Biathlon
Biathlon. Per Dorothea Wierer, ormai diva e icona, comincia la fase più bella della carriera, senza pressioni o chiodi fissi
La Coppa del Mondo di biathlon femminile prenderà il via mercoledì 30 novembre da Kontiolahti, in Finlandia. Ai nastri di partenza della nuova stagione ci sarà anche Dorothea Wierer, fatto tutt’altro che scontato non più tardi di qualche mese fa. La trentaduenne altoatesina avrebbe potuto appendere la carabina al chiodo al termine dell’inverno 2021-22, ma ha preso la decisione di proseguire la propria attività agonistica, rimandando i propositi di maternità. Dunque, nel 2022-23 sarà nuovamente impegnata sui campi di gara. Con quali obiettivi? Francamente, non ha molta importanza.
L’azzurra si appresta a entrare nella sua quarta età agonistica. Non per ragioni anagrafiche, bensì concettuali. Il quadriennio 2011-2014 è stato quello dell’apprendistato. Il successivo ciclo 2015-2018 ha rappresentato la fase dell’affermazione. Quindi, nel 2019-2022, è arrivata la consacrazione. Con la conquista della medaglia di bronzo nella sprint di Pechino 2022, la veterana di Rasun-Anterselva ha colmato l’unica lacuna ancora rimasta nel suo palmares, quella del podio olimpico individuale. D’accordo, manca il metallo più pregiato nel contesto a Cinque cerchi, ma tale traguardo non può certo essere raggiunto nel corrente inverno. Ogni alloro messo in palio nei prossimi quattro mesi è presente nella ricca bacheca della sudtirolese che, comunque sia, ha definitivamente “sanato” il vulnus dello zero assoluto nel contesto a Cinque cerchi.
Proprio questo è il bello del quarto ciclo della carriera di Wierer, il fatto stesso che esista. Il punto è che Dorothea non ha più nulla da dimostrare e, qualunque risultato possa conseguire nei prossimi mesi, non aggiungerà e non toglierà nulla alla dimensione della sua figura. Sul piano agonistico parliamo di una delle più grandi atlete italiane di tutti i tempi, non solo nell’ambito invernale. D’altronde quante azzurre, nella storia del proprio sport, possono dire di essere stata la migliore del mondo per due anni consecutivi? Qualcuna c’è, ma il club è comunque esclusivo. Dal punto di vista mediatico, invece, ci troviamo di fronte a un fenomeno con pochi precedenti del nostro Paese. Quante donne sono diventate autentiche icone della propria disciplina, risultando peraltro più riconoscibili all’estero di quanto non lo fossero in patria?
Questo è diventata Wierer, un’icona. A suo modo, una diva. Tali vanno definite le atlete in grado di associare successo sportivo prolungato, impatto mediatico assicurato e massima popolarità. Ecco la ragione per cui parlare di obiettivi da raggiungere per il 2022-23 sarebbe pleonastico. Anzi, stucchevole. La sola presenza di Dorothea in pista è una notizia. Godiamocela, perché vederla gareggiare dopo Pechino va considerato un bel regalo, un “di più”, una sorta di “bis” di un brano particolarmente apprezzato durante un concerto. La musica non si è fermata.
La domanda, a questo punto, è quanto a lungo l’azzurra proseguirà a suonare. Sarebbe ipocrita non chiedersi se potrà calcare persino il palcoscenico di Milano-Cortina 2026, quando avrà quasi 36 anni. La risposta non la conosce nessuno, neppure la diretta interessata. Dipende da una marea di fattori, fisici e psicologici, le cui combinazioni non possono essere previste. La certezza è che almeno sino a primavera potremo ammirare Wierer. Lunghezza e connotati della quarta età agonistica saranno valutati a posteriori, quando la musica sarà finita. Adesso non è il momento di pensarci, bensì di ascoltarla e apprezzarla in ossequioso silenzio.
Foto: La Presse