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Biathlon, i favoriti per la Coppa del Mondo 2022-2023: Johannes Bø pronto a imporre la sua “Restaurazione”

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La XLVI edizione della Coppa del Mondo maschile di biathlon scatterà il 29 novembre da Kontiolahti, in Finlandia. Si comincia in un giorno molto particolare, il martedì, per evitare il più possibile il cono d’ombra generato dai Mondiali di calcio, la cui inusuale collocazione rappresenta un disagio mediatico per gli sport invernali. Eppure il biathlon, a differenza delle altre discipline praticate con gli sci stretti, gode di ottima salute. Difatti non mancano i temi e neppure i personaggi.

Fra di essi, la figura più prominente rimane quella di Johannes Bø. Due anni fa, il norvegese appariva in procinto di avviare un’autentica tirannia. D’altronde si veniva da diversi inverni in cui lo scandinavo e Martin Fourcade avevano istituito un duopolio, sfidandosi a vicenda a un livello inarrivabile per qualsiasi avversario. Invece è come se, con la decisione del francese di appendere la carabina al chiodo, sia venuta meno una parte della forza del nordico.

Nel 2020-21 Bø ha sì vinto la Coppa del Mondo, ma non sul velluto come da pronostico, bensì sudando le proverbiali sette camicie per avere ragione del più giovane connazionale Sturla Holm Lægreid, emerso in maniera tanto prorompente quanto inaspettata. Inoltre Johannes ha “bucato” i Mondiali di Pokljuka, dove è rimasto a bocca asciutta, mentre l’emergente compagno di squadra si è fregiato di due ori. Proprio l’accaduto ha probabilmente condizionato il 2021-22 del fuoriclasse di Stryn, che ha impostato tutto l’inverno sui Giochi olimpici di Pechino. Missione compiuta, poiché è tornato a casa dalla Cina con il collo appesantito da quattro ori (di cui due individuali) e l’animo sgravato dalla pressione del “dover vincere”. La stanchezza emotiva è però stata tale da spingerlo a chiudere anticipatamente la propria stagione, conscio che recuperare in classifica generale sul granitico Quentin Fillon Maillet, a sua volta fresco bi-campione olimpico, sarebbe stato proibitivo.

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Così Bø si è preso un mese in più per ricaricare le batterie in vista dell’intero quadriennio destinato a culminare con i Giochi di Milano-Cortina 2026. Già, perché Johannes non ha fatto mistero di voler proseguire la propria attività agonistica per altri quattro inverni. Considerato il suo talento, sia nel fondo che al poligono, la stella polare del circuito maschile resta lui. Lo rivedremo dominare in lungo e in largo come accaduto nel 2018-19, quando Fourcade visse un’annata opaca? L’ipotesi della tirannia non può essere esclusa, ma ai nastri di partenza del 2022-23, sembra comunque improbabile. I già citati Lægreid e Fillon Maillet, per esempio, si propongono come seri rivali.

Hanno età diverse, ma molti tratti in comune. Sia il venticinquenne norvegese che il trentenne francese sono stati in grado di raggiungere l’eccellenza assoluta pur senza essere considerati dei “predestinati” in ambito giovanile, dove avevano raccolto poco o niente (ennesimo segnale di come le competizioni junior vadano prese con le pinze). Eppure, lavorando duramente e con una prospettiva a lungo termine, hanno saputo far breccia nell’empireo della disciplina. Per palmarès, rendimento recente ed età, si annunciano come gli avversari più quotati di Johannes Bø.

Non mancheranno però altri protagonisti, concentrati principalmente tutti nelle stesse due/tre nazioni. Al riguardo, la Norvegia gode di una forza senza eguali. Veterani di sicuro rendimento quali Tarjei , fratello maggiore di Johannes, e Vetle Sjåstad Christiansen potranno frequentare costantemente i quartieri più nobili delle classifiche. Inoltre, Lægreid è solo l’avanguardia di una nuova generazione pronta a saturare le posizioni di vertice delle graduatorie. I fratelli Fjeld Andersen (Filip e Aleksander) hanno già cominciato a macinare risultati di peso. Purtroppo l’ascesa dell’interessantissimo Sivert Guttorm Bakken è stata frenata da una pericardite dalla quale si sta faticosamente riprendendo. Non è chiaro quando potrà tornare a recitare con profitto sui palcoscenici internazionali. Guai, però, a dimenticare il potenziale cavallo di ritorno Johannes Dale, reduce da un’annata difficile, ma capace di ottenere risultati pesantissimi nel 2020-21.

A proposito di “cavalli”, tra i francesi bisognerà porre attenzione soprattutto a “Cheval fou” Emilien Jacquelin, il cui potenziale ha impressionato Johannes Bø in persona. Il transalpino, pericolosissimo sulla gara secca, è però soggetto a ripetuti passaggi a vuoto al poligono (d’altronde la sua dinamica di tiro da “o la va o la spacca” non lascia alcun margine in termini di gestione), che ne hanno sempre affossato la candidatura alla conquista della Sfera di cristallo. Un discorso analogo, seppur con tutti i dovuti distinguo, può essere fatto per lo svedese Sebastian Samuelsson. Nel suo caso il problema non sono tempi d’esecuzione esasperati, ma semplicemente percentuali troppo basse per poter competere sul lungo periodo contro concorrenti più solidi. Cionondimeno, se dovesse innalzare la propria precisione, sarebbe un brutto cliente ovunque e comunque.

La Germania ha ormai visto ritirarsi quasi tutti gli esponenti della generazione d’oro 1987-1990 (l’ultimo addio in ordine temporale è quello di Erik Lesser). Resta in attività solo Benedikt Doll, privo però della consistenza per essere un fattore lungo l’intera stagione. Il bavarese, così come tanti connazionali in cerca d’affermazione, potranno sicuramente essere protagonisti nella giornata giusta. Tale concetto vale per una pletora di altri atleti, compresi Lukas Hofer e gli azzurri, di cui potrete diffusamente leggere a parte.

L’embargo di natura prettamente politica posto dall’Ibu nei confronti della Russia e della Bielorussia priverà il massimo circuito (che, senza timore di smentita, si potrebbe malignamente soprannominare “Coppa d’Occidente” anziché “Coppa del Mondo”) di una serie di uomini di grande spessore agonistico, a cominciare da Alexander Loginov ed Eduard Latypov, passando per i vari Anton Smolski e Said Kharimulla Khalili, sino ad arrivare a Daniil Serokhvostov e Anton Babikov. Piaccia o non piaccia, giusto o ingiusto, è andata così. Quindi ci sarà più spazio per gli altri.

Inizia un diverso quadriennio olimpico, dunque ci troviamo di fronte a una nuova alba sportiva. Attendiamoci di conseguenza dei protagonisti inediti al vertice della disciplina. Ci sono tanti giovani (e meno giovani) motivati, ricchi di talento e soprattutto avidi di successo. C’è da scommettere sul fatto che alcuni di loro cominceranno sin da subito ad affiancarsi ai soliti noti. In seno a questo gruppo pieno di speranze, inutile nascondersi, ci sono anche un paio di italiani.

Foto: La Presse

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