokyo e al Comitato Olimpico Giapponese, getta un’ombra sulle ambizioni di Sapporo. La vicenda andrà senza dubbio seguita nella sua evoluzione.

Al contempo, è notizia di questi giorni che il Governo dell’Alberta, per bocca del suo ministro della cultura Ron Orr, ha dichiarato di essere disposto a finanziare un cospicuo rinnovamento delle strutture sportive nell’area di Calgary, allo scopo di riportarle all’altezza di lanciare una candidatura ai Giochi Olimpici. L’annuncio ha colto tutti di sorpresa, comprese le autorità cittadine della location dove si è tenuta l’edizione 1988, le quali si sono però dette “interessate” alla situazione.

Il punto è che il Canada una candidatura concreta per il 2030 l’ha già lanciata, quella di Vancouver, situata però in un altro Stato, quello del British Columbia. Probabilmente toccherà al Governo centrale di Ottawa mettere ordine, sempre che l’eventuale proposta proveniente dall’Alberta possa avere qualche fondamento.

Non bisogna dimenticare come Calgary fosse già decisa a ottenere l’edizione 2026, per la quale sarebbe stata la grande favorita. Cionondimeno, difficoltà e incertezze relative all’ottenimento dei finanziamenti portarono al ritiro della candidatura stessa. Non è assolutamente chiaro cosa stia accadendo tra le Rocky Mountains, ma anche in questo caso si tratta di sussulti relativi alla politica interna, come in India e in Giappone. Insomma, “tutto il mondo è paese”.

Foto: La Presse

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