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Biathlon, le favorite per la Coppa del Mondo 2022-2023. La “Next Gen” sfida le “Veterane”. Arriva l’onda svedese?

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La XXXVI edizione della Coppa del Mondo femminile di biathlon scatterà all’ora di pranzo di mercoledì 30 novembre. Non comincia solo un nuovo inverno, bensì un intero quadriennio olimpico. Proprio per questo, il 2022-23 presenta dei connotati anomali rispetto alle abitudini. Generalmente le edizioni dei Giochi comportano un ricambio generazionale, poiché tanti atleti chiudono la carriera in concomitanza della manifestazione a Cinque cerchi. Parecchie biathlete hanno deciso di porre fine alla loro attività agonistica, ma si tratta principalmente di chi era ormai già da tempo avviata sul viale del tramonto.

Le big più stagionate ancora sulla cresta dell’onda hanno invece tutte optato per proseguire. Dunque non si verificherà alcuna successione naturale. Al contrario, le nuove leve dovranno strappare a forza lo scettro dalle mani delle donne più esperte e vincenti dell’ultimo lustro. Ci sarà comunque più spazio del solito nelle posizioni di vertice, seppur non in virtù di un fisiologico ricambio, bensì in seguito all’atto puramente politico di bandire dalle competizioni di carattere internazionale Russia e Bielorussia. Più che una Coppa del Mondo, avremo una Coppa dell’Occidente, priva di una serie di protagoniste la cui “colpa” è quella di avere un passaporto “sbagliato” agli occhi dell’establishment dell’Ibu. La si condivida o meno, questa mossa avrà come unica conseguenza concreta quella di impoverire il tasso tecnico del massimo circuito. Detto questo, si riparte nel segno della classe 1990, le cui esponenti hanno conquistato tutte le Sfere di cristallo messe in palio nel quadriennio culminato con Pechino 2022.

L’ultimo biennio è stato caratterizzato dalla matrice norvegese, poiché prima Tiril Eckhoff e poi Marte Olsbu Røiseland hanno dominato la scena, risultando le stelle indiscusse rispettivamente degli inverni 2020-21 e 2021-22. La scelta di restare in attività è per certi versi sorprendente, perché nessuna delle due ha molto da chiedere ai campi di gara. Røiseland, vincendo l’ultima Coppa del Mondo e 2 ori olimpici individuali in quel di Zhangjiakou, ha conquistato tutto il conquistabile, diventando la settima donna della storia a fregiarsi della Triple Crown del biathlon (aveva già al collo due ori iridati). Eppure, l’ormai trentaduenne proveniente dalla contea più meridionale della Norvegia, ha trovato la motivazione di continuare. Probabilmente, in tal senso ha giocato un importante ruolo l’ingresso del marito Sverre nello staff tecnico della Germania. I Mondiali 2023, programmati a Oberhof, saranno quindi in un certo senso “di casa” per la coppia scandinava. Conoscendo Marte, che ha saputo letteralmente “farsi il mazzo” per volare a quote in cui nessuno in passato si sarebbe aspettato di vederla, l’obiettivo principe potrebbe essere proprio la manifestazione iridata della Turingia, anche perchè la sua condizione atletica attuale è un’incognita. Dei perduranti acciacchi hanno rappresentato degli autentici inciampi nell’avvicinamento all’inverno. AGGIORNAMENTO, ORE 15.30 DEL 22/11: A riprova di quanto scritto, Marte Røiseland ha annunciato il proprio forfait per la tappa di Kontiolahti e non è chiaro quando potrà cominciare la sua stagione. In Norvegia voci di corridoio affermano possa scendere in pista solamente da gennaio. Al momento, però, la defezione riguarda esclusivamente l’opening dell’inverno.

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Diverso il discorso per Eckhoff, che aveva dichiarato di voler superare Tora Berger per numero di gare vinte. Missione compiuta a marzo, poiché ha raggiunto i 29 successi, uno in più di quelli inanellati dalla connazionale. Si pensava che, tagliato il suddetto traguardo, Tiril potesse appendere la carabina al chiodo. Non è stato così, almeno in teoria. Difatti è stata fermata “a tempo indeterminato” dalla sua federazione per ragioni mai chiarite. Si vocifera di una forte usura psicologica, ma si tratta di rumors.

Il carburante per tenere acceso il motore agonistico ci sarebbe, perché nonostante abbia acciuffato quattro medaglie in tre diverse edizioni dei Giochi, le manca ancora quella del metallo più pregiato. Si tratta solo di una pausa di riflessione, dopodiché la rivedremo in azione addirittura fino al 2026? Troppo presto per dirlo, la risposta arriverà solo con il futuro. Il presente della trentaduenne proveniente dai sobborghi di Oslo è quello di un’atleta che sta cercando di ritrovare sé stessa.

