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Calcio, l’Iran non canta l’inno nazionale per appoggiare le proteste nel Paese

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La seconda giornata dei Mondiali di calcio in Qatar è cominciata con la rotonda vittoria per 6-2 dell’Inghilterra sull’Iran. Una sfida che rimarrà nella memoria di molti per motivi sportivi, visti i sei cambi a testa per le squadre, ma che ha lanciato un segnale assai importante anche per motivi extracalcistici.

I giocatori della Nazionale iraniana hanno messo in campo una singolare protesta prima del fischio d’inizio della partita. Al momento degli inni nazionali, i calciatori asiatici hanno deciso di comune accordo di non cantare, con le note di Sorud-e melli e-Iran che non sono state seguite dalle parole. Alcuni dei sostenitori della nazionale asiatica non hanno appoggiato l’iniziativa, subissando di fischi la propria rappresentativa.

L’avvenimento arriva a causa dell’assai critico momento storico che si sta vivendo: in Iran le proteste si susseguono da oltre due mesi, dalla notizia della morte in carcere di Mahsa Amini, finita in manette poiché indossava in maniera scorretta il velo islamico. Non è la prima volta che i calciatori della Nazionale rendono visibile il loro sostegno: in molti protagonisti della selezione appoggiano apertamente le proteste, mentre in una amichevole di preparazione tutta la squadra si è presentata vestita di nero in campo per coprire la divisa ufficiale.

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Anche l’Inghilterra ha voluto compiere un piccolo gesto, questo contro il razzismo e le discriminazioni: Harry Kane e compagni si sono infatti inginocchiati, gesto intrapreso in solidarietà con il movimento Black Lives Matter. Ma, in coincidenza con la protesta iraniana, è parsa anche come un segno di appoggio verso i calciatori asiatici.

Foto: LaPresse

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