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Calcio, Roberto Baggio: “Il rigore sbagliato a USA ’94 contro il Brasile non lo dimenticherò mai”

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Mondiali di calcio molto particolari quelli che stiamo vivendo in questi giorni: il periodo in cui si stanno svolgendo e l’assenza dell’Italia tra i fattori evidenti. Per i tanti appassionati nel Bel Paese, nonostante l’assenza della Nazionale, l’interesse c’è per una rassegna iridata in Qatar che per tante ragioni sta facendo discutere.

Discussioni che non ci sono invece quando si pensa al legame speciale tra Roberto Baggio e la selezione del Bel Paese. Il Divin Codino, nel suo darsi in campo, ha rappresentato gioie e dolori nell’esperienza in azzurro e l’avventura dei Mondiali di USA ’94 ne è l’emblema: dai tocchi sopraffini e magici delle partite contro Nigeria, Spagna e Bulgaria e al rigore decisivo fallito nella Finale contro il Brasile.

In una lunga intervista concessa a Sky, Baggio ha rivissuto alcuni momenti della propria carriera come quello dell’atto conclusivo menzionato: “Non dimenticherò mai. Era il sogno che coltivavo da bambino, avevo sempre questo obiettivo davanti. Come ho già detto mille volte, ho sognato tutte le sere la finale col Brasile. Poi è arrivata ed è finita nel modo più assurdo… Quel rigore l’ho calciato con la serenità di sempre, l’ho battuto per spiazzare il portiere ed è successo… ne ho battuti davvero tanti, ma uno alto… no, non è una mia caratteristica. Un ricordo che lo mitiga? No, quella roba lì non la cancelli. In quella occasione in un colpo solo ho perso il Mondiale, il secondo pallone d’oro e il titolo di miglior giocatore del mondo: tre cose in un colpo solo“.

Baggio poi ha espresso anche l’amarezza per non essere stato convocato per i Mondiali 2022 in Giappone e Corea, lui che ci teneva particolarmente anche la propria fede buddista: “Meritavo quella chiamata, per tutto ciò che avevo fatto con la Nazionale. Poi era nella terra del mio maestro, avrei potuto scrivere un’ultima pagina importante in azzurro“.

Un percorso agonistico dovendo sempre dimostrare qualcosa ai tanti allenatori contro cui spesso si era trovato scontrarsi, oltre a essere costretto a recuperare da tanti guai fisici: “Ho avuto tanti infortuni, ma certamente quello più pesante è arrivato a 18 anni. Praticamente per due anni rimasi fermo. E poi a 18 anni non sai ancora come funziona il mondo. Ho avuto la fortuna di avere una passione sconfinata per il calcio, che mi ha fatto sempre rialzare“.

Foto: LaPresse

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