Last but not least, la terza blasonata rappresentante della classe 1990 ancora in azione è Dorothea Wierer, di cui potrete leggere in modo monografico a parte. Per non risultare ripetitivi, qui si dirà solo che Oberhof non è mai stato un contesto amico, ma la verità è che l’altoatesina ha ormai raggiunto uno status e un palmarès tali da permetterle di fare ciò che vuole. “Bucare” una stagione non toglierebbe nulla alla sua carriera. Al contrario, Lisa Vittozzi sta cercando si abbandonare i panni dell’incompiuta per riallacciare il filo di un discorso sorprendentemente interrotto nel 2019. Anche riguardo alla ventisettenne veneta di scuola friulana, così come tutte le altre azzurre, si potrà leggere in maniera approfondita in articoli dedicati.

Aver citato Vittozzi, di un lustro più giovane del trio del ’90, permette di introdurre l’argomento relativo alle generazioni successive a quella egemone. Si parla al plurale, perché al riguardo le donne più quotate sono le sorelle Öberg, appartenenti a due scaglioni agonistici diversi. La ventisettenne Hanna si è tolta importanti soddisfazioni nelle gare con medaglie in palio, ma le è sempre mancata la continuità per mettere le mani sulla Sfera di cristallo, obiettivo che potrebbe comunque essere nelle sue corde a patto di ridurre i passaggi a vuoto al poligono. Tuttavia, chi fa veramente paura è la ventitreenne Elvira, già in grado di spostare gli equilibri sugli sci stretti. Sbaglia ancora più del dovuto al tiro, ma il potenziale espresso è impressionante. In termini di precocità, non si vedeva una nuova leva così incisiva nel fondo dai tempi della sfortunatissima Miriam Gössner. Dovesse girare un paio di viti in piazzola, potrebbe diventare il nuovo punto di riferimento assoluto.

Il medesimo discorso vale, con i dovuti distinguo, anche per Stina Nilsson. Guai a dimenticarsela, perché la sua parabola è in marcata ascesa. Il suo obiettivo è chiaro, quello di diventare la prima donna a laurearsi campionessa olimpica sia nello sci di fondo che nel biathlon. Inizialmente impantanata nelle retrovie dell’Ibu Cup, la ventinovenne della Contea Dalarna è già salita di colpi sino al punto di issarsi, seppur episodicamente, sul podio di una prova di Coppa del Mondo. Per adesso va ancora classificata alla voce “mina vagante”, però la tendenza indica una crescita.

A proposito, c’è grande curiosità per capire cosa potrà combinare Anamarija Lampic, sorprendentemente passata dallo sci di fondo al biathlon alla vigilia dei Mondiali di casa di Planica 2023. Al momento sarebbe eccessivo aspettarsi qualcosa di diverso da un inverno di apprendistato, ci vogliono tempo e pazienza per assimilare le dinamiche di tiro. Proprio per questo la ventisettenne slovena andrà aspettata. D’altronde anche Denise Herrmann, la capostipite delle sprinter di vertice nello sci di fondo che hanno deciso di imbracciare la carabina, ha impiegato qualche anno prima di raccogliere successi a piene mani.

La Germania non è più l’impressionante corazzata del passato, però sa ancora difendersi e ottenere risultati di grido. La squadra teutonica si appresta a vivere la manifestazione iridata casalinga con la trentaquattrenne di Bad Schelma quale indiscussa punta di diamante. Herrmann sparerà verosimilmente le sue ultime cartucce a Oberhof, dopodiché si vedrà se la Neue Deutsche Welle capitanata da Vanessa Voigt sarà in grado di ricalcare le orme dell’austriaca Lisa Theresa Hauser. La ventinovenne tirolese, un tempo in grossa difficoltà sugli sci stretti, è stata capace di colmare le proprie lacune senza andare a discapito della precisione, diventando addirittura una outsider nella corsa alla Sfera di cristallo.

Infine, due parole sulla Francia, indebolita dalla pausa maternità di Justine Braisaz-Bouchet e dal ritiro della veterana Anais Bescond. Cionondimeno, c’è da scommettere sul fatto che il movimento transalpino saprà comunque essere protagonista. Le alternative non mancano, a cominciare dalla navigata Anais Chevalier-Bouchet e dall’altalenante Julia Simon.

Quest’ultima, così come la ceca Marketa Davidova o la norvegese Ingrid Landmark Tandrevold, è il paradigma delle tante ragazze on the verge of greatness, alle quali manca ancora però la solidità per diventare davvero grandi. Come Røiseland, Eckhoff e Wierer hanno saputo divenire.

Foto: La Presse

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